Per la sezione “Libri in valigia”, vi consigliamo un testo da leggere prima dell’inizio della scuola per capire in che direzione sta andando il Paese, un aiuto per non cadere nella disinformazione sul tema scuola che trova nella stagione autunnale il suo periodo prescelto.

Il libro si chiama “La scuola dei talenti”, lo ha scritto il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e ci aiuta a capire “dove siamo” nella storia e “come ci siamo arrivati”, delineando un “dove stiamo andando” e spiegandone il “perché”.

Perché vi consigliamo di leggere questo libro? La scuola è un po’ come il calcio: tutti l’hanno frequentata e quindi tutti ritengono di poter essere buoni allenatori e di poter esprimere teorie e giudizi. Da qui, la pochezza di alcuni dibattiti di livello da bar che, appunto per non conoscenza, avvengono tristemente anche in luoghi istituzionali o televisivi. E‘ quindi prezioso leggere La scuola dei talenti: aiuta nell’ascolto critico delle informazioni che ci arrivano da chi parla di scuola, anche da tribune importanti, senza saperne quasi nulla. Pagina dopo pagina il Ministro spiega non solo la necessità storica dei suoi attuali provvedimenti ma, ripercorrendo in modo chiaro e agile le principali tappe della scuola italiana, ricorda come alcune “accuse” mosse dalla sinistra alla destra facciano invece parte anche della cultura di sinistra, evidentemente dai più ormai dimenticata.

C’è un livello micro di conoscenza della scuola: è quello a distanza ultra ravvicinata, dei docenti che stanno in classe e dei genitori che, a modo loro, vivono la scuola. Spesso non hanno idea del macro, cioè del sistema scuola nella sua totalità, ma sparano giudizi convinti del loro dire. Poi c’è un livello macro, di chi parla di scuola e teorizza massimi sistemi senza averci mai messo piede: anche qui, giudizi politicamente “interessati” ma spesso con poca attinenza al reale. C’è poi un livello intermedio: non sono molti, conoscono sia il micro, per esperienza diretta o indiretta, che il macro. E’ il livello più attendibile. Sopra a tutti c’è la vision contenuta in questo libro che incrocia il reale, la storia e la teoria tessendo una proposta che è si politica ma concreta, effettiva, reale, comprensibile ed è fonte di riflessione e di informazione per chi è nel micro e chi è nel macro. Nella prefazione del libro si comprende perché, da quali competenze, esperienze e carattere arrivi questa vision. Ma ora, appunto, veniamo al libro di cui vogliamo parlarvi oggi.

Si è ampiamente visto con la riforma dei tecnici e dei professionali come una parte della politica consideri ancora come scuole di serie B quelle che portano i giovani a lavorare e scuole di serie A i licei. Valditara ricorda come l’idea di scuola di Gentile – “rispolverarla” è sempre stata l’accusa più banale avanzata nei confronti di ogni ministro dell’Istruzione di centro destra – abbia avuto un influsso non marginale nelle stesse posizioni comuniste ed in particolare su Antonio Gramsci, di matrice hegeliana come Gentile: “l’idea stessa gramsciana di egemonia risente dell’elitismo gentiliano. Anche Gramsci, come poi Concetto Marchesi e Palmiro Togliatti, concepiva il primato della formazione classica, primato ribadito al quinto congresso del Partito Comunista Italiano svoltosi tra la fine del ’45 e l’inizio del ’46. Proprio Gramsci affermava in vero che senza la concezione umanistica, e storica in particolare, si rimane “specialista e non si diventa dirigente”. Ritorna l’idea di un modello aristocratico pur se orientato al riscatto della classe operaia“.

Scrive Valditara: “la concezione gramsciana che ha caratterizzato tutta la storia della politica scolastica comunista, si caratterizzava rispetto alla visione gentiliana per l’unitarietà del percorso scolastico. Nei Quaderni dal carcere si delinea un sistema scolastico che dovrebbe rimanere unitario fino allo sbocco universitario. Il liceo diventava così un modello di scuola generale uguale per tutti. E’ in questa visione che affonda le sue radici la storica disistima della sinistra comunista e postcomunista verso la scuola tecnica e professionale…”

La scuola di Valditara va ovviamente in altra direzione: “non può essere unitaria, tranne nel suo percorso inziale fino alla media, proprio perché deve valorizzare le differenze e non comprimerle umiliando le diverse personalità“. Il ministro cita Einstein: “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”. E’nella specializzazione dei percorsi che si realizza la personalizzazione dell’apprendimento e la valorizzazione dei talenti di ognuno.

