A Catania aprono i laboratori d’arte: cartapesta, ceramica, fotografia, si potrà entrare nelle grotte, assistere alla danza Butoh sui bastioni. Fare trekking tra i crateri e scoprire la real farmacia del Regno delle Due Sicilie. Si raggiungono Linguaglossa, Adrano e Viagrande. A Ragusa e Scicli ci si dedica invece alle cave, alle chiesette rupestri, ai percorsi sotterranei. E si sale sul treno del Barocco
Secondo weekend | 9 e 10 ottobre
CATANIA. 7 ottobre. A Catania sarà il fine settimana dei laboratori d’arte, delle passeggiate condotte dai ragazzi migranti, della danza Butoh e dei trekking sull’Etna. A Ragusa e Scicli si andrà all’indietro nel tempo, percorrendo cave sotto la città, indicando cappelle rupestri e chiese sconosciute, ma si potrà anche salire sul Treno del Barocco per scoprire un inedito ipogeo. Le tre città si preparano al loro secondo weekend di bellezza, al fianco di Palermo, Sciacca e le piccole Cefalù e Erice: insieme nel primo weekend di visite hanno superato le ventimila presenze, nonostante il tempo non proprio clemente.
Ed eccoci dunque al secondo finesettimana – sabato e domenica, 9 e 10 ottobre – , ai nuovi luoghi che aprono le porte, alle esperienze e passeggiate da gustare. A partire da CATANIA dove, programma alla mano, è facile immaginare il pubblico che sciama nei laboratori artigiani dalle cui mani nasceranno piccoli capolavori: a partire da AnRi con il suo minuscolo giardino, il mondo di cartapesta e la mostra “Terra-Luna A/R” racconti in piccole scatole “arredate”; SoRu, dove si restaurano tutte le cose che hanno un’anima e c’è uno spazio per i più piccini dove domenica è previsto un laboratorio nel segno di Kandinsky. L’altra chicca è Tabaré, creative espace di 5 artistee piccola galleria da ascoltare, visitando anche la mostra fotografica “Pianeta Etna” della reporter internazione Maria Vittoria Trovato; resta invece chiusa l’ex fabbrica Ega colpita dal maltempo. Questa settimana (sabato alle 16) si potranno percorrere i vicoli del centro con la guida di giovani migranti che racconteranno come alcuni angoli della città siano profondamente affini a quelli dei loro Paesi di origine. Si potrà assistere (sabato alle 19) al Bastione degli Infetti, ad uno spettacolo di danza Butoh con Valeria Geremia: con Roulette sembrerà di galleggiare tra le ombre, con movimenti simili a sprazzi di luce. Aprirà per la prima volta l’ex Real Farmacia del Regno delle due Sicilie, fondata nel 1794 da Salvatore De Gaetani, figlio dell’aromatario Domenico che faceva parte dei frati Riformati di Aci Catena: qui ci si muove tra scaffali, boccette, bilance e provette, e vi mostreranno un mortaio che pare provenga dalla testa di una statua del sovrano, “decapitata” per disprezzo. E alla Società Storica Catanese (che conoscono solo i cittadini e neanche tutti) si scoprirà la “stanza dei re” con documenti dal 1816 al dopoguerra i potrà scendere nelle cavità formate dalla lava sotto la città: della grotta dell’Amenano già si sapeva, ma quest’anno si aggiunge Grotta Petralia (visitabile solo domenica), un inatteso tunnel preistorico generato dal raffreddamento della lava. E apre sabato il palazzo centrale dell’Università dove da pochi giorni è esposto lo scheletro del più piccolo elefante nano mai esistito sulla Terra, presente fino a 500 mila anni fa. Tempo permettendo, sarà anche il weekend dei trekking sull’Etna, su sentieri poco conosciuti; tra i noccioleti di Linguaglossa, nelle ville eleganti e inedite arrampicate sul vulcano. Sabato alle 10, è anche in programma con Etna N’geniusa un’inedita passeggiata al Cimitero Inglese, per ricordare fra suggestioni poetiche e musicali, una pagina cruciale della storia recente della città. Sia sabato che domenica, alle 16, invece, si potrà fare un salto fuori porta ad Adrano per scoprire il ponte dei Saraceni, lungo le sponde del fiume Simeto, uno dei monumenti più antichi e meglio conservati, simbolo della dominazione araba sulla città.
