Una sera di marzo a Princeton, un fotografo insistente, un ultimo scatto prima di andare – e la foto di Albert Einstein che fa la linguaccia diventa un’icona del Novecento, a ricordare a tutti che si può essere geni senza perdere l’impertinenza. Un freddo giorno islandese, una stretta di mano tra due uomini in paltò davanti al mondo intero – Ronald Reagan e Michail Gorbačëv avevano messo la parola fine alla Guerra fredda. Una festa parrocchiale, una chitarra da 15 sterline e quel momento di coraggio che permette a John di presentarsi a Paul – se non ci fosse stato quell’attimo, yesterday sarebbe rimasto un giorno come un altro.
La storia di tutti, e anche la Storia con la S maiuscola, spesso gira intorno a un istante, un incontro, un giorno preciso. Due persone si imbattono l’una nell’altra, una telefonata accende la notte, certi sentieri si incrociano in nodi invisibili e improvvisamente c’è un prima e un dopo. Così nascono le leggende, così iniziano i movimenti che cambiano il mondo, così si ridisegnano i contorni di un’esistenza, o di molte più di una.
Come sfogliando un album di Polaroid, Valentina Farinaccio ci racconta le storie di quei giorni speciali: da Marilyn Monroe a Greta Thunberg, da Battisti e Mogol a Steve Jobs, da Raymond Carver a Massimo Troisi, ritroviamo in ogni racconto la magia e l’emozione di quando tutto è cambiato e nessuno lo sapeva ancora, di quegli attimi straordinari che appartenevano a un giorno qualunque. Quel giorno.
Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta (Mondadori), ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren e Adotta un esordiente. Giornalista e critico musicale, scrive per “Il Venerdì di Repubblica”, e parla di musica su Radio Capital e Rai1.