Sono le narrazioni dipinte, le parabole in pittura, i grandi racconti figurati di Jacopo Bassano (1510 c. -1592) e della sua prolifica e fiorente bottega al centro della singolare mostra che si terrà al Kursaal di Jesolo dal prossimo 28 maggio fino al 15 luglio. Una mostra dal titolo programmatico. Alla pittura “biblico pastorale” della celebre dinastia dei Bassano – autentica invenzione di Jacopo, richiestissima dai grandi collezionisti europei a cavallo tra Cinque e Seicento – è stato infatti affidato il compito di promuovere una riflessione sui temi dell’accoglienza, dell’incontro e dell’ospitalità, nel rapporto tra arte e fede, nella città del litorale veneziano che ha fatto dell’accoglienza in chiave turistica il proprio elemento identitario. La Cena in Emmaus, L’adorazione dei pastori, L’incontro di Cristo in Casa di Marta, Maria e Lazzaro sono alcuni dei temi selezionati per la mostra “La cultura dell’incontro: accoglienza e ospitalità. Narrazioni dipinte in Jacopo Bassano e bottega” che riunisce sette significativi dipinti dei Bassano, affiancando a note e importanti opere dei Musei Civici di Belluno e dell’Accademia dei Concordi di Rovigo anche quattro bellissime tele inedite di diverse collezioni private, autentica scoperta per il pubblico e interessante occasione anche per gli studiosi. |
A completare il percorso dell’esposizione curata da Mario Guderzo e promossa dal Comune di Jesolo e dall’Associazione Culturale Monsignor Giovanni Marcato, ci sarà anche una selezione di venti incisioni tratte dalla opere dei Bassano e realizzate da importanti autori italiani ed europei. |
A partire dal coevo Aegidius Sadeler per giungere a Cornelis Visscher, Jeremias Falck, Andrea Zucchi, Jean Baptiste Dupréel, in un excursus cronologico dalla fine del Cinquecento fino alla prima metà dell’Ottocento. |
Jacopo, riconosciuto maestro del Manierismo veneto cui si devono le invenzioni e le matrici prime dei soggetti, diede vita a una vera Bottega con i figli Francesco il Giovane, Giambattista, Leandro e Gerolamo, continuando la tradizione artistica paterna, ma sviluppando uno stile personalissimo, espressione di una vera e propria “scuola bassanesca” alla quale si rifaranno molti artisti successivi; una sorta di fucina creativa, in cui prevaleva la mano ora dell’uno ora dell’altro artista, con l’obiettivo – originalissimo e non scevro da apporti culturali fiamminghi e nord europei – di immettere il racconto biblico nella quotidianità e in composizioni di genere ricche di dettagli di ambienti domestici, di personaggi, animali, paesaggi e prodotti legati alle loro terre. Un naturalismo che divenne “marchio di fabbrica“, come precisò la critica, ma che è anche espressione di una devozione vivida con intento non teologico bensì di tipo storicistico e descrittivo, a sottolineare come la fede cristiana sia imprescindibile dall’esperienza. |
Donne che raccolgono fiori, contadini che mietono il grano, pastori con le loro greggi, donne e bambini tra vettovaglie e lavori domestici e “animali di tutte le sorti”, come scrive il Vasari, e lavori tipici della campagna veneta, con il tempo scandito attraverso le Stagioni e gli eventi atmosferici. Le importanti commissioni ricevute dai podestà inviati a Bassano dalla Serenissima avevano permesso l’affermazione precoce di Jacopo in laguna e presso le confraternite e poi, tramite i diversi agenti, presso molte corti europee. La capacità di utilizzare brani della vita pastorale o contadina contemporanea per rendere attuali le storie bibliche , incontrò subito il gusto del mercato collezionistico. Da qui il moltiplicarsi delle copie e delle variazioni di alcuni soggetti richiestissimi, tanto svincolati da difficoltà interpretative quanto capaci di catturare l’osservatore. |
I temi dell’accoglienza e dell’ospitalità emergono negli episodi delle Sacre Scritture esposti in mostra: ci sono cene e i convivi, l’intesa all’interno della famiglia con la figura amorevole del precettore, l’incontro dei Pastori con Gesù e quello della moltitudine delle più diverse specie animali accolte da Noè, nell’Arca della salvezza. Jacopo predisponeva i personaggi nello spazio e molto spesso realizzava lo sfondo del paesaggio e della figure, mentre ai figli erano riservati tutti i particolari, fino ad arrivare alle versioni affidate interamente a Leandro che rielaborava il modello con modifiche e integrazioni. Tranne per la Natività – uno dei tipici “notturni” dei Bassano, con tocchi di colore accentuati dalla luce e dall’oscurità (1580-1585) – e per l’opera i Figli del Podestà Lorenzo Cappello con il loro precettore (1610-1615 c.), i dipinti in mostra hanno carattere corale. In alcuni casi, addirittura, la scena sacra oggetto della narrazione appare quasi in sordina, in posizione defilata rispetto alle concitate attività quotidiane della vita reale – l’oste seduto, la bimba che pulisce oggetti di rame, le donne intente alle faccende domestiche – come una sorta di “quadro nel quadro”; in altri la composizione appare affollata e concitata. Nell’inedito Ingresso degli animali nell’arca di Noè (1589 -1590), opera di Francesco il giovane, figlio maggiore di Jacopo, spiccano i tanti animali esotici – non sempre presenti in altre versioni – come il cammello, la scimmia, la giraffa, i leoni. Noè e i componenti della famiglia sono intenti, come personaggi della quotidianità bassanese, ad “organizzare” la scena. Queste “storie per persone semplici” saranno conosciute grazie anche alle numerose incisioni delle opere dei Bassanesi diffuse fin dalla fine del Cinquecento. Di grande pregio quelle esposte nell’occasione: a partire dai bulini di Jan Sadeler, da collocare negli anni in cui il belga si trovava a Venezia tra il 1595 e il 1599, fino al chiaroscuro a 4 legni di John Baptist Jackson “Cristo portato al sepolcro” (1739) dall’esecuzione molto complessa per la stampa dell’immagine, realizzata dalla sovrapposizione di 4 matrici di legno, ad ognuna delle quali è stato spalmato un colore diverso: il risultato è sorprendente per la mescolanza dei toni. |