Nel cuore di Pest, tra via Király e via Rákóczi, tra sinagoghe, caffè, negozi kosher e musei risuonano i ritmi klezmer e l’intensa musica popolare ebraica. Arricchita dagli antichi folclori magiari, bulgari, boemi e transilvani, racconta il presente e il passato di una delle più grandi comunità ebraiche d’Europa. E’un’atmosfera di altri tempi, un viaggio che inizia nel Trecento – antichi documenti attestano una sinagoga nel 1307 – e continua nella quotidianità delle oltre centomila persone che vivono nella Budapest ebraica, nei profumi di Dob utca (al Caffè Spinoza, ogni settimana, nel corso di performances klezmer locali, vengono serviti piatti della antica tradizione ebraica) e dei tanti piccoli ristoranti kosher di via Kazinczy.
Il VII Distretto rispecchia nel suo elegante quartiere residenziale lo sviluppo industriale promosso dagli ebrei. Nel 1873, infatti, dopo l’unione di Buda, Pest e Óbuda, la comunità ebraica contava duecentomila persone e ben centoventicinque sinagoghe. Nel 1900 il 25 per cento della popolazione apparteneva alla comunità. E’ dunque naturale che sia qui la sinagoga più grande d’Europa, terza al mondo dopo quelle di New York e Gerusalemme: la monumentale Dohány, (dal nome della strada in cui si trova) costruita tra il 1854-59 su progetto di Ludwing Förster e restaurata negli anni Novanta. Stile bizantino-moresco, con mattoni colorati e decorazioni in ceramica all’esterno, sormontati da due alte torri (43 metri) con cupole a cipolla. Non meno spettacolare è l’interno, ripartito in gallerie a due piani in legno (una per gli uomini, una per le donne), con vetrate artistiche e ricche decorazioni della volta.
Il nazismo, come noto, privò la comunità ebraica ungherese di ben seicentomila persone. Una storia ben raccontata nel Museo Ebraico, che conserva una ricca collezione di oggetti religiosi e di uso quotidiano degli Ebrei d’Ungheria: la sala della Shoah, attraverso immagini e testi, ripercorre l’eccidio della comunità ungherese. Nel giardino alle spalle della Grande Sinagoga riposano migliaia di ebrei morti nel ghetto durante l’inverno 1944-45 e qui si trova il famoso albero della vita, scultura di Imre Varga raffigurante un salice piangente sulle cui foglie è impresso il nome di quei martiri. Tra le molte memorie della tragedia ebraica, una delle più toccanti resta il monumento “Scarpe sul Danubio” che allinea sessanta paia di scarpe di bronzo sul Lungodanubio, vicino al Parlamento, per ben 40 metri, in memoria delle persone fucilate sul fiume nel 1944-45: le costrinsero a camminare per circa due chilometri a piedi sulla neve, completamente nude, legate per i polsi a due a due, le fecero inginocchiare sulla riva e poi le uccisero con un colpo alla nuca.
Provate a seguire le tappe della Budapest di Giorgio Perlasca, l’uomo che nell’inverno del 1944-1945 riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica. Aveva l’ufficio al sesto piano dell’Hotel Astoria ma abitava alla Kék Duna Pánzió. In quel periodo, le case spagnole raccoglievano circa tremila persone protette e si trovavano a Légrády Károly utca 25-33-44, Pannónia utca 44- 48, Návay Lajos utca 4, Fönix utca 5, Szent István Park 35. Ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo è piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem. All’hotel New York sono state girate molte scene del film “Perlasca”.
Tra scolorite facciate, insegne ebraiche, locali e negozi tipici si arriva ad un’altra importante sinagoga che si trova in Kazinczy utca: piccola come i palazzi di questa via, è il cuore della comunità ebraica ortodossa di Budapest. La sua facciata austera risale al 1909 e riflette il rigore etico mentre l’interno è un gioco vivace di colori e luci. In via Rumbach, non molto distante, ecco la terza sinagoga, a firma del grande architetto viennese Otto Wagner. Realizzata nel 1872 per gli ebrei ortodossi della corrente moderata, è inconfondibile nelle sue influenze orientali – con le due torri che evocano i minareti musulmani, mentre l’interno è dominato da blu, rosso e oro – e la facciata decoratissima a mattoncini policromi in giallo-arancione e fregi dorati.
Per gli amanti dello shopping, Kiraly utca è una delle vie più note e segna il confine settentrionale del Quartiere Ebraico (nei dintorni troverete ottimi ristoranti, pub e caffetterie). Sulla strada Vasvari Pal si trova, nascosta in un cortile circondato da edifici residenziali, una sinagoga costruita in una commistione di stili tra neo gotico e neo romantico. L’edificio, restaurato nel 1990, è utilizzato come scuola per gli studi giudaici. Passeggiate su Viale Andrassy, sito Patrimonio dell’Umanità, noto per la sua importanza finanziaria e commerciale e per il ruolo svolto nell’aiutare i programmi di evasione degli Ebrei nel XIX secolo: sarà un buon modo per riflettere sull’identità culturale miracolosamente preservata, raccontata nel respiro di edifici ottocenteschi, botteghe e cortili nascosti.
Anna Maria De Luca