ideazione e scrittura Niccolò Fettarappa Sandri
diretto e interpretato da Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri
Produzione Sardegna Teatro
La manifestazione è realizzata con il sostegno di Roma Capitale
Sabato 14 settembre (ore 21) il palinsesto di eventi SOTTO UN SIPARIO DI STELLE A VILLA torloniA si arricchisce della creatività di uno dei più promettenti talenti del teatro contemporaneo, Niccolò Fettarappa, in scena assieme a Lorenzo Guerrieri, con Apocalisse tascabile (14 settembre), premiato atto unico eroicomico che ricompone una decadente società in cui non c’è posto né per Dio né per le nuove generazioni, attraverso uno smaliziato apostolo under 30 e uno svogliato angelo dell’Apocalisse, che annuncia la fine del mondo in un supermercato della periferia romana.
Un testo che dà voce al disagio esistenziale di una generazione incapace di riconoscersi, utilizzando un linguaggio tanto quotidiano quanto allucinatorio, in cui la ricerca di Fettarappa sullo smarrimento della condizione umana diventa anche un atto di denuncia sulla perdita dei valori collettivi. Andato in scena nel gennaio 2020, in un piccolo teatro del quartiere romano di Monteverde, proprio sulla soglia di quello che sarebbe stato il lockdown, il pluripremiato spettacolo torna a Roma nell’arena a cielo aperto del Campo dei tornei, all’interno della monumentale cornice del Teatro Torlonia, dove il duo Fettarappa-Guerrieri riproporrà la fine del mondo raccontata da due giovani “scartati”, liquidati e messi all’angolo perchè inutili.
La fine del mondo diventa per loro un’occasione di vendetta, una rivincita presa sull’indifferenza subita, il cambiamento è incarnato dall’annuncio profetico di questi due giovani apostoli che portano sulla scena con autoironia la rabbia di una generazione esclusa, così giovane e già così defunta. «Senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma e vi annuncia la fine del mondo – raccontano insieme Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri – Per sua colpa e sfortuna, ad ascoltarlo c’è ben poca gente. Prende sul serio le sue parole solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da uno svogliato angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della capitale, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico designato da Dio sembra però fallire. Come giustamente già scriveva Montale, “tutti siamo già morti senza saperlo” e la triste notizia annunciata non sembra affatto scuotere chi già si dedica, con mortuaria solerzia, alla propria quotidiana estinzione. Un atto unico eroicomico che con stravaganza teologica ricompone l’infelice mosaico di una città decadente, specchio di una defunta condizione umana».