Effetti speciali sorprendenti e grande azione nell’ultimo film della Warner Bros Pictures, King Arthur: Il potere della spada. Un epico fantasy d’azione firmato dal regista Guy Ritchie che vi lascerà col fiato sospeso. In Italia uscirà il 10 maggio.
La storia la conosciamo tutti, è quella di re Artù, ma reinterpretata in chiave assolutamente nuova e moderna, caratterizzata dallo stile dinamico del regista Guy Ritchie (Operazione U.N.C.L.E., i film di Sherlock Holmes).
“Il nostro Artù non aspira alla grandezza – è il destino che gliela offre”, dice Ritchie. Con Charlie Hunnam (Sons of Anarchy di FX) e dal candidato agli Oscar® Law (Ritorno a Cold Mountain, Il talento di Mr. Ripley) nel ruolo del protagonista, il film è una versione irriverente del classico mito di Excalibur e segue il tumultuoso percorso di Artù dalla strada al trono. Dopo aver trascorso dieci anni negli Stati Uniti, Hunnam, che è nato a Newcastle, ha trovato che recitare senza un accento americano e poi individuare quello giusto per il suo personaggio, era una sfida insolita ma stimolante.
“Abbiamo discusso molto di quale accento avrebbe dovuto avere Artù, e abbiamo deciso che una pronuncia standard, moderna o storica, sarebbe stata sbagliata. Per un attimo abbiamo pensato a un accento cockney, ma per fortuna abbiamo lasciato perdere”, dice ridendo. “Artù doveva apparire immediatamente affascinante perché una storia così poco ortodossa potesse funzionare”, dice Wigram, “e Charlie è un tale bravo ragazzo e ha un tale carisma che lo rendevano perfetto per noi. Esprime benissimo l’impertinenza e la presunzione del personaggio, con la giusta combinazione tra spavalderia e vulnerabilità. Arrivava ogni giorno sul set con un’energia indomabile e il desiderio di fare, il che è stato magnifico”
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Le battaglie sono sequenze d’azione emozionanti che comprendono un grande spiegamento di archi e frecce, scontri all’arma bianca, inseguimenti pazzeschi lungo i sudici vicoli della città, e un mix di arti marziali e lotta a mani nude. Tutto girato in Gran Bretagna, tra il Galles e la Scozia, e nei teatri della Warner Bros. di Leavesden, con l’accompagnamento di una colonna sonora emozionante.
“Credo che il racconto più bello sia quello che accompagna un uomo in un percorso che trascende i suoi limiti e gli permette di evolversi, di diventare qualcuno che desidera qualcosa di più grande”, dice Ritchie, che ha partecipato alla scrittura del film e lo ha prodotto. “Nella nostra versione della storia, la vita di Artù ha inizi molto umili: è un ragazzo di strada vissuto in un bordello, che ha imparato a scontrarsi e a sottrarsi alla legge insieme ai suoi compagni. Poi le azioni degli altri – alcune con buone intenzioni, altre meno – lo costringono ad ampliare la sua visione di chi potrebbe diventare”.
Nel cast, nei panni della maga troviamo una bravissima Astrid Bergès-Frisbey (Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare), il candidato agli Oscar Djimon Hounsou (Blood Diamond -Diamanti di sangue, In America-Il sogno che non c’era), Aidan Gillen (“Trono di spade” di HBO) e Eric Bana(Star Trek). Guy Ritchie ha diretto il film da una sceneggiatura di Joby Harold e Guy Ritchie & Lionel Wigram, da un soggetto di David Dobkin e Joby Harold. Il film è prodotto dal premio Oscar® Akiva Goldsman (A Beautiful Mind), Joby Harold, Tory Tunnell, Steve Clark-Hall, Guy Ritchie e Lionel Wigram. David Dobkin e Bruce Berman sono i produttori esecutivi. Il team di creativi dietro le quinte comprende il direttore della fotografia candidato due volte agli Oscar® John Mathieson (Il gladiatore, Il fantasma dell’Opera), la scenografa candidata all’Oscar® Gemma Jackson (Neverland – Un sogno per la vita), il montatore James Herbert, la costumista Annie Symons e il supervisore VFX candidato agli Oscar® Nick Davis (Il cavaliere oscuro). Le musiche sono di Daniel Pemberton.
Anche se il famoso Camelot era un must, è stato il produttore/coautore Lionel Wigram a suggerire che si ambientasse la maggior parte dell’azione lontano dal castello, in un ambiente più urbano e si è scelta una versione antica della capitale inglese: la Londra romana, che allora era chiamata Londinium. “Ci sono state molte versioni diverse della storia di re Artù”, afferma Wigram, “in cui poteva essere un guerriero celtico o un centurione romano. Il mito ha attraversato i secoli ed è stato di volta in volta adattato ai diversi periodi storici in cui veniva raccontato. Vista questa ricca tradizione di interpretazioni, abbiamo pensato che, pur conservando gli elementi tematici essenziali, potevamo sentirci liberi di sviluppare una nostra rivisitazione della storia e divertirci con dettagli che speriamo sappiano parlare al pubblico di oggi”.
Ovviamente nessuna storia su re Artù sarebbe completa senza un po’ di magia. Ma al posto dei draghi i realizzatori hanno voluto creare un mondo mitico nuovo e unico, con “elefanti più grandi di un campo di calcio e serpenti dalle dimensioni di un treno della metropolitana!”, rivela il coautore/produttore Joby Harold. Un altro aspetto di discontinuità è che il mago più famoso dell’epoca, Merlino, appare solo brevemente. Il produttore Tory Tunnell spiega come il personaggio influenzi la storia malgrado la sua assenza: “Merlino ha sempre rappresentato il lato magico della leggenda arturiana, ma noi abbiamo voluto tracciare un quadro più ampio del concetto di magia, come non si è mai visto prima. Abbiamo immaginato una storia parallela del mondo di Merlino, di come i maghi possono interagire con le vite dei mortali, e anche il lato minaccioso e inquietante dei loro sforzi. Dopotutto questo è il periodo medievale visto attraverso l’obiettivo di Guy Ritchie, quindi è normale aspettarsi delle sorprese, e tutto è sempre molto emozionante”.
David Ponnet