Con le testimonianze di chi vive e lavora in montagna, si chiude a Trento il IX Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato. Nelle conclusioni, la richiesta ai governanti riuniti a Rio de Janeiro di mettere sotto controllo la finanza, abbandonare l’ossessione della crescita dei consumi e costruire un modello di progresso finalmente sostenibile.
Dalle montagne trentine a Rio de Janeiro. Dai giornalisti cattolici ai governanti più potenti del mondo. Un appello affinché “si affrettino a cambiare strada. Perché la politica torni a mettere al centro della sua azione l’uomo e non i mercati finanziari. Torni a esercitare il ruolo a cui l’abbiamo democraticamente delegata, di controllo della finanza e indirizzo dell’economia verso la valorizzazione della persona umana, liberandosi dal dominio soffocante del mito della crescita del PIL, dall’ossessione della crescit
a dei consumi che divora natura e persone; che si rimetta al centro l’uomo ed una natura integra come unica base possibile per il benessere dell’umanità del presente e del futuro”.
Si chiudono con questo messaggio, contenuto nelle conclusioni del presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, Andrea Masullo, i lavori del IX Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato, che da giovedì scorso ha visto decine di giornalisti riuniti a Trento. Un Forum, organizzato in collaborazione con UCSI (Unione cattolica Stampa Italiana) e FISC (Federazione italiana Settimanali Cattolici) e in partenariato con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi di Trento, che ha messo al centro il tema della montagna, del suo ruolo per la crescita umana e per la difesa degli ecosistemi terrestri. Una metafora dell’esigenza di cambiare rotta: “La paura di perdere qualcosa nel cambiare strada – prosegue Masullo nelle sue conclusioni – rischia di farci perdere tutto ciò che di buono, seppur tra tante contraddizioni, l’umanità ha fino ad oggi costruito. La montagna ci insegna che oltre la vetta non si può salire, ma se non ci si ferma per tempo si può solo precipitare. La crescita del consumo di natura ha da tempo superato la vetta e ormai, consumando ogni anno oltre il 20% di risorse più di quanto la Terra riesca a riprodurre, ci stiamo pericolosamente sporgendo sul precipizio. L’uomo deve essere cosciente di far parte della Natura, che la sua esistenza dipende da essa e deve quindi imparare a vivere con essa e non contro di essa”.
Le conclusioni di Masullo prendono spunto dalle relazioni dei giorni scorsi e dalle testimonianze offerte oggi dalle persone che, per il loro lavoro e le loro scelte di vita, hanno saputo costruire con la montagna un rapporto virtuoso e collaborativo, mostrando al mondo un modo diverso di vivere e operare.
Ad aprire gli interventi, Francesco Dellagiacoma, vicepresidente del PEFC Italia (la sezione nazionale dello schema di certificazione della gestione forestale sostenibile). Un’occasione per portare all’attenzione dei giornalisti presenti in sala il legame tra bosco e sostenibilità. In Italia il 30% del territorio è occupato da boschi. Percentuale che in Trentino sale al 60%. Dati che dimostrano come i boschi siano in forte estensione a causa dell’abbandono delle aree agricole. Il tema da porre all’ordine del giorno non è quindi difendere il consumo di bosco ma la gestione sostenibile delle sue materie prime. “Il rischio è quello di una sottoutilizzazione del bosco, che invece è un bene comune che può offrire servizi a tutta la società”, spiega Dellagiacoma. “La gestione delle foreste in modo sostenibile in Italia si fa quasi esclusivamente nel Nord Est. Il Trentino è uno di questi casi, perché ha saputo costruire un sistema coordinato di aree protette e una filiera del legno virtuosa. Edilizia, carpenteria, falegnameria, imballaggi, pellet per il riscaldamento. Per ottenere gli stessi risultati occorrono investimenti in infrastrutture, in personale, in formazione. In un simile contesto, la certificazione ha un ruolo importante”.
“Uno dei nostri segreti – ha svelato Roberto Zoaretti, direttore del Parco Naturale Adamello Brenta – è aver puntato molto su formazione ed aggiornamento del nostro personale. Condizione necessaria per riuscire ad essere sempre in prima fila rispetto alla corretta gestione delle aree protette, che rappresentano un quarto della superficie trentina”.
Difesa del territorio e del patrimonio boschivo non è quindi in contrasto con lo sviluppo dei sistemi agricoli locali. A patto, come ha sottolineato Gabriele Calliari, presidente Coldiretti Trentino di avere un “approccio pragmatico al concetto di natura”. “Dobbiamo decidere, una volta per
tutte, se l’agricoltura in montagna deve continuare a esistere. La Natura – ha spiegato Calliari – non va considerata solo come ‘intoccabile’ ma come una realtà in cui l’uomo riesce, senza dannosi radicalismi, a coniugare ambiente, economia, bisogno di società. Una condizione per dare motivazioni, prospettive per il futuro e orgoglio ai tanti giovani agricoltori di montagna. Un’occasione per alimentare e accrescere la loro fierezza e autostima”.