Sul tanto dibattuto punto del lavoro che, secondo le opinioni di alcuni, non dovrebbe incrociarsi con la scuola: “Nell’impostazione di Gramsci c’era il rifiuto della specializzazione ritenuta funzionale alla divisione concezione capitalistica della divisione del lavoro… diversa è invece l’attenzione dell’importanza del lavoro nella formazione scolastica, principio già condiviso da Marx ed Engels e poi ribadito da Gramsci per cui il lavoro sarebbe dovuto essere un’esperienza educativa caratterizzante il percorso scolastico unitario, comune a tutti. Ovviamente si trattava di un’educazione al lavoro all’interno della scuola, non secondo il modello dell’ alternanza scuola lavoro dentro l’impresa”.

Il rigore, altra accusa mossa da alcune aree di sinistra verso le politiche scolastiche di destra. “La scuola comunista era comunque rigorosa, basti considerare cosa scriveva Concetto Marchesi contro un eccessiva semplificazione dei percorsi di studio. La scuola di Marchesi doveva essere selettivo meritocratica nel senso gentiliano del termine. L’elevazione sociale doveva invero dipendere “dalla natura, dall’intelligenza e dal merito“. Esemplare in questo senso è il fondamentale intervento del deputato comunista in sede di Assemblea Costituente nella seduta del 22 aprile del 47: “Onorevoli colleghi, la scuola in ogni ordine al grado ho bisogno di comporsi subito rigorosamente … perché soltanto la scuola rigorosa e disciplinata può dare il popolo lavoratore i più validi e non ancora sperimentati strumenti di elevazione e di emancipazione”.

E il ’68, allora? Tema bollente di divisione politica, raccontato dal ministro nei suoi aspetti negativi – “un modello di scuola che spalanca le porte del superamento della scuola meritocratica e dell’impegno in favore del mito del sei politico e degli esami di gruppo in cui il valore individuale evapora… emerse anche la critica severa a un sapere scientifico accusato di aver frammentato l’unicità del sapere..” – ma anche nelle sue luci: “è indubbio che il ’68 è stato anche altro, ampliando i percorsi educativi, superando il rapporto unidirezionale docente – discente che poco sollecitava la creatività e la partecipazione dello studente, momenti invece essenziali di una buona didattica… il ’68 ha avito il merito di scardinare il sistema elitario della scuola gentiliana ponendo la questione di una scuola di massa, ha imposto al dibattito alcune giuste istanze”. Alla fine dei conti, “il ’68 è stato rivoluzionario e non riformista, le istanze nate spontaneamente in ampie masse di giovani si sono poi sviluppate secondo uno ideologia e riferimenti culturali che avevano l’obiettivo di abbattere la società borghese e l’impianto capitalista, mettendo in crisi le sue strutture portanti, non limitandosi a eliminarne le strutture”.

Ed eccoci arrivati ad oggi: quale idea di scuola, dunque, per il presente e il futuro? La scuola costituzionale. Valditara ne rintraccia le fondamenta nella relazione che Giorgio La Pira tenne nella prima sottocommissione della Commissione per la Costituzione: sui Principi relativi ai rapporti civili: “è in questo intervento che si pongono le basi del principio personalistico che sta a fondamento della Carta del 1948 e che è plasticamente riassunto innanzitutto nei suoi articoli 2 e 3. … rovesciando l’impostazione dell’esperienza fascista, comune in questo alle esperienze dei regimi comunisti, per cui l’uomo era concepito per lo Stato, La Pira affermava l’anteriorità metafisica della persona“. Ecco quindi la scuola da costruire: la scuola delle due L, educare alle libertà e educare al lavoro, due grandi valori costituzionali, l’inverso del “facilismo educativo” che rigetta l’impegno e la fatica.

