E’uno dei misteri mai chiariti quello della chiesa di Sotterra: come dice il nome, una chiesetta sotterranea scomparsa per secoli non solo dalla vista ma anche dalla memoria. Fu ritrovata solo alla fine dell’Ottocento, quando si decise di costruire un’altra chiesa, proprio nello stesso posto. Siamo tra Paola e Fuscaldo, in provincia di Cosenza, nei luoghi di San Francesco di Paola, il Celeste Patrono dei Marittimi d’ Italia.
La chiesetta ipogea si trova in campagna, a poca distanza dalla statale 18, a metà strada tra Fuscaldo – paese di Vienna, la madre di Francesco – e Paola, il paese del padre del Santo. E’un luogo davvero molto, molto particolare che apre ancora interrogativi, già dal nome misterioso: Sotterra. La chiesetta è infatti una delle più antiche della Calabria ed è stata dimenticata per secoli non solo “sotto” la terra, ma anche “sotto” il luogo scelto per la chiesa del Carmine: a testimoniare come la sacralità del luogo sia nello stato naturale delle cose, da tempo immemore, ben prima della decisione di edificare. Il mistero si infittisce: cosa rende un luogo sacro? Come mai il luogo scelto per edificare una chiesa era proprio lo stesso luogo già scelto secoli prima? E come mai la chiesetta scomparve?
La datazione della chiesetta è incerta, ma secondo gli studiosi potrebbe risalire all’VIII secolo. Subì diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo, fino a scomparire, forse in epoca cinquecentesca, a causa di eventi franosi o per una grande alluvione del torrente Palumbo, un corso d’acqua che ancora oggi è protagonista di diversi problemi in tema di dissesti idrogeologici. Di certo, le cavità naturali hanno una propria vocazione mistica: qualcosa che sfugge all’occhio e alla percezione sensibile e risuona solo nel cuore capace di stupirsi di fronte al mistero di Dio che non appare ma respira nell’intimo di chi anela a conoscerlo. Nella chiesetta ipogea si avverte chiaramente l’antica sacralità del luogo. Già scendendo i primi gradini che dalla chiesa del Carmine portano in questo antico tesoro, si avverte un’aura di mistero aumentato da un religioso silenzio. Si può parlare, in senso proprio, di “trascendenza di un luogo”: che sia sacro di per sé o che lo diventi, cioè che venga reso sacro da chi li abita. Nonostante secoli di oblio, gli affreschi bizantini sono arrivati fino a noi, bellissimi: sono figure bibliche dai molteplici stilemi artistici e sono ritenuti i più antichi dipinti della Calabria cristiana. Si trovano nell’abside: risalgono al X secolo e raffigurano la Vergine e i dodici apostoli. Ai lati dell’arco c’è invece una bellissima Annunciazione dipinta da un ignoto artista del sec. XIV-XV. Sulla parete sinistra ci sono due affreschi più “recenti”, risalenti al Quattrocento: una Madonna col Bambino e la figura di un Santo.
Non ci sono evidenze che dimostrino se nel suo eremitaggio, San Francesco abbia abitato anche qui nel suo lungo eremitaggio ma la vicinanza geografica e temporale aprono possibili risposte positive anche se non documentate. Di certo, chi ha abitato il luogo, secoli fa, lo ha scelto ed eletto come luogo di preghiera e di arte. Francesco elesse suo eremo un luogo impervio compreso nelle proprietà della famiglia, la famosa grotta che ora fa parte del Santuario di Paola ma nel 1435, altri si associarono a questa Sua esperienza, riconoscendolo come guida spirituale. E con i suoi, Francesco costruì una cappella e tre dormitori, dando, di fatto, inizio all’esperienza dell’Ordine dei minimi. Alle prime adesioni, se ne aggiunsero molte altre, tanto che il 31 agosto 1452 il nuovo arcivescovo di Cosenza, monsignor Pirro Caracciolo, concesse l’approvazione diocesana, atto che comportava la facoltà di istituire un oratorio, un monastero ed una chiesa. Di certo, il luogo vive anche attraverso la parola, ancor più attraverso la parola sacra: la preghiera. Non si può dire se sia stato qualcuno dei francescani ad usare o meno Sotterra come luogo sacro ma, senza dubbio, qualcuno quegli affreschi li ha fatti.
Dopo la riscoperta nel 1876, in modo fortuito, si sono moltiplicati gli studi e le teorie sulla chiesetta di Sotterra: secondo alcuni, era una cripta, secondo altri era l’oratorio di eremiti. Ha una navata unica, priva di colonnati e di transetto. Somiglia ad una basilichetta paleocristiana. E’sormontata da una volta a botte, suddivisa da tre archi in quattro campate, e un abside semicircolare. Camminando tra le pareti della piccola chiesetta, il pensiero va al modo in cui gli antichi personificavano le città: Antiochia, per esempio, raffigurata nel bronzo di Eutychides come una figura femminile seduta vicino alla personificazione del fiume Oronte. La Messa è finita, si sentono passi di fedeli che scendono le scale per raggiungere l’ipogeo, dove il sacro coincide più che mai con il “totalmente altro” che scorre da sempre accanto al fiume.
Anna Maria De Luca