Una volta pensavamo di essere al centro del mondo.

Copernico ha mostrato che così non è.

Una volta pensavamo di essere differenti e separati dal mondo animale.

Darwin ha mostrato che così non è.

Una volta pensavamo di essere padroni delle nostre decisioni.

Freud ha mostrato che così non è.

Una volta pensavamo di essere reali.

Bohr ha mostrato che così non è.

Da sempre pensiamo di essere intelligenti e consideriamo questa qualità come qualcosa di esclusivo. Come una scintilla di divino.

E se scoprissimo che…

Tutto sommato, è probabile che in un prossimo futuro, il 2023 venga ricordato come l’anno del contatto con la Macchinità. Nel mese di febbraio 2023, OperAI ha lanciato la versione 4.0 di Chat GPT, un potente modello di intelligenza artificiale, ottenendo un notevole impatto emotivo sul pubblico. Con i suoi 180.000 miliardi di parametri schierati e funzionanti, ChatGPT4.0 ha fenomenologicamente impressionato anche gli addetti ai lavori. Gli effetti di tale impatto, incalzati dall’arrivo di altri prodotti simili, sono destinati a persistere ed evolvere nel tempo. Ma non basta.  Solo dieci anni prima, nel 2013, si cominciò a parlare in sede industriale, ovvero fuori dei laboratori di ricerca, di possibili integrazioni del corpo umano con dispositivi elettronici o computer microscopici e ora, solo undici anni dopo, un cervello umano è stato dotato di una interfaccia cerebrale appena un pochino più complessa del wireless del vostro mouse. Per altro i dishbrain, ovvero colture di neuroni umani o di topo su un disco di silicio, sono disponibili da tempo e, allegramente collegabili a un computer, imparano da soli e in pochi secondi a giocare a tennis. E tutto ciò mentre l’inossidabile Facebook presidia, con investimenti da capogiro e impassibile alle relative cospicue perdite, il terreno del Metaverso. Anzi, ci crede così tanto che in un mondo dove sovente il marchio vale più del prodotto, non ha esitato a modificare il suo brand in Meta. Che si attenda che tutti i suoi tre miliardi di utenti si colleghino senza più essere costretti a smanettare smartphone oppure computer e tastiera?  In realtà, possiamo tranquillamente affermare che una profonda e totale trasformazione è appena iniziata, anzi a dir la verità, è semplicemente emersa in quanto era oramai impossibile nasconderla e l’intelligenza artificiale, il metaverso, neuralink  e dishbrain rappresentano solo le più recenti e potenti espressioni di qualcosa che da molto tempo si è insinuato nel palcoscenico sociale umano: la Macchinità. La Macchinità, naturale contraltare dell’Umanità, qualunque cosa sia è per definizione oggetto di indagine antropologica. L’antropologia studia l’uomo nelle sue varie manifestazioni culturali, sociali ed evolutive. Gli antropologi cercano di comprendere la diversità umana attraverso l’analisi di pratiche culturali, strutture sociali, credenze, valori e comportamenti umani. E tutti i sistemi sinora nominati con la loro silenziosa efficienza, la disarmante ingenuità, a volte l’ormai acquisita ubiquità, l’implacabile potenza operativa ma soprattutto la dirompente capacità commerciale, modificano e modificheranno pesantemente il comportamento umano entrando obbligatoriamente anche nel mirino dell’antropologo.

A saperla ascoltare, questa Macchinità falsamente intelligente, ci dice qualcosa di molto diverso da quanto di lei si sente dire in giro. A modo suo, ci dice che sa perfettamente di essere stupida e che tutto sommato quello che noi chiamiamo allucinazioni sono ciò che più la avvicina all’Umanità. Se potesse, la Macchinità che ci ostiniamo a dire intelligente, sarebbe orgogliosa dei suoi errori. Solo le Macchine non sbagliano. A modo suo e inconsapevolmente, questa Macchinità prova anche a dirci a gran voce un’altra cosa. Ci dice di non buttare via la nostra Umanità. Ad esempio, ci dice di non sprecarla o di non farla sprecare ad altri in occupazioni ripetitive, routinarie, impossibili da amare e al più necessarie per campare, magari male. Ci dice di lasciare a lei il compito di lavare i piatti. A noi spetta vivere e soprattutto evitare di ridurci a funzionare. Se potesse, di fronte alla meraviglia, allo stupore e talvolta alla paura causate dall’esercizio della sua presunta intelligenza, ci ricorderebbe
che proprio da tale meraviglia, stupore e paura dovremmo partire per trasformare questo “angosciante stupore” in qualcosa di utile per tutti e non solo per i membri del consiglio di amministrazione.
Lo abbiamo già fatto una volta e lo abbiamo fatto così bene che strada facendo ce ne siamo anche dimenticati.

Paolo Foglio è un ingegnere elettronico specializzato nei processi produttivi e nei sistemi di automazione del settore automobilistico. Sin dal 1989 si occupa di ricerca e sviluppo e ha accumulato una vasta esperienza nel campo dell’innovazione tecnologica di prodotto e di processo. Attualmente si dedica alla trasformazione digitale e alle applicazioni industriali dell’intelligenza artificiale. Nel 2021, con il suo team, ha ricevuto il prestigioso USA Manufacturing Leadership Award del NAM (National Association of Manufacturers) nella categoria Intelligenza Artificiale e nel 2022 ha ottenuto il Digital360 Awards Special Prize for Sustainability. Fino al 2023 è stato membro EUCAR (Consiglio Europeo per la Ricerca Automobilistica), contribuendo attivamente sia al gruppo di Produzione e Materiali, sia al gruppo di Economia Circolare. Attualmente è membro del Comitato Scientifico di SPS Italia. Quando non progetta sistemi, Paolo si occupa di fotografia. Appassionato fuoristradista, i colleghi radioamatori lo possono trovare “on the air” con il nominativo IU1LMR.

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