Quanto i nostri giovani sono realmente liberi?, si chiede il ministro. Quanto posseggono gli strumenti culturali per non essere cittadini passivi? E’ la stessa domanda che ci poniamo noi di www.classtravel.it, il motivo per cui noi consigliamo di leggere questo libro. “Ciò che conta – scrive il ministro – è dare gli strumenti per interpretare la realtà, non un eccesso di nozioni per accettare acriticamente la realtà: non multa sed multum, non è conveniente studiare troppe cose ma studiare bene“. Ed ecco quindi delinearsi la scuola del merito: la scuola costituzionale che mette al centro la persona dello studente. Il merito inteso dal Ministro come scritto nell’art 34 della Costituzione. Ed è proprio nel prezioso combinato disposto tra l’articolo 34*,”riflesso della concezione personalistica della Costituzione che si pone al servizio della crescita morale, spirituale, culturale di tutti i cittadinie l’articolo 3 comma 2 ** che Valditara legge la prima norma contro la dispersione scolastica, di rango costituzionale: ancora una volta al centro vi è la persona dello studente.

Ma oggi non siamo più nel modello di società che avevano in mente i nostri Costituenti e Gentile: una recente ricerca Invalsi testimonia come per i capaci e i meritevoli il percorso di crescita scolastica non sia più condizionato in modo significativo dell’esc cioè dalle condizioni economiche, sociali e culturali. Dunque “il vero problema della scuola italiana è in due numeri: il forte divario di voti in terza media, ma anche alle superiori, tra chi appartiene alla fascia bassa della popolazione e chi appartiene alla fascia alta e l’altissimo tasso di dispersione scolastica fra i giovani provenienti da famiglia con Esc basso che non rispecchiano la condizione di particolare meritevolezza a cui allude la Costituzione…il che sta a significare che comunque il sistema scolastico attuale non fornisce un supporto adeguato a chi evidenzia difficoltà“.

Come fare? L’obiettivo, scrive il Ministro, è riunire l’Italia partendo dalla scuola. Quale sia la road map per riuscirci è scritto nel libro che vi invitiamo a leggere e che vi aiuterà a comprendere le notizie che ogni giorno raccontano sui giornali l’azione del Ministero per il raggiungimento del meglio che ciascuno può dare.

Per grandi linee, per chi ha perso qualche passaggio, riassumiamo alcune delle azioni in campo: l’analisi della dispersione scolastica nelle periferie dimostra che “per gli studenti stranieri il sistema non funziona” ed è quindi in arrivo un docente in più per aiutarli a migliorare in italiano (azione mai realizzata fino ad ora dai governi precedenti); per il Mezzogiorno ci sono l’Agenda Sud (265,5 milioni di euro) e il decreto legge Caivano (altri 56.3 milioni), per il Settentrione l’Agenda Nord; per la fascia zero – tre nuovi asili (l’obiettivo di Barcellona – entro il 2026 il 33% nel rapporto tra posti in silo nido e numero di bambini – è stato già raggiunto nel 2023 e dovrebbe sfiorare il 45% entro il 2026); per il personale rinnovi contrattuali e il decreto 328 con le nuove figure del docente tutor e del docente educatore.

Il libro tocca i più svariati aspetti del mondo della scuola, dal precariato (la via maestra è la regolarità dei concorsi, principio introdotto dal ddl 36 del 2022, insieme alla programmazione di percorsi abilitanti: il Ministero predisposto una pianificazione del reclutamento per l’assunzione di 70.000 nuovi docenti con un primo bando a dicembre 2023 un secondo ottobre 2024 e un terzo bando a giugno 2025) al tempo pieno, dalla costruzione di nuove mense e palestre agli investimenti extra Pnrr (per i nuovi asili oltre 1,2 miliardi di risorse proprie nazionali non provenienti cioè dall’Europa), dal contrasto al bullismo all’educazione alle relazioni, dalla valorizzazione delle persone con disabilità anche attraverso l’IA ai concorsi per i docenti di sostegno (a settembre 2023 ne sono entrati in ruolo 13.349 e se ne prevedono altri 15mila), fino alle iniziative per affrontare la crisi della professione docente e ridare autorevolezza agli insegnanti. Un capitolo particolare riguarda la questione della continuità della didattica, il costo della vita in Italia che pesa come un macigno nella mobilità dei docenti, il caso specifico delle materie Stem, un capitolo intero dedicato ai rapporti scuola famiglia, alla bellezza, alla scuola come cuore dello sviluppo del territorio e sfida della modernità.

Cari lettori, vi auguriamo una splendida fine di estate e vi consigliamo di leggere questo libro prima di sottoporre le vostre orecchie ai salotti televisivi autunnali sul tema scuola.

Anna Maria De Luca

*art 34: La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

**articolo 3 comma 2 E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

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