Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla collina con le sue tredici torri. Nel Trecento erano 72, una per ogni famiglia benestante. La gara “a chi la faceva più alta” per simboleggiare il massimo simbolo di potenza medievale. Due sono gli assi principali: il primo è est – ovest, risale al X secolo ed è il più antico. Collegava il poggio della Torre, dove si trovava un castello vescovile, e la collina di Montestaffoli, luogo di Mercato. Il secondo asse è invece nord-sud, va dalla Porta San Giovanni alla Porta San Matteo, sul quale passava la via Francigena. Nell’intersezione delle due direttrici principali si trovano le piazze cittadine: piazza del Duomo e piazza della Cisterna. Piazza Pecori è un pittoresco slargo sul fianco della collegiata che assomiglia più a un cortile interno privato.
Inizia con un dono al vescovo di Volterra la storia della città delle torri: è il 30 agosto del 929 quando Ugo di Provenza firma il documento con il quale regala al vescovo il monte chiamato della Torre “prope Sancto Geminiano adiacente”. In verità, una leggenda che affonda nella notte dei tempi – ma di cui non abbiamo documentazione – racconta che ancor prima, nel 63 avanti Cristo, Muzio e Silvio, due fratelli, giovani patrizi fuggiti da Roma perché complici di Catilina, si rifugiarono in Valdelsa e qui costruirono due castelli: quello di Mucchio e quello di Silvia, futura San Gimignano. Comunque sia andata, di certo la storia di San Gimignano inizia legata al vescovado e continua nello stesso modo: il nome sembra derivi proprio dal nome del vescovo di Modena che durante le invasioni barbariche salvò la città dalla minaccia di Totila, apparendo miracolosamente sulle mura.
Tra storia e leggenda, un viaggio a San Gimignano assomiglia molto ad una passeggiata in una fiaba, attraverso una città che, nonostante gli aspri contrasti politici tra i guelfi sostenitori del papa ed i ghibellini sostenitori dell’imperatore, prosperò in molte attività, soprattutto agricole ma non solo. Quando l’arcivescovo Sigerico vi passò tra il 990 e il 994, San Gimignano (Sancte Gemiane, com’egli ricorda) era un castello della Chiesa volterrana. La via Francigena fu senza dubbio il motore del paese che costruì, all’inizio del Duecento, una forte cinta muraria. Cinquanta anni dopo già non bastava più: proprio a causa dell’espansione mercantile e della crescita demografica, infatti il secondo giro di mura risale alla seconda metà dello stesso secolo). Nel 1228, con la costruzione del palazzo del comune, si definì quel tessuto urbano che vediamo ancora oggi. La decadenza iniziò dopo la peste del 1348 quando la popolazione fu decimata e iniziò ad allungarsi su di lei l’ombra di Firenze. La bellezza di San Gimignano è qui nel suo “medioevo congelato”. Ad un certo punto, nel 1348, la città letteralmente si fermò, sottomettendosi a Firenze. Si “congelò” restando cosi come la vediamo oggi. Con la perdita dell’autonomia politica, le torri iniziarono a crollare, i palazzi a rovinarsi. Eppure nonostante la decadenza, il Quattrocento lasciò a San Gimignano meravigliose opere di artisti come Domenico Ghirlandaio, Benozzo Gozzoli, Benedetto da Maiano. La città toccherà il suo punto peggiore nel Seicento diventando, dopo la peste del 1631, uno dei luoghi più poveri del Granducato, con solo tremila abitanti. Ora è un meraviglioso centro, patrimonio Unesco, che attira ogni anno milioni di persone alla ricerca del Medioevo congelato, urbanisticamente e architettonicamente, ma anche lo zafferano di san Gimignano e la vernaccia.
E’un turismo culturale ma anche religioso quello che gira attorno a San Gimignano, il cui centro storico, è “conservato” da leggi nazionali e regolamenti locali rigidissimi. Il Duomo o Chiesa Collegiata è un tempio di fede e di arte, splendido simbolo di architettura romanica in Toscana. Si trova sulla sommità di una grande scalinata che domina il lato occidentale della piazza.Consacrato nel 1148, il duomo fu prima ristrutturata nel 1239 e poi ingrandito nel 1460 su progetto di Giuliano da Maiano. All’inizio era una semplice pieve, poi crebbe insieme alla città diventando Propositura nel 1056. La consacrazione vera e propria avvenne nel 1148 ad opera del Papa Eugenio III che si fermo qui mentre tornava a Roma lungo la Via Francigena. Dal pulpito della chiesa predicò Girolamo Savonarola. Diversi Cardinali furono Proposti della Collegiata: Giordano Orsini nel 1146 e Napoleone Orsini nel 1314, il napoletano Francesco Carbone nel 1389, Francesco Soderini nel 1495 e Baldassare Cossa, che fu poi l’Antipapa eletto nel 1410 e deposto nel Concilio di Costanza del 1414. L’interno della Basilica è interamente affrescata con le storie del Nuovo Testamento lungo la parete di destra, attribuiti alla Scuola di Simone Martini, e quelle del Vecchio Testamento sulla sinistra, ad opera di Bartolo di Fredi. Nel 99 parte del compenso lasciato per girare in duomo alcune scene del celebre film Tè con Mussolini (di Franco Zeffirelli) è stato usato per gli affreschi.
