In scena all’Argentina uno spettacolo spiazzante e apparentemente sconnesso ma profondamente toccante, fatto di flash, incontri, incidenti e partiture fisiche. Un grottesco incontro tra solitudini che non si incontrano mai. Bravissimi i cinque attori in scena, della compagnia lacasadargilla, co-diretto da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni: Caterina Carpio, Tannia Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano.
La storia prende spunto da un fatto vero – nel gennaio 2018, la Gran Bretagna, durante il governo guidato da Theresa May, nominò un ministro della Solitudine, il primo al mondo, e l’anno successivo fu inaugurato il relativo Ministero, «istituzione dalla natura politicamente ambigua e dalle finalità incerte – per lanciarsi in riflessioni attorno alla solitudine. E infatti lo spettacolo inizia con una sorta di segreteria telefonica: “Salve, il Ministero della Solitudine è sempre al vostro fianco, pronto ad aiutarvi in qualsiasi momento. Le linee sono ora intasate, si prega di richiamare più tardi”.
Soli, frammentati, i cinque attori si aggrappano disperatamente alle loro ossessioni e manie per sopravvivere nella solitudine. C’è Teresa, professoressa che voleva fare la scrittrice, sua figlia Alma, chiusa nella sua stanza con le cuffie, c’è l’apicoltore che cerca di avere un sussidio dal ministero, Primo, un webmaster che vive incollato al pc per moderare i post sui social.
Alma (Giulia Mazzarino) esce poco, le fa paura la materia che esplode, scompare e si trasforma. Raccoglie ogni traccia del proprio presente: il rumore di un’ape quando muore o come suona il mondo fuori dalla sua stanza. Dorme per sognare, a lungo e a colori. F. (Francesco Villano), è l’unico di cui non sapremo mai il nome completo, sempre alle prese con difficoltà economiche, chiede a più̀ riprese un sussidio al Ministero per la costruzione di un alveare; è ossessionato dal pensiero dell’estinzione. Primo (Emiliano Masala) è di poche parole. Ha come unico partner una Real Doll, Marta, con cui parla e accanto a cui silenziosamente sogna. Per professione è un “cleaner-moderatore”, pulisce i social network da contenuti giudicati non ammissibili. Simone (Tania Garribba) è un’impiegata del Ministero. È una sorta di emanazione stessa del Luogo: incarna i cataloghi, le procedure, i protocolli di tutti gli specifici casi di solitudine che le passano tra le mani. È una figura che intercetta, organizza e riscrive le tracce e le ‘vite degli altri’. Teresa (Caterina Carpio) è fatta di atti mancati, oscilla tra aspirazioni borghesi e bovarismo. Scrive un lunghissimo romanzo che presto presenterà̀ al mondo – o almeno così lei crede. Ha un linguaggio ridondante, acceso, letterario, che sembra girare a vuoto.
Il lavoro di riscrittura del testo, realizzato dai cinque attori in scena – con Fabrizio Sinisi alla cura della drammaturgia del testo e Marta Ciappina alla cura della drammaturgia del movimento – indaga la solitudine innanzitutto come incapacità, come difficoltà del desiderio – oggetto non controllabile per definizione – a trovare una corrispondenza. Spazio scenico e paesaggi sonori sono di Alessandro Ferroni, alle luci Luigi Biondi, ai costumi Anna Missaglia. Aiuto regia Alice Palazzi e Caterina Dazzi, assistente al disegno luci Omar Scala, assistente alla regia volontaria Laura Marcucci.
Scrive lacasadargilla: «Mantenendone ferma la natura “leggera” e incidentale – come nell’improvviso rendersi conto che la propria vita è racchiusa in un acquario – abbiamo immaginato una struttura articolata attorno a cinque vicende, cinque storie di solitudine. Dell’Istituzione Ministero ne viene definita la natura politica sostanzialmente ambigua e tragicamente comica. È un luogo dove la liberazione del desiderio può̀ attutire l’isolamento? Come si classifica una persona sola? C’è un sussidio di solitudine? In cosa consiste e chi ne ha diritto? Con cosa bisogna coincidere per essere definiti soli e dunque appartenere a una categoria riconosciuta? È lo scandalo della solitudine. È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite, siano essi vivi, deceduti, spettri o tutta la moltitudine degli incontri mancati. Solitudine tutta contemporanea, di un’allegrezza insidiosa e irragionevolmente lieve. Solitudine come atlante di ricordi, catalogo di gesti, per percorrere il mondo e trattenere qualcosa di un noi; solitudine incarnata in alcuni oggetti, quasi dei kit di sopravvivenza: uno scatolone con tutta la vita dentro, un barattolo di miele fatto in casa, una pianta di plastica verde acceso, un set da pic-nic pronto all’uso, come se fossero ‘sacche di storie’, utensili eccessivi e numinosi per un’esistenza fuori dal normale».
Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato In collaborazione con lacasadargilla Con il sostegno di ATCL
Info e orari
prima, martedì e venerdì ore 20.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
Anna Maria De Luca