La nostra rivista, lo sapete, si occupa del mondo dei viaggi e dell’arte ma è anche molto attenta a chi riesce a continuare ad amare i viaggi, i teatri, il cinema pur soffrendo di particolari patologie o disabilità. Ed è per questo che riteniamo importante segnalare ai nostri lettori una notizia di poche ore fa che riguarda una condizione che tocca la vita di quasi due milioni e mezzo di persone, circa 100 mila nel nostro Paese: la sclerosi multipla secondaria progressiva. Esiste una sperimentazione, che potremmo definire italo – inglese, che sta dando risultati grazie al trapianto di cellule staminali cerebrali: lo afferma l’autorevole rivista Cell Stem Cell che ha dedicato la copertina proprio allo studio di cui stiamo per parlarvi e che, grazie appunto ai risultati conseguiti, apre finalmente la via agli studi clinici di fase 2.
Il trapianto di cellule staminali cerebrali
Il trapianto di cellule staminali neurali direttamente nei ventricoli laterali del cervello è stato effettuato per la prima volta nell’uomo, coinvolgendo quindici pazienti affetti da Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva in fase avanzata. La paternità di questo studio -ideato dal prof. Angelo Vescovi dell’Università di Milano – Bicocca (direttore scientifico dello stesso IRCCS), in collaborazione con il prof. Stefano Pluchino dell’Università di Cambridge (UK) – è dell’Ospedale IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza (CSS) di San Giovanni Rotondo. In sintesi, lo studio dimostra che il trapianto di cellule staminali cerebrali in pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva è sicuro, molto ben tollerato e con possibili effetti duraturi e protettivi da ulteriori danni al cervello dei pazienti. I pazienti sottoposti al trapianto sono stati monitorati per 12 mesi. Durante l’intero anno non sono stati riscontrati decessi o eventi avversi gravi dovuti al trattamento. Gli effetti collaterali sono stati modesti, temporanei e comunque reversibili.
I risultati
Tutti i pazienti all’inizio del trial clinico mostravano alti livelli di disabilità – erano per esempio
costretti ad utilizzare la sedia a rotelle – ma nel corso del monitoraggio di dodici mesi non hanno mostrato alcun aumento del grado di disabilità o un peggioramento della sintomatologia. Nessuno dei pazienti ha inoltre mostrato sintomi che indicassero una recidiva o, segni di progressione clinica, suggerendo una sostanziale stabilità della patologia.
I risultati di questa sperimentazione clinica di fase 1 – pubblicati, come dicevamo prima, sull’autorevole rivista Cell Stem Cell che ne ha colto l’importanza a tal punto da dedicare loro l’onore della copertina – aprono finalmente la via agli studi clinici di fase 2 di questa devastante malattia. Lo studio rappresenta un passaggio fondamentale nello sviluppo di terapie cellulari avanzate per le forme progressive di Sclerosi Multipla, patologia per la quale non esiste attualmente una terapia curativa. Alla sperimentazione hanno partecipato anche l’AOSP S. Maria di Terni, l’Università del Colorado e l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) con sede a Lugano in Svizzera, presso il quale è stata centralizzata la valutazione delle immagini radiologiche. Lo studio, in parte supportato dalla Fondazione CARIT (Terni), generosamente sostenuto dalla Regione Puglia, è stato avviato su iniziativa di Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita dello Stato Vaticano.
La questione etica
Come sottolineato dal prof. Vescovi, le cellule staminali cerebrali utilizzate sono scevre da
problematiche etiche in quanto isolate da feti deceduti per cause naturali. È inoltre particolarmente rilevante il fatto che, da un singolo donatore, sia stato possibile ottenere un numero virtualmente illimitato di queste cellule staminali. Questo significa che, nelle sperimentazioni a seguire, si potranno usare le stesse cellule per tutti i trattamenti, risolvendo l’enorme problema della mancanza di riproducibilità tra studi diversi, dovuto principalmente all’uso di cellule provenienti da diversi donatori.
Gli effetti
Un aspetto degno di nota è inoltre emerso dalla valutazione post-trapianto del “volume cerebrale complessivo”. Nei pazienti sottoposti al trapianto, si è osservato che, tanto più alta era la dose di cellule staminali trapiantate, tanto più si notava una diminuzione del volume cerebrale. L’ipotesi è che il fenomeno possa essere legato ad un effetto anti-infiammatorio o anche neuroprotettivo dovuto all’azione delle cellule staminali cerebrali iniettate.
