Tutto esaurito stasera al teatro Prati che festeggia i suoi 25 anni di attività con O’Scarfalietto, commedia scritta da Eduardo Scarpetta nel 1881 ed ispirata all’opera francese “La Boulè” di Meilhac e Halèvy.
Era il 9 novembre del 1998 quando Fabio Gravina, per dare una “casa” alla Compagnia Teatrale che dirigeva sul territorio romano già da qualche anno. Suo padre, il commendatore Domenico Gravina, decise così di rilevare un locale destinato precedentemente ad una Tipografia industriale e farne un teatro nel cuore del quartiere Prati. Fabio, insieme agli architetti Angelo Preziosi e Giuseppe Pepe iniziòo così a progettare quello che è diventato il “piccolo salotto di Roma”, un gioiellino partorito in soli nove mesi, a tempo di record, grazie alla bravura della squadra di tecnici specializzati e operai capitanati dal geometra De Angelis.
E così, il il 9 novembre del 1998 fu Alberto Sordis a tenere a battesimo la prima apertura di sipario (definito tecnicamente all’imperiale), su una commedia di Peppino De Filippo e Armando Curcio dal titolo: “Casanova farebbe così!”. Quella sera, Fabio Gravina spiegò così la nascita della sua creatura: “Ho voluto realizzare un Teatro nel quale il pubblico si senta come in un comodo e confortevole salotto di casa; e ho studiato la collocazione delle poltrone in modo tale che da qualsiasi posto della sala si goda la stessa vista del palcoscenico: il nostro è un Teatro di poltronissime! Noi tutti del Teatro Prati ci impegnamo a fare tutto il possibile affinchè da oggi, 9 novembre 1998, si apra una nuova finestra su questa nobile arte”.
E ci sono riusciti in pieno! Da allora, da 25 anni, il teatro si è votato all’anima napoletana dell’arte diventando “il tempio del teatro napoletano” a Roma. Un luogo dove io stessa mi sono sempre rifugiata nei momenti della vita in cui più avevo bisogno di sorridere. E’uno scrigno di benessere nel cuore della capitale: qui rivivono ogni sera Eduardo e Peppino De Filippo, Armando Curcio, Eduardo, Vincenzo e Maria Scarpetta, Samy Fayad ed altri.
A Roma ormai si ride poco. Il teatro Prati è il luogo in cui andare se si vuole ridere e sentire la gente ridere con sentimento e cultura. In scena, fino al 26 novembre, O’Scarfalietto, di Eduardo Scarpetta con la regia di Fabio Gravina. Il primo atto si svolge nella casa di Amalia e Felice Sciosciammocca, giovani sposi, i quali, a seguito di continui litigi, che vedono coinvolti anche i loro camerieri, Michele e Rosella, decidono di separarsi chiamando in causa i loro avvocati Anselmo e Antonio. Nella lite viene coinvolto anche il malcapitato Gaetano Papocchia, uomo curioso e dal carattere singolare, che si rivolge ai coniugi per prendere in fitto una casa di loro proprietà nella quale sistemare la sua giovane amante, la ballerina Emma Carcioff. A questa crisi matrimoniale, in cui si inseriscono altri comici personaggi, scaturisce una serie di situazioni esilaranti, comiche e al limite del grottesco.
Felice Sciosciammocca è in sé storia del teatro: reso popolare al grande pubblico da Totò in tre film a colori (Un turco napoletano, del 1953; Miseria e nobiltà, del 1954, e Il medico dei pazzi sempre del 1954), è una maschera reinventata da Eduardo Scarpetta sulla scia del teatro dialettale di Antonio Petito, il famoso interprete di Pulcinella, poi adottata dallo stesso Petito che scritturò Scarpetta (che a 24 anni entrò appunto nella compagnia di Antonio Petito al teatro Sancarlino), conformando su di lui il personaggio di Felice Sciosciammocca che accompagnava Pulcinella. E qui bisogna aprire una parentesi perché il Pulcinella di Petito non era più lo scemo del villaggio ma un uomo di città furbo e insolente: il Pulcinella della Commedia dell’arte. Contestualizzando, alla fine dell’Ottocento, il teatro napoletano si trasformò da teatro borbonico di maschera a teatro di carattere e quindi anche Pulcinella doveva trasformarsi e diventare cosi la maschera del piccolo borghese povero ma ambizioso.
La scena del secondo atto è ambientato dietro le quinte del teatro dove lavora Emma, nel quale fervono i preparativi per il nuovo spettacolo. Qui si reca spesso Don Gaetano, che ricopre di gentilezze la ragazza, non sapendo che la stessa ballerina è amata anche da Antonio. E qui capitano anche Felice e Amalia, che pretendono a tutti i costi che Gaetano diventi loro testimone nella causa di separazione. Nella confusione generale si inserisce anche Dorotea, moglie di Gaetano, che, venuta a sapere della storia di suo marito con la ballerina, è decisa a chiedere giustizia.
Il terzo atto è ambientato in un’aula di tribunale, dove convengono tutti i personaggi della commedia e dove, dopo le testimonianze e le arringhe degli avvocati, la giuria potrebbe proclamare il verdetto finale. Ma nell’atmosfera esagerata e inverosimile delle storie di Scarpetta, tutto è possibile.
Testo e foto di Anna Maria De Luca