«Se un cristiano va in chiesa per pregare Dio perché gli vada bene una rapina, c’è qualcosa che non funziona.» Se in dieci giorni muoiono in due incidenti stradali sedici immigrati, se nel Gran Ghetto di Torretta Antonacci, a pochi chilometri da San Severo, si susseguono incendi che stroncano la vita di gambiani, senegalesi, camerunensi, lavoratori sfruttati da caporali senza scrupoli, un vescovo non può fare finta di niente, allargare le braccia sconsolato e tornare in sagrestia.
«Quando sento il termine “ormai”, mi inquieto. È un sinonimo di disfatta, di rinuncia preventiva di fronte alle difficoltà» dice don Giovanni Checchinato, a cui è capitato di fare il vescovo in una terra dove esiste un potere criminale che hanno chiamato «quarta mafia». È un sistema di associazioni criminali che controlla la Capitanata e la provincia di Foggia con estrema crudeltà, gestendo il traffico di stupefacenti, la prostituzione, il racket delle estorsioni, l’organizzazione di furti e rapine e infiltrandosi nella pubblica amministrazione.
Il mondo della mafia e quello degli immigrati sono apparentemente lontani, ma hanno un punto in comune: sono entrambi invisibili. I mafiosi, da una parte, non vogliono farsi identificare, pur utilizzando tutti gli strumenti possibili – anche le nuove tecnologie – per ottenere un consenso sociale.
Dall’altra, le persone provenienti da molti paesi africani che arrivano in Puglia per lavorare preferiscono vivere in una baracca, lontano dai centri abitati e in condizioni terribili, pur di sentirsi accettati dagli altri del ghetto, piuttosto che in una casa vera e propria ma discriminati in città.
Don Gianni, come lo chiamano a San Severo, si rivolge a tutte queste persone, senza essere barricadero o istrionico. Lo fa chiamando le cose con il loro nome, convinto che, per rendere la lotta alle mafie una cosa normale, si debba cominciare da qui.
Giovanni Checchinato nasce a Latina il 20 agosto 1957 e nel 1981 viene ordinato sacerdote. Dopo il Baccalaureato nell’Istituto Teologico di Anagni, perfeziona i suoi studi con la Licenza in Teologia Morale nell’Accademia Alfonsiana di Roma. Nel 2009 consegue il Master in Counselling socio-educativo presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Dopo esperienze di servizio come vicario e parroco, nel 2005 diventa Rettore del Pontificio Collegio Leoniano, per poi rientrare in diocesi come parroco nel 2015. Nel 2017 diventa vescovo della diocesi di San Severo.