Acireale, un ritorno. Inserita quest’anno nel programma di Catania, non va assolutamente persa Acireale: qui aprono i due musei gioiello, quello dedicato alle uniformi (solo domenica) e l’altro sui carri del famoso Carnevale; poi San Benedetto, un trionfo dorato; la seicentesca San Biagio e SS. Salvatore l’ex lazzaretto.
RAGUSA E SCICLI. Basta salire sul Treno del barocco per rendersi conto della bellezza del famoso Ragusashire: e sarà anche una scoperta perché la linea da Ragusa raggiunge Donnafugata, nel cuore della campagna iblea, tra carrubi, ulivi, muretti a secco, e qui vi faranno scoprire un ipogeo, piccolo ma veramente importante per le nicchie scavate nella roccia (partenza sabato alle 10,30 e domenica alle 11 dalla stazione ferroviaria di Ragusa). E’ soltanto una delle tante particolarità di un programma tutto da scoprire che porta alla scoperta di Ragusa e Scicli: nel capoluogo, da non perdere l’esclusiva visita al cantiere del Teatro della Concordia, la sala costruita a fine Ottocento a spese delle quattordici famiglie più ricche della città (il nome si deve proprio a questa inedita collaborazione); ma poi è caduto nel più completo dimenticatoio, trasformato in cinema, acquistato dal Comune ma chiuso da anni. Adesso il recupero: soltanto durante il festival si può visitare il cantiere di restauro, e sono stati tanti i ragusani che ne hanno approfittato lo scorso fine settimana.
Ma Le Vie dei Tesori seguirà anche nelle cave Gonfalone, le intricate latomie, 15 mila metri quadrati di cunicoli sotto la città: un percorso straordinario, inedito e assolutamente affascinante. Non si possono perdere il commovente retablo in pietra della chiesa di San Rocco, meno conosciuto di quello di San Giorgio, ma non per questo meno prezioso (che apre solo sabato e per la prima volta); gli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale; né la vista straordinaria su Ibla che si ottiene affacciandosi dal sagrato di Santa Lucia. E non dimenticate che al Cinabro carrettieri, scoprirete come due artigiani (Damiano Rotella e Biagio Castilletti) hanno intrigato stilisti internazionali come Dolce eGabbana. A SCICLI resterete veramente impressionati dall’imponente presepe della famiglia Caruso, 20 metri quadrati, popolati da oltre 100 personaggi, statuine alte 18 centimetri, realizzate dall’artista calatino Vincenzo Velardita: una vera immersione nel paesaggio ibleo, sì, ma tutto formato mignon. E sarà una scoperta inattesa anche il tratto delicato di Bartolomeo Militello, pittore, disegnatore e decoratore vissuto tra il 1899 e il 1983: sarà lui a decorare tra gli anni ’20 e gli anni ‘60 del Novecento, palazzi e chiese di Scicli, Vittoria, ma anche Vizzini e Palazzolo Acreide. I suoi bozzetti, disegni e schizzi di grandissima raffinatezza sono esposti per la prima volta al Museo del Costume e della cucina. Per il resto, questa edizione delle Vie dei Tesori a Scicli è tutta proiettata in verticale: si sale alle case scavate nella roccia di Chiafura, abitate dalla povera gente fino agli anni Sessanta, e si scendono i cento gradini della Grotta delle Cento Scale che conducono nella “pancia” del colle San Matteo, un antico passaggio che conduceva ad un polla di acqua dolce, necessaria in caso di assedio dei saraceni. E non dimenticate né la Madonna di Piedigrotta, ai piedi del Colle della Croce, di fronte al costone di Chiafura, con l’immagine della Madonna della Pietà scolpita in calcare dipinto, con il bordo scolpito a bassorilievo e popolato da puttini e simboli della Passione di Cristo. Sold out invece la passeggiata che conduce alla scoperta dei palazzi delle famiglie più abbienti della Scicli seicentesca, prima del terremoto.
Informazioni: 091 842 02. 53, tutti i giorni 10-18 www.leviedeitesori.com