A Barumini, Francesco Tanda e Ireneo Matta ci fanno scoprire gli strumenti tradizionali sardi che costruiscono con le proprie mani. Un’arte antica che racchiude l’anima dell’isola e che Francesco e Ireneo stanno cercando di trasmettere ai più giovani andando gratis nelle scuole per suscitare nei più piccoli il desiderio di suonare questi strumenti che rappresentano la Sardegna nel mondo.
In particolare le launeddas, uno dei più antichi strumenti polifonici dell’area Mediterranea, distintivo della musica tradizionale sarda. Sembra che la sua origine risalga all’Età Nuragica: una statuetta di bronzo, nota come “Aulete Itifallico”di Ittiri, raffigura un uuomo che suona uno strumento a tre canne simile alle Launeddas. Si suona, come ci mostra Ireneo, con la tecnica della respirazione circolare.
Le tre canne hanno diverse misure e spessore, con in cima la cabitzina dove è ricavata l’ancia. Quella più lunga è priva di fori ed è il basso (basciu o tumbu) e ci dà una sola nota: quella della tonica su cui è intonato l’intero strumento, la seconda canna (mancosa manna) ha la funzione di produrre le note dell’accompagnamento e viene legata con spago impeciato al basso (formando la croba), la terza canna (mancosedda) non è legata alle altre due, ed ha la funzione di produrre le note della melodia. Le Launeddas si costruiscono con la canna mascu o cann’e Seddori, un tipo particolare di canna che cresce principalmente nel territorio intorno a Barumini e Sanluri.
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