La questione delle macchine per omaggiare Remo Bodei |
Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di lavoro e innovazione, di coscienza e biologia, segnalando le principali sfide poste dall’epoca in cui vita individuale e sociale sono interpretabili come sistemi di dati L’edizione 2020 sarà imperniata sulla parola chiave macchine. In oltre 40 lezioni magistrali saranno affrontate le varie declinazioni di questo tema, per far emergere le sfide poste da innovazione tecnologica e intelligenza artificiale a varie sfere del pensiero e dell’azione, dal lavoro alla salute, dalla politica alla vita di relazione, discutendone le prospettive e le implicazioni sociali ed etiche. Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti. Si tratta di un terreno di riflessione cui ha dedicato contributi essenziali Remo Bodei, compianto Presidente del Comitato scientifico del festival, di cui l’intero programma costituisce un grato e commosso ricordo. 1. Dominio, sottomissione e libertà In una prima pista si mostrerà come la questione delle macchine sia sempre connessa a una complessa relazione tra dominio, sottomissione e libertà. Mentre filosoficamente il tema della macchina rinvia all’artificializzazione del mondo, e quindi alla questione del produrre e della tecnica, sul piano dei rapporti sociali è evidente che il lavoro fissa confini tra dominio ed emancipazione, con le macchine che possono svolgere tanto una funzione di liberazione dai compiti più servili e faticosi, quanto una di sottomissione, in particolare nell’epoca in cui le trasformazioni dell’automazione implicano una nuova visione della padronanza umana sui processi di produzione. Enzo Bianchi traccerà lo scenario biblico e teologico della condanna al lavoro, mentre Umberto Curi e Ivano Dionigi ricostruiranno una genealogia greca della tecnica, nella sua ambivalenza di dono e inganno nel primo caso e per le conseguenze del prometeismo sui rapporti sociali nel secondo. Massimo Cacciari, componente del Comitato scientifico del festivalfilosofia, discutendo di lavoro dello spirito ricostruirà una linea di relazione complessa tra sapere e potere, conoscere e fare, mentre Roberto Esposito, introducendo la categoria di “macchinazione”, mostrerà i crinali attraversati dal fare al decidere. In una prospettiva più storica, Vittorio Marchis si soffermerà sulle diverse rivoluzioni della meccanizzazione. Con un occhio all’ultima rivoluzione industriale e alle trasformazioni digitali della produzione, Giovanni Mari discuterà il potenziale di autorealizzazione insito nei lavori cognitivi, mentre Stefano Zamagni richiamerà le differenze tra la conoscenza tacita dell’intelligenza umana e quella codificata tipica delle macchine, anche di quelle “intelligenti”. Segnalando che il rapporto tra macchine e schiavitù non è un semplice tema storico, Riccardo Staglianò ripercorrerà le vicende di un nuovo sottoproletariato, quello degli espropriati digitali che lavorano per le principali piattaforme globali. Poiché la tecnologia fornisce i mezzi, ma le economie stabiliscono gli obiettivi, Alessandro Aresu discuterà la questione geopolitica della concorrenza tecnologica mostrando come essa dipenda dalle forme di capitalismo praticate dai diversi player globali. Nelle questioni di dominio, Umberto Galimberti ricorderà come da tempo, nel rapporto tra uomini e macchine, la guida sia passata alle macchine. 2. Umani e artificiali Se la questione dei corpi riguarda il campo del lavoro principalmente nel senso del crescente consolidamento di un regime “esosomatico” della produzione, il corpo si pone anche come confine tra naturale e artificiale, non nel senso di un dualismo, ma in quello, etimologico, di una comunanza, punto d’incontro tra i rispettivi limiti. Il corpo è d’altronde il primo automa, come mostrerà Carlo Sini, mentre sempre più il ricorso a protesi di diversa origine e funzione impone una riflessione sul nostro Sé: ne parlerà Silvia Vegetti Finzi. Quanto pertenga all’anima e quanto all’automa sarà la domanda posta da Maurizio Ferraris. La retorica del potenziamento impone peraltro, come sosterrà Michela Marzano, una disciplina al corpo che sottopone le persone al dominio delle convenzioni. L’intera questione del post-umano, che riguarda l’autofabbricazione resa possibile dalle tecnologie, oscilla tra potenziamento riparatore e minaccia distopica, come sosterrà Barbara Henry. Il nostro presente è stato per molti versi, d’altronde, un futuro immaginato dalla fantascienza, che ha anticipato alcune questioni chiave del rapporto tra umani e robot, come mostrerà Carlo Bordoni. In discussione con molta riflessione teorica e in controtendenza con l’immaginario più diffuso, che pensa sempre ai robot in forma umanoide e in funzione dell’umano, Jeffrey Schnapp perorerà la causa di una loro autonomia. Barbara Carnevali, componente del Comitato scientifico del festival, si dedicherà alla questione della forma della macchina come oggetto tecnico e al tempo stesso proiezione di bellezza in cui si può esprimere e potenziare il proprio dell’umano. 