Le Scuderie del Quirinale presentano GUERCINO. L’era Ludovisi a Roma, una nuova grande esposizione, dal 31 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025, a cura di Raffaella Morselli e Caterina Volpi (Sapienza, Università di Roma).Un progetto fondato sull’autorevolezza di un rigoroso impianto scientifico, organizzata dalle Scuderie del Quirinale in collaborazione con il Museo Nazionale Romano, le Gallerie degli Uffizi e i Musei Capitolini e che grazie al sostegno dei più prestigiosi musei del mondo si qualifica come impresa di vasto respiro internazionale.

Con 122 opere, provenienti da 68 tra musei e collezioni nazionali e internazionali, la mostra restituisce una ricostruzione avvincente della scena culturale e politica romana dell’epoca, ovvero del rapporto tra arte e potere, attraverso la lente privilegiata del sodalizio di committenza che legò Giovanni Francesco Barbieri, meglio noto come Guercino, e la dinastia bolognese dei Ludovisi, a cavallo del breve ma cruciale pontificato di Papa Gregorio XV (1621-1623), al secolo Alessandro Ludovisi; un pontificato di cui si sono appena concluse le celebrazioni per il quarto centenario. In parallelo è messa in evidenza l’importantissima affermazione del potente Cardinal nipote, Ludovico Ludovisi, nel ruolo decisivo che sotto Paolo V fu di Scipione Borghese.

Un caleidoscopio di capolavori distribuiti nelle dieci sale delle Scuderie del Quirinale, tra dipinti, sculture, disegni, stampe e altri manufatti di pregio, a firma di maestri assoluti come Annibale e Ludovico Carracci, Guido Reni, Domenichino, Lanfranco, Bernini, van Dyck, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, Paul Brill, Francesco Duquesnoy (rappresentanti il primo Seicento e l’epoca Ludovisi), ma anche Dosso Dossi, Paris Bordon, Jacopo Bassano (a rappresentare il collezionismo Ludovisi di opere cinquecentesche che fece scuola nella Roma del Seicento dando origine alla cosiddetta corrente ‘neo-veneta’ in pittura).E ancora, straordinari prestiti dal Museo Nazionale Romano evocano la sublime bellezza dei celeberrimi ‘marmi Ludovisi’ testimoniando l’ineguagliato gusto antiquario che il cardinal Ludovico seppe riflettere nella formidabile collezione di famiglia così importante per tutti gli artisti che in quegli anni poterono ammirarla e studiarla.

Al centro di questo splendore, svetta in mostra l’arte del giovane Guercino, l’artista prediletto da papa Ludovisi e da questi convocato a Roma non appena asceso al soglio pontificio. Un’arte fatta di esplosioni di colore, vertiginoso dinamismo compositivo, suggestivi effetti di luce; una formula figurativa innovativa, teatrale e coinvolgente, in grado di rapire l’osservatore conducendolo in un mondo popolato di dèi e di santi, aulico e umanissimo al contempo.

La grande mostra Guercino. L’era dei Ludovisi a Roma suggella e conclude, nella più alta cornice istituzionale, un anno di iniziative sinergiche dedicate al grande artista centese da musei e istituzioni dello Stato; iniziato nella patria dell’artista, con la mostra che la Pinacoteca Nazionale di Bologna ha incentrato sulle dinamiche imprenditoriali dell’atelier di Guercino, questo percorso è poi proseguito alle Gallerie Reali di Torino, con una importante rassegna che ha collegato l’itinerario creativo dell’artista al contesto economico e sociale del suo tempo.

L’esposizione romana porta per la prima volta l’attenzione del grande pubblico sul periodo romano corrispondente al papato di Gregorio XV, un arco di tempo tanto breve – ventisei mesi tra il 1621 e il 1623 – quanto rivoluzionario per il cambio repentino di paradigma culturale, artistico e politico che produsse, tanto da giustificare l’uso dell’espressione “era Ludovisi”. Dalla fondazione della Congregazione di Propaganda Fide alle canonizzazioni nel 1622 di cinque campioni della Controriforma tra cui Ignazio di Loyola e Filippo Neri, dalla fondazione della Chiesa di Sant’Ignazio nel 1626 alla creazione della Villa Ludovisi sul terreno dei leggendari Horti Sallustiani, con le straordinarie collezioni d’arte che ne resero splendidi e leggendari gli interni.

