Sorprendente, da non perdere: Digital Impact è più di una mostra. Potremmo definirla come un’esperienza per esplorare il presente e la cultura dell’arte digitale che apre ad un mondo diverso. Barcellona attraverso il visuale, i colori, le forme ed una immaginazione senza limiti ha realizzato una mostra della forza creativa che apre ad una realtà piena di possibilità, senza barriere.
La mostra diventa così uno spazio per giocare, godere e sentire. E’ una radiografia dirompente dello stato attuale dell’arte e del design digitale che interroga la nostra umanità profondamente. Dove avviene tutto questo? Nel Museo del Design di Barcellona, museo che dipende dall’Istituto di Cultura di Barcellona ed ha lo scopo di promuovere una miglior comprensione del mondo del design, sia come museo che come laboratorio. Si trova all’interno dell’edificio Disseny Hub Barcelona (DHUB) in Placa de les Glories, progettato dallo studio di architettura MBM formato da Oriol Martorell, Oriol Bohigas e David Mackay.
Barcellona è da sempre una città collegata al mondo del design ed è per questo che, agli inizi degli anni Duemila, si decise di creare un punto di contatto tra il design e le persone: nacque così l’idea di uno spazio che possa far accedere il pubblico alla comprensione delle sfumature del design in senso più ampio.
Oggi il museo ospita Digital Impact, fino al 27 agosto, questa “mostra” capace di interrogare la coscienza collettiva e le emozioni del pubblico. Ad interrogare i visitatori sono gli avatar che attraverso gli schermi pongono domande a cui rispondere. Gli avatar sono cosi il punto di contatto con il pubblico per provocare riflessioni sulla relazione tra la tecnologia, il presente e il futuro, su ciò che pensa l’umanità dell’arte digitale. Gli avatar che ci interrogano dai video si chiamano Digital humans e sono stati realizzati da LOWKEYMOVES, un’agenzia creativa specializzata in musica, cultura e tecnologia, nata nel 2017 che, con un approccio olistico a strategia, creatività e produzione, attraverso il proprio Creative Digital Content Lab, ricerca e sviluppa tecnologie in tempo reale e immersive, producendo così esperienze dirompenti. In altre parole, ricercano modi creativi per utilizzare la tecnologia MetaHuman nel mondo fisico. In particolare nel mondo della produzione musicale: un esempio è l’avatar digitale che hanno creato per il produttore musicale e DJ AWWZ, usato per rappresentare l’intelligenza artificiale all’AI and Music Festival nell’ottobre 2021.
Che se ne abbia timore o no, è un fatto che le relazioni interpersonali si sviluppino oggi in un mondo sempre più digitale. Tutte le nostre conversazioni fluiscono nel mondo digitale così come in quello reale. Il primo impatto, entrando, è una passeggiata in un campo di milioni di punti luce che si muovono con noi mentre lo attraversiamo, in una calma del tempo digitale interrotta solo dalla presenza dei visitatori. E’ questa infatti l’installazione “Drift” di Giosuè Ibáñez, disegnatore di esperienze immersive e artista multimediale direttore creativo che lavora con le tecnologia emergenti, le strutture digitali e le sperimentazioni a Città del Messico. Ibáñez, co-fondatore di Cocolab, uno dei più grandi studi multimediali in America Latina, esplora l’estetica della tecnologia e del design attraverso esperienze digitali che si ispirano alla natura, dal design e dall’architettura: negli ultimi 15 anni, ha guidato team che hanno progettato progetti immersivi e opere d’arte multimediali presentate in tutto il mondo in luoghi come SXSW ad Austin, Today’s Art Japan, The Contemporary Arts Center a Cincinnati e Mutek MX, tra gli altri.
La mostra è una collettiva internazionale di arte multimediale. Sedici installazioni, una più coinvolgente dell’altra.
Seconda installazione è Infinity, realizzata da Universal Everything: un collettivo internazionale di media art e design fondato nel 2004 a Sheffield, nel Regno Unito che produce opere d’arte su schermo combinando immagini cinematografiche, simulazioni fisiche e grafica in tempo reale per creare sempre nuove immagini in movimento. Un lavoro interattivo che permette ai visitatori di muoversi e interagire con l’opera ed all’opera di esplorare i comportamenti umani, infatti lo studio collabora con alcuni dei marchi e delle organizzazioni più influenti al mondo.
Poi c’è la rilassante cupola di Antoni Arola, designer, National Design Award, che dal 1994 dirige lo studio Estudi Antoni Arola a Barcellona. La sua ricerca artistica gravita intorno al dialogo con la luce e la sua interazione: Arola richiama la percezione visiva dello spettatore, invitandolo a immergersi in un nuovo mondo: intangibile, poetico e sempre aperto a nuove interpretazioni. Una ricerca, la sua, ispirata a culture ancestrali, codici digitali e incontri fortuiti ed esposta in tutto il mondo, con numerosi premi e riconoscimenti. La cupola che sperimentiamo in Digital Inpact è uno spazio meditativo che ci immerge nei toni cangianti del cielo e ci invita a rallentare il tempo per focalizzare l’attenzione sui nostri sensi in un viaggio dall’aurora boreale ai cieli torbidi prodotti da tempeste di sabbia, uragani o inquinamento. Una vera immersione sensoriale, ma anche un appello a prendere coscienza dei conflitti dell’atmosfera.