3. Coscienza, calcolo e intelligenza Le macchine di ultima generazione sfidano il pensiero anche perché, essendo sostanzialmente non meccaniche, ma digitali, computazionali e “intelligenti”, chiedono di ripensare alcune facoltà essenziali dell’umano, quali l’idea di coscienza e di intelligenza. Roberta de Monticelli argomenterà che, essendo la coscienza il fondamento vissuto dell’intelligenza, essa è di per sé inattingibile alle macchine. In una diversa vena, Michele Di Francesco mostrerà che la mente umana ha essa stessa la forma di una rete connettiva ed estesa, in modo prioritario rispetto alle stesse macchine intelligenti. Eric Sadin discuterà il modo in cui l’intelligenza artificiale consenta – o impedisca – la formulazione di enunciati veritieri sul mondo. Nel rapporto tra uomo e macchina, e nelle reciproche imitazioni, sono subentrate notevoli discontinuità e accelerazioni. Elena Esposito mostrerà come, in vari campi, gli algoritmi utilizzati per la previsione elaborino immense quantità di dati senza analogie con le operazioni dell’intelligenza umana e in un modo che finisce per essere ad essa opaco. Ciò pone la questione di come stabilire convenzioni di comportamento etico nell’uso degli algoritmi, e, più in generale, di che genere di fiducia si debba costruire nei confronti del digitale per arrivare a un rapporto collaborativo tra intelligenza umana e artificiale: saranno i temi discussi, rispettivamente, da Paolo Benanti e Milad Doueihi. 4. La vita come dato Al cuore dell’odierna questione delle macchine vi è l’idea che la vita stessa come fenomeno naturale sia comprensibile in termini di un sistema di dati, facendo interpretare la vita come dato. Cruciale nella biologia, l’idea che i processi vitali siano in ultima istanza dei processi d’informazione ha acquisito una notevole rilevanza nel momento in cui le scienze biologiche si sono incontrate con la cibernetica. Ne è scaturita non solo una nuova riconfigurazione teorica delle scienze della vita, ma anche una promessa di conoscenza e di salute senza precedenti: la conoscenza dei dati organici e biometrici, potenzialmente raccolti su una scala quasi totale, consentirebbe di realizzare condizioni di benessere pressoché illimitate. Proprio la riduzione della salvezza a benessere, cuore dell’odierna politica della vita, sarà il tema della lezione di Salvatore Natoli,mentre Francesca Bria affronterà la questione della democratizzazione possibile del controllo dei big data, verso l’istituzione di una sovranità civica dei dati all’interno di città intelligenti e digitali. Paolo Giordano, invece, districherà l’attendibilità della scienza dalle false promesse insite nelle fake news, sottolineando le mosse logiche che servono per rappresentarsi le evoluzioni esponenziali dei fenomeni, come per esempio nel caso dei virus. Mentre i fenomeni evolutivi del vivente trovano nell’errore e nell’imperfezione un fattore fondamentale di sopravvivenza e diversificazione, come mostrerà Telmo Pievani, le tecnoscienze possono diventare vera e propria credenza millenaristica, là dove l’attesa della singolarità promette azzeramento delle malattie e potenzialmente immortalità tramite l’uploading dei dati cerebrali nelle macchine: le avventure di questa mentalità transumanistica saranno discusse da Mark O’Connell. In una diversa vena, Alberto Oliverio si soffermerà su come il cervello possa venire potenziato tramite il ricorso a tecnologie interiorizzate che creano reti neurali miste, caratterizzate dalla collaborazione tra neuroni ed elettrodi. In controcanto, Stefano Massini tesserà un elogio della vita dal vivo, per ricordare che la vita non è solo biologia, ma anche relazione sociale. 5. Capitalismo della sorveglianza Più complessivamente, la prevalenza dei dati come fenomeno tipico della nostra epoca pone la questione del regime di sorveglianza che ne può derivare. Sul piano giuridico ed economico il capitalismo dei dati, che si fonda sul cosiddetto «mercato dei comportamenti futuri», solleva dilemmi attorno alla privacy e alla titolarità delle identità individuali, con profili etici cui la filosofia non può sfuggire. Più in generale, il consolidamento dell’infosfera investe le strategie di persuasione e propaganda, collegando in modo inaudito la potenza degli algoritmi con le scelte di consumo – tanto materiale, quanto politico – dei cittadini. Antonello Soro prenderà le mosse dalle tecnologie di contact tracing per discutere le complesse relazioni tra privacy e biosorveglianza, nonché il modo in cui esse mettono alla prova le democrazie. Giovanni Ziccardi seguirà invece il tema del monitoraggio e della tutela della riservatezza rispetto alle frontiere più avanzate della società dei sensori, come per esempio le tecnologie indossabili. Stefano Quintarelli e Massimiliano Panarari discuteranno il tema dell’estrazione dei dati nei due ambiti dell’economia e della politica, affrontando rispettivamente la questione del marketing degli intermediari tecnologici e quella della manipolazione dei comportamenti politici attraverso la creazione di una cyberpolitica nell’epoca della post-verità. All’esperienza del distanziamento che ha caratterizzato gli ultimi mesi, finendo per modificare le modalità del desiderio, sarà dedicata una riflessione di Massimo Recalcati. 6. La lezione dei Classici Completerà come di consueto il programma filosofico la sezione “Lezione dei classici”: grandi interpreti del pensiero filosofico presentano le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema “macchine”. Emanuela Scribano si soffermerà su L’uomo di Cartesio, testo fondamentale nella costruzione dell’idea per cui l’umano è macchina, mentre Paolo Galluzzi, attraverso Galilei, mostrerà l’avvento di una meccanica come scienza, in contrapposizione all’idea artigianale e pratica della meccanica. Federico Leoni ricostruirà la teoria bergsoniana dell’istinto, luogo in cui si condensa una specifica visione dell’automatismo. Simona Forti dedicherà il proprio intervento a Günther Anders, uno dei filosofi che nel secondo dopoguerra si è maggiormente confrontato con la questione della bomba atomica e con la prospettiva della distruzione dell’umanità. |