“Siamo tutti ologrammi dell’uno plurimo che ha nome Tempo.”
i
Terzo capitolo – dopo La veglia del sonnambulo (2016) e Tempo ventriloquo (2019) – di una trilogia dell’erranza, Mosaico del viandante mette in scena un tu – il viandante, appunto – meticolosamente seguito nei suoi continui quanto imprevedibili spostamenti e incontri dall‘io del poeta. Ne deriva una sorta di diario in seconda persona, nel quale l’io è tutt’altro che assente: l’io e il tu sono ognuno l’ombra dell’altro.
Il ‘tu viandante’, che evita gli itinerari lineari e precostituiti a vantaggio della pluralità, procede per libere associazioni e diramazioni, sia pure con la preoccupazione di rintracciare un filo conduttore via via che gli episodi-tasselli si accumulano. La sequenza cronologica è sovvertita dalle intromissioni della memoria. Il passato, benché intermittente, una volta recuperato si reclama come presente. L’andare del viandante nello spazio (spiagge solitarie, aree extraurbane con aeroporti e scali ferroviari, città dai grattacieli spettrali, la campagna dell’infanzia, fiumi in secca e altro ancora, sino a una pianura che sconfina nel mare) coincide allora, inevitabilmente, con un nomadismo nel tempo.
Passato, presente e futuro si fondono in un’unica dimensione temporale trasfigurando il reale, peraltro inscalfibile tanto nei suoi mali congeniti (il “dissesto diseguagliato del mondo”) quanto nella cronaca più negativa – la pandemia, l’emergenza climatica, la minaccia nucleare – che si fa Storia e insieme distopia (“il pianeta azzurro a catafascio / rigattieri a raccoglierlo nessuno”).
Protagonista di un viaggio in espansione costante e giocoforza incompiuto, il viandante si imbatte infine in un mosaico raffigurante un suo lontano omonimo, un “rabdomante di sentieri / nella geografia del tempo”. Lì il percorso non si conclude ma si rinnova.
Adelio Fusé (1958) vive a Milano, dove ha lavorato nell’editoria. Ha pubblicato saggi su Sade, Kafka, Sartre, Handke, Eno (Materiali Sonori-Auditorium, 1999), i romanzi North Rocks (Campanotto, 2001), L‘astrazione non è la mia passione principale e Le direzioni dell’attesa (Manni, 2018 e 2020).
Per Book Editore, dal 2003 al 2019, sono usciti i libri di poesia Il boomerang non torna, Orizzonti della clessidra distesa, Canti dello specchio bifronte, L‘obliqua scacchiera, La veglia del sonnambulo (candidato al Premio “Camaiore” e finalista al Premio “Lorenzo Montano”, 2016), Tempo ventriloquo. Collabora con artisti, fotografi e musicisti. Cura una rubrica di musica e poesia sul sito altremusiche.it e scrive per varie riviste. Ha ottenuto un riconoscimento al Premio “Riccione per il teatro” (1981).
mmagini una pianura nella nebbia accoccolata
un lago di ghiacciato candore
un deserto delle stelle lo specchio
una spiaggia fra bagliori a mezz’aria assolati
eppure il Tempo lí maschera ferma
pausa che non oscilla
ogni impulso e fremito ormai espunti
dal bluff si smuove e ancóra si riaffretta;
conosci l’illusione che si fa inganno
ma ti serve lo sgomento
l’urto di rimando:
la revoca della stasi nel ridestarsi