Lungi dall’essere una fugace parentesi tra le ‘dinastie’ Borghese e Barberini, il pontificato Ludovisi ha rappresentato una stagione dai tratti distintivi così originali da ‘fare epoca’ a sé, rappresentando una stagione innovativa nella politica culturale romana e un momento assolutamente fondativo nello sviluppo dell’arte tra classicismo antiquario ed imminente rivoluzione barocca.

Il percorso.

La formazione di Guercino e l’avvio dell’era Ludovisi. Il percorso espositivo permette al visitatore di immergersi sin da subito nella figura del Guercino. Autodidatta, nato a Cento ma con il cuore a metà tra la Bologna dei Carracci e la Ferrara di Dosso Dossi, l’artista cresce, si nutre e fa proprie influenze diverse come la grande pittura veneta e il naturalismo di marca caravaggesca. Esemplare il confronto tra la celeberrima “Carraccina” e la pala giovanile di Guercino con San Bernardino e San Francesco che pregano la Madonna di Loreto (entrambi prestiti straordinari dalla Pinacoteca ‘il Guercino’ di Cento). Grazie a prestiti del Museo del Prado, di Patrimonio Nacional, degli Uffizi e delle Gallerie Reali di Torino, è presente al completo, in mostra, il gruppo di quattro tele commissionate a Guercino subito prima dell’ascesa al soglio pontificio di Alessandro.

Per evocare l’opera-simbolo del successo di Guercino presso papa Gregorio XV – la ciclopica pala con la Sepoltura di Santa Petronilla per San Pietro, oggi conservata nei Musei Capitolini – si è scelto di dare avvio al percorso espositivo con un fac-simile a grandezza naturale dell’immenso dipinto, riprodotto su gentile concessione della Sovrintendenza capitolina.  Il fac-simile è stato progettato e realizzato da Factum Foundation, all’avanguardia assoluta nel campo delle ri-materializzazioni ad alta definizione di grandi opere d’arte, sia sotto l’aspetto scientifico-tecnologico che metodologico-culturale. Sempre a Factum Foundation si deve un secondo fac-simile presente in mostra a grandezza naturale ed esposto al secondo piano espositivo: la riproduzione del grande telero con la Gloria di San Crisogono, dipinto da Guercino per Scipione Borghese per il soffitto della chiesa omonima in Trastevere, poi trasferito all’inizio del diciannovesimo secolo in Inghilterra dove ancora oggi si trova, incastonato a venti metri di altezza nella volta di Lancaster House, sede di rappresentanza del Foreign Office britannico.

Villa Ludovisi. L’esposizione prosegue con uno snodo decisivo. Il ruolo di Cardinale nipote di Ludovico Ludovisi, ricoperto a partire dal 1621, implicava, tra gli altri, il dovere di edificare una sontuosa dimora. Villa Ludovisi (rrealizzata con grandi mezzi economici su una vigna acquistata al Cardinal del Monte, comprendente un preesistente Casino di delizie) divenne ben presto il segno tangibile della grandezza della famiglia del nuovo pontefice. Giardini, viali alberati, labirinti, teatri d’acque e fontane a incorniciare i due edifici principali, il Casino e il Palazzo grande: Villa Ludovisi fu custode di una tra le più straordinarie collezioni di antichità, pittura antica, pittura e scultura moderne del tempo ma anche fucina di talenti, soprattutto artisti emiliani come Guido Reni, Domenichino, Giovanni Lanfranco e, primo fra tutti, il Guercino. In mostra, l’eccezionale prestito dell’Ares Ludovisi da Palazzo Altemps rappresenta al massimo grado l’ineguagliabile bellezza della collezione antiquaria ospitata nel Palazzo Ludovisi, mentre l’evocazione delle suggestioni dall’antico nell’elaborazione degli affreschi guercineschi del Casino, è affidata a una formidabile selezione di preziosissimi disegni preparatori che descrivono l’iter creativo che portò alla creazione della leggendaria Aurora sul carro, affiancata dalle figure allegoriche del Giorno e della Notte.

