Poteva essere l’ennesimo caso di un’azienda che chiude i battenti sull’onda della crisi lasciando per strada decine di famiglie. La storia, in questo caso, è invece a lieto fine, a dimostrazione di cosa può avvenire (di buono) se si uniscono un settore pubblico che sa fare le giuste mosse per attirare investimenti e un imprenditore privato che accetta la scommessa.

Teatro della storia è l’Alta val di Sole. A Ossana, per la precisione. Dove ha sede la Fucine Film Solutions, impresa attiva da oltre quarant’anni nel settore delle pellicole per alimenti.
Tutto inizia 18 mesi fa, quando cinque dirigenti interni all’azienda decidono di rilevarla dal fondo tedesco-svizzero Gramax che ne deteneva la proprietà, tentando di darle un futuro e di risollevarla da una fase difficilissima. In poco più di un anno e mezzo, erano riusciti a migliorare le marginalità e il fatturato (aumentato da 22 a 25 milioni). Un passo in avanti importante ma non sufficiente: qualche settimana fa, una forte difficoltà finanziaria ha impedito di poter acquistare materie prime e costretto a bloccare macchine e produzione.

Due le alternative che si ponevano davanti: la chiusura “secca”, con conseguenze pesanti per i 62 dipendenti (numeri non da poco, per un territorio in cui vivono poco più di 5mila abitanti), o un intervento esterno per garantire la continuità produttiva e occupazionale e mantenere un importante presidio manifatturiero in montagna.
Quell’intervento è arrivato grazie a una “alleanza” tra i sindaci di quattro Comuni dell’Alta Val di Sole (Ossana, Pellizzano, Pejo e Vermiglio) e Trentino Sviluppo, l’agenzia della Provincia Autonoma di Trento istituita per favorire lo sviluppo sostenibile del territorio. I quattro enti locali hanno deciso di comprare da Trentino Sviluppo un’immobile di sua proprietà per destinarlo ad attività utili per la collettività. In questo modo, hanno fornito una parte della liquidità necessaria a finanziare il salvataggio della Fucine Film Solutions. Il modo in cui sono stati reperiti i fondi è una storia (virtuosa) in una storia già virtuosa. Risorse economiche necessarie a questa operazione sono state rese possibili grazie a una scelta lungimirante: dotare il territorio di piccole centrali idroelettriche sui corsi d’acqua della Valle che hanno garantito – oltre alla produzione di energia pulita – un risparmio economico che è stato possibile investire in questa occasione.

“Abbiamo fatto questa scelta nella convinzione che mantenere un’impresa in una zona di montagna è una cosa importantissima” spiega Luciano Dell’Eva, sindaco di Ossana. “Significa infatti non depauperare i territori di una presenza che dà lavoro e garantisce diversificazione economica”.

Ma i loro sforzi sarebbero stati vani se fosse continuato a mancare un imprenditore interessato a subentrare e a rilanciare l’azienda. A rintracciarlo ci ha pensato Trentino Sviluppo: è la Eriplast di Bassano del Grappa che, da ieri, è subentrata nella maggioranza delle quote dell’impresa.

Il contratto quadro che fissa tempi e modi per il passaggio di proprietà di Fucine Film Solutions è stato firmato ieri presso un notaio di Trento. Il piano prevede un investimento della Provincia autonoma di Trento, tramite la sua società Trentino Sviluppo, pari a 3,5 milioni di euro, mentre l’imprenditore privato acquirente investirà nel risanamento e rilancio di Fucine Film Solutions complessivamente circa 6 milioni di euro.

All’acquisto delle quote dai precedenti cinque soci, faranno seguito due step di ricapitalizzazione: un primo del valore di un milione di euro, equamente divisi tra Eriplast e Trentino Sviluppo, che entrerà quindi nella compagine sociale con 500mila euro, ed un secondo aumento di capitale da 2 milioni di euro dei quali 1.030.000 euro versati da Eriplast e 930.000 euro investiti da Trentino Sviluppo. La società pubblica di sistema andrà anche ad acquisire la porzione di stabilimento non ancora di proprietà, per un valore di 2.100.000 euro.

Liberato dall’onere di dover investire sui “muri” dell’azienda, la Eriplast potrà quindi concentrarsi sugli investimenti produttivi e tecnologici. Il piano di rilancio prevede infatti l’acquisto di una linea di produzione di PET per consolidare il mercato alimentare (2,5 milioni di euro già nel 2018) e di una nuova “spalmatrice” per accedere al mercato del medicale (2 milioni di euro nel 2019). Tutti salvi gli attuali 62 posti di lavoro, con la prospettiva di un incremento occupazionale fino a 75 unità lavorative per la fine del 2020, legato agli investimenti programmati. E, intanto, in queste stesse ore, la produzione è ripartita.

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