Vi raccontiamo oggi la storia di un vino che nasce in una piccola frazione del comune di Alba: la sua storia è la storia della famiglia Piazzo.
La differenza tra Langhe e Roero? Guardate il video
Armando e Gemma
La storia inizia nelle Langhe. Non immaginatele come sono ora, terra di eccellenze enogastronomiche e di turismo. All’epoca, le Langhe erano la terra de “La Malora” di Fenoglio, un luogo povero da cui scappare. Il mondo contadino nel secondo dopoguerra era in crisi. Armando Piazzo e Gemma Veglia, entrambi figli di viticoltori, decidono di sposarsi e di andare controcorrente: invece di andarsene, restano nelle Langhe. Il loro desiderio era quello di seguire le tradizioni familiari e cosi decisero di fondare l’Azienda Piazzo e di appassionare alla vicenda anche la figlia Marina.
”Quaranta anni fa – spiega il nipote Simone – non era una scelta scontata privilegiare il Barbaresco, non era neppure una scelta scontata restare in campagna e comprare i terreni di coloro che scappavano in città era certamente un azzardo! Ma i miei nonni hanno puntato su una strada diversa e il tempo ha dato loro ragione. Oggi siamo una realtà solida, e questo ci permette di innovare e investire.”
Ecco la loro azienda
Marina e Franco
Ancor prima del matrimonio con Marina, Franco Allario è parte attiva nell’azienda del suocero, aiutando nella vendemmia e con i lavori in cantina. Quando Armando gli propone di entrare ufficialmente a far parte dell’azienda, Franco non ci pensa due volte: si licenzia dal precedente impiego e si butta anima e corpo nel nuovo lavoro.
Col passare degli anni si appassiona alla vinificazione e si dedica e alla promozione dei propri vini in tutto il mondo. Tutti insieme, consolidano l’azienda e rendono i “Poderi d’mugiot”, una grande cantina moderna e internazionale.
Nel 1985 nasce il loro primo Barolo. Oggi l’azienda conta oltre 70 ettari tra Langhe e Roero a prevalenza di Barbaresco e i Barolo, anche nei Comuni di Mango, Neviglie, Guarene e Novello.
Simone e Marco
Nel 2007 la conduzione dell’azienda passa definitivamente alla figlia Marina e Franco che, nel frattempo, hanno messo su famiglia: anche i figli Simone e Marco decidono di seguire le orme dei genitori integrandi l’esperienza delle generazioni precedenti con gli studi conseguiti nella scuola Enologica “Umberto I” di Alba.
Simone segue principalmente la gestione commerciale; grazie al carattere estroverso ed alle ottime doti comunicative gestisce con brio ed entusiasmo le visite alla cantina ed ai vigneti. Marco segue invece i diversi aspetti produttivi, dedicandosi in particolare al coordinamento ed alla gestione della cantina, ed all’università: sta studianmdo Viticoltura ed Enologia. Risultato: al Barbaresco ed al Barolo, si aggiungono il Langhe Nebbiolo, la Barbera d’Alba, il Dolcetto d’Alba, il Roero Arneis, il Langhe Chardonnay, il Moscato Asti e due prodotti più innovativi per la zona, uno spumante metodo classico a base Nebbiolo “MasSìm” ed un Merlot in purezza.
Oggi sono 300.000 le bottiglie prodotte ogni anno solo da uve di proprietà con sedici le etichette destinate per il 95% al mercato estero e per il restante 5% al mercato nazionale. La produzione vede in testa il Barbaresco con 55,000 bottiglie. Le sfide degli ultimi anni sono la conversione al green opera della terza generazione con Simone e Marco Allario Piazzo.
Verso il SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata).
Dalla vendemmia 2022, le normative green sono state applicate a tutti i vitigni di proprietà per sottolineare l’importanza della cura del territorio come bene fondamentale: i vini saranno quindi certificati secondo protocollo di sostenibilità SQNPI che ha l’obiettivo di valorizzare le produzioni agricole vegetali che rispettano norme di produzione integrata, riconosciuto a livello nazionale dai Ministeri di competenza e dalla Comunità Europea. Va sottolineato che l’adesione a questo modello di produzione è volontario e lasciato alle sensibilità dei produttori.
Spiega Simone Allario, che è anche Vice Presidente dell’Enoteca del Barbaresco:
”Vorremmo con questa scelta fare un po’ da apripista, cerchiamo sempre di innalzare il livello del nostro prodotto in parallelo alla cura del territorio, è giusto che queste scelta siano valutate da altri e che ci si apra a certificazioni di peso europeo. Questa è di fatto la prima vera certificazione per il vino sostenibile che parte dalla UE. Ci teniamo ad esser in prima fila.”
