ROMA – Non è facile da trovare, incastonata come è dentro l’ospedale di Trastevere, ma è da questa meravigliosa e misteriosa chiesa che prende il nome la famosa piazza San Cosimato. Costruita sulla sabbia che nella metà del X secolo era alle pendici del monte Gianicolo, questa bellissima chiesa – con i due chiostri: uno medioevale, realizzato intorno al 1230, l’altro risalente al restauro quattrocentesco di Sisto IV – nacque come monastero grazie ad un nobile romano, Benedetto Campagna, che lo dedicò ai “Ss.Cosma e Damiano in mica aurea” . Da dove nasce dunque San Cosimato? Deriva proprio dalla contrazione dei due nomi, Cosma e Damiano: erano due fratelli medici che curavano gratis i poveri (e per questo erano detti anargiri, ovvero senza denaro) e che furono decapitati, dopo lunghe torture. Accadde sotto Diocleziano, nel 303 a Ciro, presso Antiochia, dove furono sepolti.
Entrando in chiesa si scopre che l’altare centrale è doppio, nel senso che le suore di clausura che vivevano nel monastero seguivano la Messa su un secondo altare che si trova alle spalle di questo dedicato ai fedeli. Ebbene, il quadro che vedete nelle foto tra due colonne di marmo nero, è una copia dell’icona bizantina che raffigura una “Madonna con Bambino” (l’originale è all’istituto centrale del retauro). Su questo dipinto si tramanda una storia miracolosa e leggendaria: si ritiene che originariamente si trovasse all’interno dell’antica basilica di S.Pietro, ricoperto di ex-voto per le grazie ricevute nei secoli. Nel Seicento fu rubato, privato degli oggetti preziosi e gettato nel Tevere. Misteriosamente invece di affondare rimase a galla e fu ritrovato addirittura dal papa in persona (papa Leone X) sotto il ponte Senatorio. Il Papa fece costruire un tabernacolo ad hoc, sul ponte, ma ai romani non piacque questa sistemazione e cosi il quadro fu tolto da li e messo su un trave della chiesa di S.Salvatore a Ponte Rotto, cioè all’altezza dell’odierna piazza Castellani che poi però fu demolita per la costruzione dei muraglioni del fiume. Cosi l’immagine sacra rimase li finche finché un giovane la vide emanare miracolosamente raggi di luce. La staccò e la consegnò ai monaci di S.Cosimato e cosi arrivò in questa chiesa.
Tecnicamente, il monastero che il nobile romano fece costruire qui per Cosma e Damiano fu consacrato nel 1069, anno in cui terminarono i lavori, da papa Alessandro II (come ricorda la lapide rinvenuta nel 1892). I Benedettini Camaldolesi vi rimasero dal 1229 – anno in cui papa Gregorio IX assegnò loro il monastero – fino al 1234, periodo in cui il pontefice decise di affidarlo ad un gruppo di “Poverelle” inviato da S.Chiara. All’epoca Santa Chiara era infatti chiusa con le sue compagne nel monastero di S.Damiano in Assisi – per questo motivo si chiamavano “Recluse di S.Damiano” o Clarisse – e il papa decise di dare loro il monastero togliendolo ai Benedettini. Subito, le Clarisse ci misero mano e ristrutturarono l’edificio, grazie alla ricchezza della famiglia della badessa Jacopa Cenci.
Nonostante i lavori, la chiesa versava in condizioni disastrose tanto che nel Quattrocento intervenne lo stesso Papa Sisto IV per riedificare le fondamenta e parte del monastero, come scritto sulla cornice di marmo: “Sixtus IIII Pont Max Fundavit Anno IubileiMCCCCLXXV”. Dentro la chiesa si vede chiaramente la grata dietro la quale le suore di clausura seguivano la Messa senza entrare in contatto con i fedeli che erano nella chiesa. Nel presibterio a sinistra dell’altare maggiore, come si vede dalle foto, c’è una bellissima opera quattrocentesca di Antonio del Massaro, detto “il Pastura”, allievo del Pinturicchio, la Madonna col Bambino tra S.Francesco e S.Chiara. Nella cappella laterale c’è un altare che fu donato alle Clarisse di San Cosimato dal cardinale Alderano Cybo, formato da frammenti del monumento funebre del cardinale Lorenzo Cybo provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Popolo. Durante il Sacco di Roma, nel 1527, le settanta monache dovettero lasciare la chiesa per rifugiarsi nel monastero di San Lorenzo in Panisperna, per dodici mesi. Nel 1643, durante la costruzione delle mura gianicolensi, si voleva distruggere il monastero e le suore si batterono molto per salvarlo, opponendosi al massimo, finché, con decreto imperiale del 7 maggio 1810 il monastero venne soppresso ad opera del Governo francese in Italia: alle suore fu a quel punto assegnato il convento di San Silvestro in Capite.
Le Clarisse ritornarono nel monastero nel 1814 ma poi furon di nuovo costrette, durante gli scontri della Repubblica Romana (1848-49), a ritornare a San Lorenzo in Panisperna. Il 12 agosto 1891 la badessa ricevette l’ordine ufficiale di consegnare il monastero al Comune di Roma (con un Atto di esproprio della Congregazione Religiosa ed un successivo Atto di cessione) per la trasformazione in ospizio. Attualmente il monastero ospita alcuni reparti dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita ed è per questo, come si diceva all’inizio, che non è semplicissimo trovare questa meravigliosa chiesa, tanto centrale, a Trastevere, quanto misteriosa.
Anna Maria De Luca