In edizione integrale, il diario di viaggio che Isabella Bird scrisse durante un lungo percorso a cavallo che la portò ad attraversare le Montagne Rocciose nel 1873. Il coraggio di una grande esploratrice che seppe mostrare alle donne dell’Ottocento una via verso l’emancipazione che coniugava amore per la natura, orizzonti inesplorati e passione per l’umanità. Costruito attraverso le lettere inviate alla sorella, il diario di Isabella Bird rappresenta un documento unico, attraverso l’occhio femminile, sulla rude vita della frontiera negli Stati Uniti dell’Ottocento, fra paesaggi mozzafiato, animali feroci e personaggi pittoreschi. Allo stesso tempo, il racconto di Bird è godibile anche come un pregiato romanzo dell’epoca Vittoriana, con tutta la capacità di osservazione di una notevole scrittrice.

«Sognai gli orsi in modo così vivido che mi svegliai avvolta da un peloso abbraccio mortale alla gola, ma con la sensazione di essere abbastanza riposata. Quando montai a cavallo dopo la colazione, il sole era alto e l’aria così frizzante e inebriante che, dopo aver allentato le briglie al cavallo, galoppai su e giù per la collina senza percepire alcuna fatica. Sul serio, quell’aria è un elisir di vita. Feci una splendida cavalcata fino al Truckee, ma il cammino non era così solitario come il giorno precedente. In una parte oscura della foresta il cavallo sbuffò e si imbizzarrì, e vidi un’orsa color cannella con due cuccioli attraversare il percorso davanti a me. Provai a far calmare il cavallo così che la madre potesse assolvermi da eventuali disegni sui figli che ballonzolavano, ma fui grata quando il gruppetto sgraziato e dal pelo lungo attraversò il fiume. In seguito, incontrai un gruppo, la cui guida 19 in viaggio sulle montagne rocciose si fermò dicendo che era contento non fossi andata a Cornelian Bay, in quanto era un sentiero così brutto, e che sperava mi fosse piaciuto il Tahoe. La guida di un altro gruppo si fermò e mi chiese se avessi visto un qualche orso, poi un uomo provvisto di molte armi, un probabile cacciatore, mi chiese se fossi la turista inglese che ieri si era imbattuta in un grizzly. Poi vidi un falegname che cenava su una roccia nel fiume. L’uomo si toccò il cappello e mi portò un sorso d’acqua ghiacciata, che riuscii a stento a bere a causa dell’irritabilità del cavallo. Mi raccolse alcune rose di montagna, che apprezzai. Menziono questi piccoli accaduti per indicare le abitudini cortesi e rispettose verso le donne, che prevalgono in quella regione. Questi uomini avrebbero potuto essere scusati qualora avessero usato un tono un po’ troppo libero e disinvolto nei confronti di una signora che cavalcava da sola, e in uno stile insolito. La dignità femminile e il rispetto maschile per le donne sono il sale della società in questo selvaggio occidente»

Isabella Lucy Bird (1831-1904) è stata la più grande e attiva esploratrice e viaggiatrice di tutta l’età Vittoriana. Cagionevole di salute nell’infanzia, scelse di curarsi viaggiando alla scoperta di luoghi nel mondo che, all’epoca, erano stati percorsi da pochissimi uomini e nessuna donna. Viaggiò negli Australia, negli USA, in Malesia, alle Hawaii, in Giappone, in Marocco e nel Tibet. Grazie alla sua infaticabile esperienza di esploratrice e scrittrice, venne accolta nel 1892, prima donna in assoluto, nella prestigiosa Royal Geographical Society di Londra, anche se senza diritto di parola in pubblico.

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