A tal proposito Piazzo si attiene infatti al Decreto interministeriale che il Ministro dell’Ambiente e il Ministro delle Politiche Agricole siglato per poter coinvolgere il settore vitivinicolo, facendo chiarezza ed indirizzando produttori e consumatori verso scelte sempre più sostenibili coniugando tecniche produttive compatibili con la tutela dell’ambiente naturale con le esigenze tecnico-economiche dei moderni sistemi produttivi per innalzare il livello di salvaguardia della salute degli operatori e dei consumatori.
Le visite in cantina
Avete tre possibilità. Iniziamo dalla più semplice, la Classic Experience: visita guidata della cantina con introduzione alla storia, alla filosofia aziendale e alle tecniche di vinificazione e affinamento e degustazione di tre vini. La seconda opzione è la Deluxe Experience, stessa formula ma i vini da degustare sono quattro. La terza è la Neblorum Experience: introduzione alla storia, alla filosofia aziendale e alle tecniche di vinificazione e affinamento, viaggio sensoriale e gustativo tra le varie sfumature di Nebbiolo. In degustazione 5 vini a base nebbiolo tra cui i Cru e una Riserva di Barbaresco o Barolo. Infine, la Top Experience: visita guidata della cantina con introduzione alla storia, alla filosofia aziendale e alle tecniche di vinificazione e affinamento. Completa l’esperienza la degustazione di 5 vini classici della nostra tradizione tra cui un Barbaresco e un Barolo (escluse le Riserve).
L’attuale configurazione della cantina è frutto di acquisizioni fatte nelle Langhe sin dagli anni ’70 e proseguite nei decenni successivi fino alla configurazione della nuova cantina, terminata nel 1990. Alcuni appezzamenti inoltre, già coltivati da Piazzo, ma un tempo in affitto, sono stati acquisiti nel 2015: queste ultime acquisizioni sono avvenute nel territorio del Roero, si tratta di 8 ettari destinati alla coltivazione di Arneis, Barbera e Nebbiolo, che completano così l’offerta e la varietà di etichette. Anche il fatturato è in costante crescita, grazie anche all’export che ha registrato un forte incremento, permettendo alla cantina Piazzo di programmare sviluppo e investimenti, non solo economici, per valorizzare il territorio
Scelte difficili
“Uno dei versanti su cui si affaccia la nostra cantina storicamente dedicato al Barbaresco, è stato recentemente espiantato un vigneto di oltre 50 anni e qui è nascerà un nuovo impianto, sempre con uve nebbiolo per Barbaresco, ma con connotazioni diverse grazie a varietà colturali meno produttive contornate da una maggiore biodiversità in vigneto – dicono Simone e Marco – non solo barbatelle, ma anche arbusti, erbe aromatiche e piante da frutto, al fine di creare l’ambiente ideale per insetti e uccelli ed equilibrare così l’intero ecosistema.”
Non si tratta di scelte facili: un rimpianto su 2,5 ettari significa rinunciare, per almeno tre anni ai frutti di quel vigneto ed al relativo profitto. È un investimento economico ritenuto strategico per poter offrire ai consumatori un Barbaresco che soddisfi le nuove aspettative e rispetti gli standard qualitativi e sostenibili della cantina. Il nuovo vigneto a Barbaresco, sottolinea dunque questa scelta che resta un nuovo tassello per raggiungere l’obiettivo di convertire progressivamente tutta superfice vitata della cantina Piazzo ad altissimi standard di qualità, sempre più strettamente connessi al tema della sostenibilità.
Il modello di Coldiretti e il protocollo Green Experience
Da anni la cantina Piazzo applica il protocollo Green Experience, molto attento alla sostenibilità in vigna e in cantina. Si è iniziato applicando il modello di Coldiretti sui 13 ettari di appezzamenti vitati per il Barolo, a partire dal Comune di Novello, che hanno dato alla luce il primo Barolo green in questo anno. Un ritratto dei vini lo delinea Marco Allario Piazzo, a cui è affidato il prezioso lavoro in cantina per trasformare l’uva in vini iconici del territorio, ma anche connotati da uno forte personalità:
“Pensiamo che non necessariamente si debba aspettare anni per godere di un buon Barbaresco o Barolo. I nostri sono vini pronti anche in gioventù quando esprimono il carattere più puro e tipico del nebbiolo senza precludere, naturalmente, un lungo affinamento negli anni. Ricerchiamo la finezza e l’equilibrio immediati, una base solida che la naturale evoluzione in bottiglia trasformerà in una struttura elegante.”
Un’innovazione che però parte da radici lontane, anche per questo si è deciso di accogliere in cantina i visitatori ed estimatori con un programma “Time Machine” la macchina del tempo dei vini: il Barolo e Barbaresco è illustrato con un excursus in cui si va alla scoperta di bottiglie invecchiate, poi più giovani sino ad arrivare alle botti, al vino in fieri, per scoprire le potenzialità del Nebbiolo e immaginare il vino che verrà.