Per leggere le scene degli affreschi bisogna andare dall’alto verso destra per ognuno dei tre livelli presenti. Il Vecchio Testamento comincia con la Creazione del Mondo, per poi proseguire con quella dell’Uomo –Adamo nel Giardino dell’Eden – e quella di Eva. Si passa dunque al secondo livello ripartendo dall’estrema sinistra, dove troviamo l’espulsione di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, le vicende di Caino ed Abele, dell’Arca di Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè e Giobbe. Sulla controfacciata il Martirio di San Sebastiano, del 1465, e due bellissime statue lignee di Jacopo della Quercia, dell’ Angelo Annunziante e la Vergine Annunziata. Sopra, affreschi di Taddeo di Bartolo raffigurante Il Giudizio Universale con i Beati e i Dannati, evidentemente ispirati all’inferno dantesco. Fin dal XII secolo, la chiesa di San Gimignano è stata oggetto di particolari attenzioni da parte delle più alte cariche ecclesiastiche e la Collegiata ha goduto di particolari privilegi sanciti con Bolle e decreti papali. Nel 1239 iniziarono i lavori di ampliamento e di abbellimento che continuarono fino al Seicento. Nel duomo hanno trovato venerazione i santi della città: Santa Fina, il Beato Bartolo, San Piero martire, il Beato Ciardo. La cappella di Santa Fina, capolavoro del rinascimento toscano, si trova nella navata di destra, risale al 1468 ed è molto famosa per gli affreschi di Domenico Ghirlandaio raffiguranti San Gregorio che annuncia a Santa Fina la sua morte. devono esser lette dall’alto verso destra per ognuno dei tre livelli presenti. Il Vecchio Testamento comincia con la Creazione del Mondo, per poi proseguire con quella dell’Uomo –Adamo nel Giardino dell’Eden – e quella di Eva. L’ultima scena in alto mostra Adamo ed Eva che mangiano il frutto proibito. Per continuare a leggere le storie, dovete passare al secondo livello ripartendo dall’estrema sinistra, dove incontrerete l’espulsione di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, le vicende diCaino ed Abele, dell’Arca di Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè e Giobbe. Naturalmente anche San Geminiano, il santo vescovo modenese, ha le sue reliquie qui (è il patrono della città, la cui ricorrenza cade il 31 gennaio). In una cappella del transetto è collocato il celebre duecentesco Crocifisso ligneo policromo. Sugli archi che stanno su ogni navata sono rappresentati la Gloria del Paradiso e Le Pene dell’Inferno (opera di Taddeo di Bartolo, dal 1393 al 1403 circa): erano letti come un libro murale. . Dirigetevi, adesso, verso la navata successiva della basilica per proseguire con la rappresentazione delle storie, e più precisamente per vedere il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento.
Nella controfacciata interna della navata centrale è ora inserito il rosone contemporaneo, inaugurato il 31 gennaio 2003, dell’artista Marcello Aitiani. Per quest’opera il poeta Antonio Prete parla di «forme musicali della luce. Mentre esplorate, non dimenticate di andare a vedere un affresco che vi lascerà a bocca aperta, L’Annunciazione, attribuito a Domenico Ghirlandaio. E’ chiamata anche “del Battistero” perché si trova vicino ad una fonte battesimale esagonale fatto costruire nel 1472 dagli iscritti all’Arte della Lana, con formelle a bassorilievo delle quali la più importante raffigura proprio il Battesimo di Gesù. E, per finire, un giro sensorale nel giardino della Spezieria di Santa Fina, Lo Spedale di Santa Fina, il più importante ente assistenziale della città di San Gimignano, fu dotato, almeno dal Cinquecento, di una propria Spezieria, che acquistava o produceva i medicamenti sia ad uso interno che per la vendita esterna. Si trova nel meraviglioso complesso dell’ex Conservatorio di Santa Chiara.
Anna Maria De Luca