Approda al Teatro Trastevere, dal 24 aprile al 5 maggio, LEVIATANO di Riccardo Tabilio, con Diego Migeni, Stefano Patti e Gioele Rotini, diretto da Alessandro De Feo.
Nel 1995 McArthur Wheeler, un cittadino statunitense senza precedenti penali, decide di rapinare una banca della sua città, in pieno giorno, a volto scoperto. L’ episodio ha ispirato una ricerca scientifica sulla stupidità umana, condotto da due studiosi della Cornell University. Viviamo in un mondo in cui la limonata è fatta con aromi artificiali mentre il detersivo per piatti è fatto con veri limoni. Proprio il succo di limone è il motore scatenante di questa grottesca vicenda.
Una storia di straordinaria incompetenza ma anche di genio. La storia di un idiota clamoroso e al tempo stesso di un eroe visionario che non ha paura di niente perché non ha niente da perdere. In questo “mockumentary teatrale” gli attori provano a ricostruire una storia, talvolta anche inventandone i dettagli, sullo sfondo di un paese sempre più armato, razzista e fuori di testa.
Appunti del regista per lo studio del testo
Ho deciso di iniziare uno studio scenico su Leviatano per ragioni sia romantiche, poetiche, riguardo i temi trattati, sia per un fattore prettamente godereccio legato ai colori, i suoni e le forme degli anni ‘90- specie se guardiamo agli USA – che esercitano su di me (e non solo) un grande fascino.
Ricostruzione
Mi è piaciuto lavorare cogliendo l’aspetto della ricostruzione, che gli attori dichiarano sin dall’ inizio, mettendosi a contatto col pubblico. Creare l’autenticità di questo contatto è stata l’essenza del lavoro iniziale, che parte da una presentazione vera e propria -diretta, prendendo quasi “fisicamente” il pubblico per mano, per poi gradualmente distaccarsene ed addentrarsi, senza soluzione di continuità, nella ricostruzione della vicenda McArtur Wheeler in ogni suo passaggio. La proiezione di diapositive e ritagli di giornale dell’epoca, unitamente a date ed eventi citati nel testo, coadiuva quello che convenzionalmente chiamo effetto mockumentary teatrale (che differenzio dal teatro di narrazione o altre forme simili per la dichiarata volontà degli artisti– vera o finta che sia – di ricostruire una storia realmente accaduta, seppur romanzata e teatralizzata, e le modalità con cui viene messa in scena)
Il tema
Abbiamo senz’ altro individuato la figura di McArthur Wheeler, nel suo aspetto visionario e donchisciottesco, come motore principale della nostra messa in scena. E’ intorno all’ aspetto poetico di queste apparenti non-qualità che vuole ruotare la narrazione. La formulazione della teoria sulla stupidità e gli eventi scenici che ne scaturiscono -unitamente alla parte poliziottesca- sono tangenziali alla vicenda, la indicano (in maniera gustosa), girandogli intorno per poi arrivare al centro. E per noi il centro è certamente l’antieroe antisistema: stupido sì, ignorante a tal punto di non conoscere fondamentali leggi della fisica, ma che colpisce il vero nemico: le banche. Brecht diceva “cos’ è l’effrazione di una banca di fronte alla fondazione di una banca?”. Nei primi 2000 invece un aspirante concorrente del Grande Fratello (TV), alla domanda: “E’ il sole che gira intorno alla Terra o la Terra che gira intorno al sole?” rispondeva: “Il sole gira dentro la terra”. Questo a testimonianza che esistono persone, al mondo, che non sanno su che pianeta vivono, e di conseguenza potrebbero tranquillamente ignorare le fondamentali leggi di cui sopra, come il nostro McArthur.
Ignoranza e coraggio
Forse qualcuno di noi ha pensato, da ragazzino, di sollevare un divano dopo aver mangiato spinaci, per l’effetto fortificante immediato che quella prodigiosa pozione conferiva. Questo caso è analogo, solo che l’adulto McArthur Wheeler usa dei limoni dell’invisibilità, e non è solo l’essere adulto a rendere interessante la cosa, ma anche il coraggio che l’efficacia del talismano –per lui evidentemente garantita – gli infonde. Così, seppur per mire personali. Se la prende contro il vero nemico, le banche (altro motivo di interesse e simpatia per noi) uscendone ovviamente sconfitto (ma non per noi) e come un Don Chisciotte “ribaltato”, attacca un nemico reale sicuro di essere invisibile.
TEATRO TRASTEVERE
Via Jacopa De’ Settesoli, Roma
MAR-SAB h 21
DOM h 17:30
Biglietti: 13 euro+ 2 euro tessera associativa