Interessante anche l’installazione di Joëlle Snaith, artista audiovisiva e designer che lavora e vive a Londra, nel Regno Unito. In qualità di product designer, il suo obiettivo principale è l’esperienza utente con l’interaction design, il visual design e la prototipazione. Lavorando nel regno delle immagini dal vivo e delle performance, le piace esplorare la relazione tra suono e forma. Snaith comunica visivamente i suoi pensieri, idee e messaggi attraverso musica, esplorando la connessione tra ciò che sente, sente e vede. Usando frequenze e strutture minime, crea composizioni scolpite principalmente dal suono. È l’artista visiva per il musicista elettronico e DJ Richie Hawtin e resident al FOLD, Londra.
Tra concettuale, estetico e tecnico è l’installazione di FutureDeluxe, gruppo di artisti e tecnologi creativi a Londra, Los Angeles, Sydney e New York che esplora i confini delle culture visive e le tecniche emergenti appoggiandosi a quadri di arte e design in continua evoluzione . Sperimentano così campi sconosciuti e nuove tecnologie come nel loro progetto “Morphing Clay”, un’esperienza interattiva in tempo reale progettata in collaborazione con Google per respirare nuove vita nella ceramica tradizionale cinese. FutureDeluxe ha creato i titoli per OFFF Festival e per ricerche interattive legate a mostre come “Expressive Computer Vision”, una serie di sistemi esplorativi progettati per guidare un computer a dipingere ritratti e abstract in modo creativo dopo aver interpretato input come fotografia, dati di scansione 3D e video.
Fluidità è invece la parola chiave per l’installazione realizzata da State, studio creativo globale che traduce le proprie idee in narrazioni, storie e immagini animate avvincenti: il loro motto è “immagini in movimento che commuovono le persone”. La loro estetica trasgressiva è apparsa in progetti di design audiovisivo per piattaforme di streaming come HBO, MTV, FX e Netflix. Il lavoro più recente e premiato di State è stato “Strange New Worlds” di Star Trek per Paramount+
Premiate in tutto il mondo – tra cui la collezione permanente del MoMa per la sua opera d’arte Cinema Redux nel 2008 – sono le opere di Brendan Dawes (Regno Unito) che usa sistemi generativi di dati, apprendimento automatico e codici per esplorare l’interazione tra oggetti, persone, tecnologia e arte. Un mix di materiali analogici e digitali tradotti in installazioni interattive, dispositivi elettronici, esperienze online, visualizzazioni di dati e campagne stampa. Dopo il suo Genesis NFT su KnownOrigin, Dawes ha pubblicato una raccolta su Nifty Gateway, che è andata esaurita in meno di sessanta secondi. Inoltre, il suo lavoro è stato battuto all’asta da Sotheby’s Natively Digital: A Vendita NFT curata.
Non possiamo raccontarvi tutta questa entusiasmante mostra, ma vi garantiamo che ne vale la pena andare a vederla. Troverete l’installazione di Refik Anadol, media artist, regista e pioniere dell’estetica dei dati e dell’intelligenza artificiale, che posiziona la propria creatività nell’intersezione tra uomo e macchina: prende i dati che ci circonda come suo materiale primario per offrire visualizzazioni radicali ed espandere le possibilità dell’esperienza umana stessa, incoraggiandoci a ripensare il nostro coinvolgimento con il mondo fisico, le sue dimensioni temporali e spaziali e il potenziale creativo di macchine. Lavorando nel suo studio con sede a Los Angeles, produce media art immersiva per chiunque, di qualsiasi età e background. Il pluripremiato Refik Anadol Studio ha creato progetti mostrati in oltre 50 città; ha progettato un’esperienza di mappatura 4K famosa in tutto il mondo per Casa Batlló a Barcellona, tra molte altre iniziative. Ad oggi, il loro lavoro ha attraversato sei continenti ed è stato incluso nelle più prestigiose organizzazioni, musei e aziende.
E poi ancora, camminerete tra le tende di Random International, gruppo artistico postdigitale fondato a Londra, che esplora la condizione umana in un mondo tecnologico. Si concentrano su cosa significhi essere umani in un mondo dominato dall’ambiente digitale, studiano l’impatto dello sviluppo digitale sugli individui e sulla società. Meglio conosciuto per le loro installazioni interattive su larga scala, il gruppo lavora su vari media, tra cui scultura, luce, cinetica, video, stampa e suono. Guidati dai fondatori Hannes Koch e Florian Ortkrass, il gruppo è naturalmente sperimentale e alimentato dalla ricerca e dalla scoperta scientifica. Rain Room, la loro celebre installazione, è permanente nelle collezioni del Los Angeles County Museum of Art e della Sharjah Art Foundation.
FIELD.IO è uno studio di arte digitale con sede a Londra fondato nel 2009 e guidato dagli artisti digitali Marcus Wendt. Attraverso le tecniche digitali e la sperimentazione, hanno creato il proprio linguaggio, che usano per esplorare un mondo in continua trasformazione. artificiale ci permettesse di variare questo terribile scenario? Dati geologici e modelli artistici forniscono le informazioni necessarie per creare molteplici simulazioni generative. Queste possibilità poetiche si evolvono in un tempo accelerato, facendoci pensare al domani in modo diverso.
Il resto della mostra scopritelo da voi. Intanto godetevi il nostro video
Si ringrazia Turisme de Barcelona (http://www.visitbarcelona.com) per il supporto nell’ingresso ai vari musei della città. Vi consigliamo di rivolgervi a voi per strutturare bene e in modo semplice la vostra vacanza.
Testo e foto di Anna Maria De Luca