Questa interpretazione ha trovato ulteriore riscontro nei rilevanti cambiamenti molecolari che le cellule staminali cerebrali hanno prodotto nel corso dello studio clinico. I ricercatori hanno infatti misurato, nel fluido cefalorachidiano (che bagna il cervello e le sue cavità) dei pazienti trapiantati, le variazioni nei livelli di alcune molecole collegate ai meccanismi attraverso i quali il tessuto nervoso utilizza e metabolizza gli acidi grassi, anche per produrre energia.
Si è osservato come, quanto maggiore fosse la dose di cellule staminali trapiantata, tanto maggiori fossero i livelli di acidi grassi rilevati nel liquido cefalorachidiano dei pazienti. Aspetto di notevole importanza è che i livelli persistevano elevati per un periodo di almeno un anno dal trapianto. Spiega il prof. Stefano Pluchino: “È assolutamente necessario sviluppare nuovi trattamenti per le forme progressive di SM e siamo molto soddisfatti dei risultati che abbiamo ottenuto e che rappresentano un passo in avanti fondamentale per lo sviluppo di terapie cellulari per il trattamento della SM”
Trenta anni di ricerche
Il prof. Angelo Vescovi ha commentato: “Siamo consapevoli del fatto che il nostro studio ha delle
limitazioni legate alle sue piccole dimensioni e a possibili effetti confondenti derivati dai farmaci
immunosoppressivi – Ciononostante, il fatto che il nostro trattamento sia sicuro e che gli effetti
correlino con la quantità di cellule iniettate, mantenendosi per oltre 12 mesi, significa che possiamo procedere alla fase successiva del trial clinico (fase 2), anche grazie alla disponibilità delle cellule staminali già prodotte e conservate nell’ officina GMP (autorizzata AIFA) di Casa Sollievo della Sofferenza, grazie alla quale – unico caso al mondo – la disponibilità del farmaco cellulare non sarà più un problema”. Entrambi gli scienziati hanno concluso: “Ci sono voluti quasi 30 anni dalla scoperta delle cellule staminali cerebrali per arrivare a questo trattamento terapeutico sperimentale. Ora si apre la strada verso studi di efficacia più ampi, che seguiranno a breve”.
Revert Onlus
La Fondazione Revert Onlus è nata nel 2003 (con il nome di Associazione Neurothon Onlus) con il fine di trovare una cura alle malattie neurodegenerative che, al momento, non lasciano alcuna speranza di guarigione. Per questo scopo si impegna a finanziare, promuovere e incentivare la ricerca sulle cellule staminali cerebrali e la sperimentazione clinica sull’uomo.
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza Sin dal 1991 l’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza è stato riconosciuto dal Ministero della Salute come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico specializzato in “malattie genetiche ed eredofamiliari”.
La riconferma dello status di IRCCS negli anni successivi ha portato ad una modifica delle aree di afferenza in “Malattie genetiche, terapie innovative e medicina rigenerativa”. Con la recente riforma degli IRCCS (decreto legislativo 23 dicembre 2022, n. 200) le aree di afferenza sono state ulteriormente modificate in: “Oncologia, Neurologia e Diagnostica”. L’Ospedale conta circa 2.700 dipendenti tra medici, infermieri, biologi, operatori socio sanitari e operatori non sanitari. Di questi, circa 150 professionisti biomedici – tra biologi, medici, biotecnologi, statistici, ingegneri, bioinformatici e tecnici – sono dedicati esclusivamente alle attività di ricerca scientifica. 4 sono le
aree di ricerca, 192 sperimentazioni cliniche attive. Casa Sollievo della Sofferenza è l’unico ospedale ad aver trapiantato staminali cerebrali nei pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica e Sclerosi Multipla. Dalla seconda metà del 2015, è operativo il nuovo Centro di Ricerca di Medicina Rigenerativa ISBReMIT, struttura all’avanguardia per concezione e dotazioni nell’ambito della medicina traslazionale per le malattie genetiche, degenerative e oncologiche. La struttura ospita, tra i laboratori ad altissimo contenuto tecnologico, una cell factory e laboratorio per la produzione di biofarmaci in regime di Good Manifacturing Practice, vale a dire per uso clinico.