Una buona colazione a Svolvaer e siamo pronti per cominciare una nuova giornata alle Lofoten con Giver Viaggi e Crociere.
Partiamo con il traghetto per arrivare all’isola di Senja, famosa anche come isola dei Troll o “la Norvegia in miniatura”. Siamo nella Contea di Troms al di sopra del Circolo Polare Artico.
Una volta sbarcati a Senja prendiamo la strada Turistica Nazionale, 102 chilometri sui fiordi a picco sul mare freddo e cristallino, tra le montagne. Va da Gryllefjord a Bonham.
Lungo il percorso ci fermiamo in due punti panoramici, a Bergsbotn ed a Tungeneset, dove una passerella in legno permette di passare tra le rocce e raggiungere il mare.
Senja è la seconda Isola della Norvegia, paradiso per il trekking. Siamo a 69 gradi nord, circa 180 km dentro il circolo polare artico. Più la esploriamo più veniamo conquistati dalla sua immensa bellezza e dalle aquile di mare che sorvolano sopra le nostre teste. Paesaggi mozzafiato sulla costa e dolci colline all’interno: il nome Senja significa “divisa a metà”: da una parte i paesaggi costieri tanto simili alle Lofoten che abbiamo lasciato stamani, dall’altra le colline.
A Senja ci sono più alci che abitanti, il che crea un’atmosfera da notte dei tempi. Notiamo che moltissime case qui a Senja hanno terrazze, segno che i norvegesi amano molto stare all’aperto e sfruttare ogni ora di luce possibile per stare all’aria aperta, anche quando sono cosi tanto al nord, con neve quasi tutto l’anno.
Perché Senja è famosa come isola dei trolls, cioè delle montagne? Secondo la leggenda, qui vivono la maggior parte dei trolls di Norvegia e non solo quelli di montagna. I trolls sono personaggi che possono essere visti solo dai bambini. Se colpiti dalla luce del sole si trasformano in roccia. Le pietre dell’isola sarebbero dunque trolls che non sono riusciti a tornare a casa prima del sorgere del sole. Le pareti per le arrampicate a Senja sono infatti una delle più grandi attrazioni. A marzo di quest’anno sfortunatamente è andata a fuoco la statua di legno del troll di montagna, con sua moglie, più grandi del mondo, che si trovavano appunto su quest’isola. Se ne comprate uno in qualche negozio di souvenir, ricordate che un troll è un regalo impegnativo. Va regalato impacchettato e tenuto per 15 giorni al buio in un ambiente chiuso, esempio un armadio, perché si deve ambientare nel nuovo luogo. Nei quindici giorni successivi va tolto dal pacchetto e messo in un angolo della casa dove non arriva il sole: il troll non deve essere mai toccato dalla luce solare.
Christian Costa, il tour leader di Giver, ci spiega le ragioni di questa leggenda: per capirla è necessario tornare indietro nel tempo e metterci nell’ottica di genitori che tendono a tenere i bambini vicini per proteggerli dagli animali che avrebbero potuto aggredirli. Immaginate piccoli agglomerati di case con quattro, cinque, sei figli a famiglia. Durante la notte polare, anche se è quasi sempre piuttosto buio, i bambini non rinunciavano, cosi come non rinunciano neanche oggi, a giocare fuori ma c’erano lupi, orsi, ghiottoni, linci: tutti animali che possono aggredire un bambino.
Raccontare la storia del troll significava per i genitori indurre i figli a non allontanarsi troppo da casa. I trolls – ci spiega ancora Christian – sono molto presenti nella cultura popolare norvegese. Al sud, per esempio c’è il troll Dunga, una lingua di roccia che è la lingua del troll che esce dallo sperone della montagna 350 metri a picco sul lago. Qua sulle isole Lofoten c’è il Trollfjord, un fiordo meraviglioso di due chilometri e mezzo che non è visitabile via terra ma solo via mare (ci si va solo con il postale) e si dice sia abitato esclusivamente da trolls. Le grandi navi da crociera non possono entrarci (per fortuna). Oltre al Postale, nel fiordo abitato dai trolls passano le imbarcazioni dei pescatori che sventolano aringhe per attirare le aquile di mare. Uno spettacolo da vedere. Anche per questo, www.classtravel.it consiglia ai lettori che vogliono vivere una crociera sui fiordi norvegesi di scegliere il postale organizzato da Giver e non le grandi compagnie da crociera: l’Hurtigruten va in luoghi dove le altre navi non possono entrare, può passare sotto i ponti a dorso di mulo ed entrare anche nei fiordi più piccoli. Le grandi navi da crociera per andare dalle isole Lofoten a Tromso sono obbligate ad arrivare a Leknes, 50km prima di Svolvaer, ormeggiare e poi riprendere di nuovo il mare risalendo la costa nord.