Per la prima volta esposta al pubblico e magnificata dal recente restauro, è presente in mostra – a confronto con Guercino – la monumentale tela raffigurante Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, commissionata a Domenichino dai Ludovisi per il Palazzo pinciano e passata in collezione Pallavicini dove è tuttora conservata.

Il Casino dell’AuroraIn occasione della mostra e in via del tutto eccezionale grazie alla disponibilità del ramo principale della famiglia Boncompagni Ludovisi, proprietaria ancora oggi dopo oltre 4 secoli, sarà possibile visitare accompagnati da una guida delle Scuderie del Quirinale, alcuni ambienti del Casino di Villa Ludovisi, tra i quali la sala con la celebre Aurora di Guercino. Le visite guidate sono in programma il sabato e la domenica a partire dal 9 novembre. 

In un sofisticato gioco di rimandi tra reale e virtuale, è introdotta nel percorso espositivo l’installazione Speculum concepita da Gabriele Giani. Con il ricorso all’intelligenza artificiale, l’artista evoca la superficie riflettente di uno specchio d’acqua nel quale l’antico marmo Ludovisi raffigurante Testa di Marte, che dovette colpire particolarmente Guercino che lo usò come modello, e il Marte dipinto da Guercino (prestito da Tatton Place, in Inghilterra) si riverberano l’uno nell’altro, a suggerire il continuo gioco di rimandi di cui è fatta la storia dell’arte, a sua volta riflessa nello specchio della contemporaneità.

Il teatro del mondo: la collezione Ludovisi. Ben presto e fino al 1633 Villa Ludovisi divenne un vero e proprio museo, frequentato da artisti italiani e stranieri affascinati tanto dalle opere presentate nel Casino sotto le volte affrescate dal Guercino (sculture di dimensioni ridotte e altre preziose rarità), ma soprattutto dai grandi capolavori della collezione che erano allocati nel Palazzo: grandi sculture antiche e moderne come l’Ares Ludovisi restaurato dal Bernini (presente in mostra) o la celebre Atena restaurata da Alessandro Algardi, il gruppo del Gladiatore suicida e del Gladiatore morente, ma anche il Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini oggi alla Galleria Borghese; e le opere di pittura dei grandi maestri del Rinascimento veneto e ferrarese (Tiziano, Dosso Dossi, Paris Bordon, Jacopo Bassano) e dei pittori moderni (Domenichino, Guercino, Guido Reni, Pietro da Cortona).

La forza della fede. Il percorso espositivo prosegue introducendo il visitatore ai tempi paralleli della pittura sacra, il cui sviluppo fu accelerato sotto Gregorio XV in vista dell’imminente Giubileo del 1625, con un vasto programma di apparati, cerimonie e feste in cui la suggestione figurativa e teatrale della grande arte doveva connotare la presa di questi eventi religiosi sull’immaginario del pubblico: particolarmente importante per la diffusione di nuove iconografie fu la canonizzazione di cinque santi controriformati (Santa Teresa d’Avila, Sant’Isidoro di Siviglia, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio e San Filippo Neri) nel 1622 e la fondazione della chiesa di Sant’Ignazio, titolo esclusivo del cardinal Ludovico.

Sulla raffigurazione e l’iconografia del nuovo santo Filippo Neri ha avvio un confronto serrato tra i più grandi pittori emiliani dell’epoca, Guercino e Guido Reni. In mostra, le due tele provenienti raffiguranti il santo e provenienti dalla Chiesa nuova esemplificano i caratteri distintivi di questo confronto. Ed è sull’amichevole antagonismo tra Reni e Guercino che prende corpo uno dei momenti culmine del percorso espositivo al primo piano della mostra: per la prima volta una di fronte all’altra, vengono esposte – a quattrocento anni dalla loro rispettiva realizzazione – le due immense pale raffiguranti la Trinità dei Pellegrini di Reni (dall’altare maggiore dell’omonima chiesa romana), e la Crocifissione per l’altare della comunità di Reggio Emilia dedicato alla Beata Vergine della Ghiara. Un capolavoro ieratico e classicista, tutto luce e simmetria, il primo; un dramma emotivo, esasperato e teatrale nel contrasto di luci e ombre, il secondo.

