Lumiere è una favola ironica, perché anche le favole a volte pretendono di raccontarci un punto di vista sulla realtà. E’ la favola, amara ma inevitabilmente divertita, che racconta quanto sia difficile oggi, non solo amare e progettare il futuro, ma addirittura abbandonarsi alle emozioni. E’ una favola che non vuole essere un bilancio sullo stato dell’arte nell’eterna battaglia tra i sessi, della difficile e millenaria complessità che regola i rapporti tra individui. Non pretende di tirare le somme in questa confusione esistenziale di fine millennio, o meglio di inizio della nuova era, in cui tutti accusano tutti e tutti sospettano di tutti, perché se lo pretendesse sarebbe fallimentare, e allora meglio no, meglio lasciar perdere, meglio sorridere, o almeno tentare. E’ una favola scandita da un’azione scenica con due attori sul palco, intrecciata strettamente all’esecuzione di canzoni composte da Antonio Carluccio, che sono molto di più che un commento, ma una vera e propria linea narrativa autonoma. Ma poi ci sono i due esseri umani che dividono lo stage.
Claudia, non esce di casa ormai da anni, diciamo dalla pandemia, all’inizio le era sembrata una reclusione insopportabile, ora non le pare neanche tanto male: l’isolamento tiene alla larga gli altri, e questo non è affatto detto che sia un problema; anzi. Claudia, in definitiva, vive in casa, ha scelto di fare un lavoro che non la obbliga a nessun tipo di relazione sociale. Anzi, con ulteriore ironia ha scelto un lavoro che è una parodia delle relazioni erotiche: fa la call girl, dedicando mugolii a pagamento a misteriosi clienti dall’altra parte del filo telefonico. Svolge tutte le attività sociali per via telematica, fa la spesa via internet, e quando le manca il sale, lo chiede al suo vicino di casa, Marco. In realtà Marco e Claudia non sono vicini di casa, ma letteralmente coinquilini, anche se condividono in affitto un appartamento in cui il padrone ha ricavato due unità abitative autonome, semplicemente bloccando una porta che divide casa di Claudia da casa di Marco. Insomma, i due sono coinquilini, ma tra le loro due esistenze c’è (non solo metaforicamente) un muro, e al colmo della spersonalizzazione, nonostante abitino lì tutti e due da parecchi anni, hanno sempre parlato attraverso la porta bloccata, e non si sono mai visti in viso.
Uno strano rapporto sconclusionato, che però, da molti punti di vista, ci assomiglia. Marco fa un lavoro che dovrebbe in qualche modo alludere alla comunicazione, è fonico di palco e quindi si occupa di fare sentire e capire bene concetti e idee espressi in forma artistica. Ma nella sua vita privata la comunicazione è una sconosciuta, tanto che, in tutti questi anni passati ad ascoltare la voce di Claudia attraverso la porta, e a indulgere nel piacere solitario ascoltando le sue telefonate erotiche a pagamento, si è costruito una specie di oggetto del desiderio: lei, che non ha mai visto, e alla quale non ha mai avuto il coraggio di chiedere di incontrarsi. Già, perché la chiave che chiude la porta è dalla parte di Claudia, e lei non ha nessuna intenzione di usarla.
Non tanto e non solo perché – parliamoci chiaro – Marco è un totale sconosciuto, e non vede perché dovrebbe invitarlo a casa sua, ma anche perché Claudia è totalmente delusa dagli uomini, non sono mai stati capaci non tanto di farla felice, ma addirittura di capire di cosa abbia bisogno, lei, per essere felice. Nella sua interpretazione della realtà, la dimensione maschile è portatrice di tutti i valori (o meglio, disvalori) che rendono il mondo brutto e la vita scarsamente degna di essere vissuta. Questo, fino a che non ha incontrato Lumiere, il primo che l’abbia capita, o meglio che sappia già cosa lei desidera prima che lo dica. E che neanche le risponde, perché il loro accordo è totale, e le parole sono inutili. Non ci è detto come e dove si siano conosciuti, ma quel che è certo è che è un grande amore.
Quando Claudia entra in scena, sta iniziando un trasloco. Un atto sconcertante per qualcuno che non esce di casa da anni, ma che è propedeutico alla grande decisione: lei e Lumiere si sposano, e andranno ad abitare, assieme, in una casa più grande. E così si sta discutendo di chi invitare alla cerimonia nuziale, o meglio, sta discutendo lei, perché Lumiere, come detto, sa sempre prima quel che lei pensa, e quindi non perde tempo a rispondere. Ma Marco? Proverà in qualche modo ad invertire la tendenza? Farà almeno un tentativo di giocarsi una carta per farle cambiare idea? Sono domande legittime, ma neanche le più sostanziali. La prima è decisamente: chi è Lumiere?
Atto unico di Paolo Logli
Con Blas Roca Rey, Claudia Campagnola
e con Antonio Carluccio cantautore
Chitarra Stefano Profazi Contrabasso Matteo Carlini
Direzione musicale Antonio Carluccio Direzione tecnica Mimmo De Mattia
Regia Francesco Sala
Venerdì 24 maggio ore 20
Altrove Teatro Studio – Via Giorgio Scalia, 53 Roma
Appuntamento speciale all’Altrove Teatro Studio venerdì 24 maggio con LUMIERE, atto unico di Paolo Logli con la regia di Francesco Sala.