Il diario appassionato e pieno di speranza di una psicologa clinica, che si trova dall’“altra parte”, a vivere su di sé l’esperienza della malattia. Ma la scoperta della sclerosi multipla non abbatte Federica, che riesce a fare della fragilità il punto di forza della nuova se stessa. Il libro si conclude con una lettera di Marco Trabucchi, già presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria. Cosa accade a una psicologa clinica che scopre di dover combattere una grave malattia?

Incipit «Continuo a ripetere nella mia mente, in silenzio, con fermezza nei pensieri: “Io ho la sclerosi multipla, io ho la sclerosi multipla”. Lo faccio mentre lascio lo sguardo tra il cemento e la cupola di una chiesa che non riconosco, lo faccio mentre aspiro questa sigaretta che non dovrei fumare, sul terrazzino dell’ospedale che da qualche giorno è diventato la mia casa e dove comincio a riconoscere i passi nel corridoio, i tempi del mattino, i suoni dei carrelli, il cambio delle luci. Continuo a ripetere “Io ho la sclerosi multipla” e quel pronome assume un peso notevole, perché stavolta quella malattia parla a me. Sembra passato tanto tempo da quando ho deciso di non sottovalutare i sintomi, i formicolii, le parestesie, l’addormentamento degli arti, i dolori, i problemi alla vista. Sembrano essere trascorsi mesi, eppure solo pochi giorni fa mi presentavo al pronto soccorso in bici, con la mia borsetta; io che ho sempre evitato medici, visite, controlli, stavolta capisco di non poterne più fare a meno. Mi sembra così poco, perché è stato tutto rapido e improvviso. Mi sembra così assurdo perché l’ultima foto presente nella galleria del mio telefono era stata scattata ore 10 prima sulla costa ligure, ero lì sorridente e inconsapevole, camminavo senza sapere che le mie gambe stavano già per cedere».

Nota al testo di Federica Falzone: «La scrittura è stata sempre centrale nella mia vita. Dopo la diagnosi trasformare in pagine ogni emozione è stato naturale, condividerle è stato più difficile. Romanzi e poesie precedentemente pubblicati non contenevano così tanto di me. Questo volume non è il racconto della malattia ma uno scrigno di osservazioni sulla cura. Stare “dall’altra parte” ha reso ancora più profonda la certezza del mio lavoro di ogni giorno da psicologa: la gentilezza, lo sguardo alla storia di ciascuno è fondamentale. Quando tutto inverte la rotta, qualcosa di essenziale rimane ed è necessario custodirlocoltivarlo. Intrecciare le mie parole alla lettera del Professor Trabucchi è stato un privilegio. Attraverso la sua professionalità e umanità ho modellato gran parte del mio senso di cura»

Nota del Professore M. Trabucchi: «La lettura del testo della dottoressa Falzone mi ha ricordato alcune parole chiave che caratterizzano mio impegno professionale: la fedeltà alla persona che soffre, il dovere di sviluppare la ricerca per combattere la sofferenza, l’attenzione alla complessità che caratterizza la vita di ognuno, in particolare quando la malattia ne diviene compagna dolorosa, l’impegno per un’accurata formazione di chi è al servizio delle persone fragili nella famiglia e nei servizi. Per tutto questo, grazie dottoressa Federica».

Federica Falzone è psicologa clinica. Si è laureata a Palermo con una tesi su attaccamento e trauma e ha conseguito un master in psicogeriatria. Lavora dal 2019 presso la Fondazione Madonna della Bomba Scalabrini di Piacenza. Si occupa di sostegno psicologico e di formazione. È autrice di articoli a scopo divulgativo, racconti e romanzi. Il suo ultimo libro è Il mare che ci abita dentro (TraccePerLaMeta 2023) www.federicafalzone.it

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