Chiude il percorso del primo piano espositivo il celebre Mosè, straordinaria acquisizione recente al catalogo di Guercino (Rothschild Foundation, Waddesdon, GB). Un’opera di ineguagliabile impatto, emblematica dello stile coinvolgente e ispirato, intriso di compostezza antica ma vibrante di una inedita espressività, con il quale Guercino conquista la sua committenza romana.

La collezione Ludovisi esempio per le arti. La mostra ci ricorda poi l’enorme influenza che la collezione ‘moderna’ della Villa Ludovisi esercitò su artisti di diverse provenienze, generazioni e correnti pittoriche presenti a Roma nel corso degli anni Venti. Particolare impatto ebbe sugli artisti l’arrivo a Roma, in casa Ludovisi, di due dei celebri Baccanali di Tiziano – l’Offerta a Venere e il Baccanale degli Andrii acquistati dal cardinale Aldobrandini e provenienti dal celebre Camerino d’alabastro di Alfonso d’Este, oggi tra i più preziosi tesori del Museo del Prado ed evocati in mostra dalle copie d’epoca di Scarsellino e Padovanino. Tali capolavori furono determinanti per l’avvio della moda ‘neo-veneta’ in pittura, così tipica di quel giro di anni ma decisiva pure per il futuro della pittura barocca: la mostra rende omaggio a quello stile nato in casa Ludovisi come risultante tra fascinazione antiquaria e gusto neo-veneto con una intera sala dedicata al tema di Marte, Venere e Cupido, tutta ruotante attorno al capolavoro di Guercino generosamente messo a disposizione dalle Gallerie Estensi di Modena.

Arcadia. Con i Ludovisi muta anche l’estetica e la filosofia del genere ‘paesaggio’. L’esposizione fa il punto sull’affermarsi del modello di natura arcadica, ordinata, arricchita con soggetti mitologici o sacri. Nelle tele esposte in mostra si rappresenta infatti lo stesso tipo di paesaggio ideale che si ritrova negli affreschi della Stanza dei Paesi del Casino Ludovisi affidati dal cardinale – una scena ciascuno – a Guercino, Domenichino, Giovan Battista Viola e Paul Bril.

In mostra, un inedito ed efficace confronto tra la formula classicista di Domenichino, presente col celeberrimo Paesaggio con Ercole e Caco del Louvre, e quella luministica e quotidiana, quasi di sapore preromantico, del Guercino (Paesaggio al chiaro di luna dal Nationalmuseum di Stoccolma, per la prima volta riavvicinato al ritrovato pendant di collezione privata).

Ritratti di famiglia. Chiude il percorso espositivo e la formidabile parabola dell’era Ludovisi una sala interamente dedicata ai protagonisti di questa stagione politica attraverso una selezione straordinaria di ritratti che offrono una sintesi particolarmente efficace sul significato del connubio tra arte e potere, proprio negli anni in cui Guido Reni, Domenichino, Gian Lorenzo Bernini, Guercino e Antony Van Dyck, fondarono una nuova stagione di questo genere immortale. In mostra autentici capolavori come il Ritratto di Giovan Battista Agucchi di Annibale Carracci (altrove attribuito a Domenichino) o il sofisticatissimo Ritratto del Cardinal Bentivoglio dagli Uffizi. Sono per la prima volta a confronto i due ritratti di Gregorio XV che concludono il percorso espositivo: ufficiale e aulico il Ritratto di Gregorio XV con il nipote Ludovico di Domenichino (da Béziers); privato, senza filtri, violentemente cromatico, alla ricerca di un dialogo con l’osservatore il Ritratto di Gregorio XV di Guercino (Getty Museum).

La mostra rappresenta non solo uno straordinario viaggio tra alcuni dei capolavori del Seicento, ma una vivida rappresentazione dello spirito del tempo, con i suoi marcati canoni estetici, il gusto per la monumentalità, la potenza del colore, la forza dei modelli classici, l’attitudine a sbalordire il pubblico con effetti teatrali: lo splendore dell’era Ludovisi

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