Le Lofoten sono molto gettonate dai surfisti perché qui si può fare surf tutto l’anno in due condizioni uniche al mondo: surf con le orche (ad esempio sulla spiaggia di Umsted che è rotta migratoria per loro e quindi arrivano a ridosso della costa), e surf in pieno inverno sotto l’aurora boreale. Da Senja andiamo ora a Sommaroy, l’isola delle balene, famosa per il whale watching.
E’divisa in tre fiordi da sempre molto frequentati dai cetacei. Le orche sono intelligentissime ed è anche possibile fare snorkeling con loro in inverno, indossando mute speciali per il freddo: sono in grado di giocare con l’uomo, certo non come negli acquari: iniziano a studiarvi, ad imitarvi, nuotando verso l’alto e verso il fondale. Negli ultimi anni le balene e orche sono diminuite a
Sommaroy : non trovando più aringhe con cui cibarsi, hanno cominciato a non entrare più come prima in queste acque. In sostanza: gli uccelli marini producono il guano che alimenta il plancton che fa arrivare le aringhe. Venendo meno le aringhe vengono meno le balene e le orche. Una catena alimentare delicatissima. E’evidente come a queste latitudini le conseguenza degli squilibri ambientali del pianeta siano evidenti per ogni singola persona che vive qui. Da sette anni a questa parte si registra però una buona notizia: un ritorno di colonie di orche sulla costa norvegese, nelle acque dell’isola di Kvaloya.
Alla fine della giornata arriviamo a Tromsø. Siamo a 350 km dentro il circolo polare artico, la città più grande della Norvegia settentrionale, famosa per le sue luci e le notti boreali. Qui il sole di mezzanotte dura 64 giorni, dal 20 maggio al 22 luglio. Fondata duecento anni fa (ma i primi insediamenti umani qui risalgono a migliaia di anni fa), Tromsø deve la sua grandezza alle spedizioni artiche degli inizi del 1900, quando divenne punto di partenza per le spedizioni verso l’Artico: qua si trovavano gli equipaggi (sapevano che c’era il fortissimo rischio di non tornare più). . Da qui il suo soprannome: “Porta sull’Artico”.
Tromsø è famosa come la Parigi del Nord. Perché? Per la sua ricchezza: le spedizioni polari iniziavano da qui e qui facevano ritorno. Dalle Svalbard arrivavano le imbarcazioni degli esploratori cariche di pellami di orsi, foche eccetera. Gli esploratori vendevano tutte le loro merci ai commercianti che poi li avrebbero rivenduti a sud. Con i soldi guadagnati vendendo pellame compravano oro, tessuti preziosi ecc e quindi si comportavano come i parigini.
Tromsø ha 75 mila abitanti, 14 teatri e zero traffico. Ma poiché è sempre una questione di punti di vista, alcuni cittadini scelgono di uscire “dallo stress del centro città” che si trova sull’Isola di Tromsoya per andare a vivere nei quartieri residenziali di Kvaloya, raggiungibile facilmente in auto percorrendo un ponte spettacolare di circa 1220 metri. Se capitate in inverno non perdetevi il palio delle renne.
La città è nota per la vivace vita notturna e la scelta di ristoranti specializzati negli ingredienti freschi della regione artica. Le oltre 100 nazionalità della comunità multi-culturale di Tromsø, fanno del loro meglio per stuzzicare i palati locali, e non mancano steakhouse e pizzerie. Lo stile di vita è decisamente diverso da quello italiano, a cominciare dall’abbigliamento tecnico che viene indossato tutti i giorni anche nelle città, tranne ovviamente i sabato sera tacchi a spillo sulla neve delle ragazze più equilibriste. Le antiche case di legno sono tutte ben tenute e protette dalla Soprintendenza quindi non possono essere modificate neanche dai proprietari.