Andiamo questa volta in uno dei luoghi più antichi e misteriosi della cristianità il quartier generale dei Domenicani: nella basilica di Santa Sabina, a Roma, centro dei festeggiamenti degli Ottocento anni dell’Ordine.

Era il 1219 quando papa Onorio III affidò la basilica a Domenico di Guzmán e  al suo ordine di frati predicatori. In questi spazi San Domenico visse ed operò. La sua cella cosi come la vediamo oggi è diversa dal luogo originario: fu abbellita e decorata da papa Clemente IX che nel 1669 volle che “questo posto segreto che porta il ricordo del santo padre Domenico” fosse adattato alla devozione pubblica dei fedeli e decorato. La cappella di san Domenico attrae ogni giorno fedeli, cosi come il lapis diaboli che si trova alla sinistra della porta di ingresso della chiesa: una  pietra nera di forma rotonda appoggiata su una colonna. Si chiama  pietra del diavolo perché, secondo la leggenda, sarebbe stata scagliata dal diavolo contro Domenico mentre pregava su una lastra di marmo che copriva le ossa di alcuni martiri. E la lastra si spezzò. Un’altra versione della storia narra invece che fu l’architetto Domenico Fontana a romperla, durante il restauro del 1527, per spostare la sepoltura dei martiri. I frammenti furono poi ricomposti al centro della schola cantorum fatta realizzare da papa Eugenio II (quella attuale è la ricostruzione fatta nel 1936) che rappresenta uno dei simbolismi più antichi della storia.

La basilica si trova accanto al famoso e bellissimo giardino degli aranci. Secondo la tradizione fu proprio san  Domenico a portare con sé un pollone dalla Spagna, sua terra d’origine, ed a trapiantarlo in Italia. L’arancio miracoloso è visibile dalla chiesa attraverso un buco nel muro, protetto da un vetro, di fronte al portale ligneo. Perché miracoloso? Perché a distanza di secoli la pianta ha continuato a dare frutti attraverso altri alberi rinati sull’originale. Si narra inoltre che proprio da questa pianta siano state raccolte le cinque arance candite  donate da Caterina da Siena a papa Urbano VI nel 1379.

Nel 1287 la basilica fu sede di conclave per eleggere il successore  di papa Onorio IV. Fu quello un anno particolare: a causa della malaria  nel conclave morirono sei cardinali e cosi gli altri, per la paura di ammalarsi, abbandonarono la chiesa. Solo uno rimase a Santa Sabina: il cardinale Gerolamo Masci. I cardinali tornarono a  a Santa Sabina solo il 22 febbraio 1288 ed in quello stesso giorno elessero papa proprio l’unico di loro che non si era mai spostato dalla basilica. E cosi Gerolamo Masci  prese il nome di papa Niccolò IV.

Santa Sabina è un luogo davvero ricco di storia e misteri. Gli scavi archeologici sostenuti a partire dal 1855 proprio da alcuni frati domenicani hanno rivelato l’esistenza di una serie ricchissima di strutture diverse tra di loro e risalenti addirittura al VI secolo a.C. La chiesa fu costruita dal sacerdote Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, sotto il pontificato di Celestino I (come si legge nel mosaico in esametri latini, sulla controfacciata) sopra la casa di una matrona romana, Sabina, poi divenuta santa. Le sue reliquie si trovano sotto l’altare maggiore, al centro dell’abside. Della vecchia casa resta solo una colonna di granito. Altre 24 colonne appartenevano invece al tempio di Giunone Regina,   e furono utilizzate per l’edificazione della chiesa. Nel IX secolo, la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali. L’interno fu profondamente rimaneggiato nel corso dei restauri di Domenico Fontana nel 1587 prima e di Francesco Borromini nel 1643 poi. Nel 1870 la chiesa diventò un lazzaretto per poi ritornare nel Novecento, con i restauri di Antonio Muñoz  alla struttura originaria

Altro misterioso aspetto di Santa Sabina: è qui che i pontefici pronunciano la loro omelia il mercoledì delle Ceneri. La basilica è infatti la prima stazione quaresimale anche non se ne conoscono esattamente i motivi. Anche su questo mistero girano più teorie. Secondo alcuni, era un luogo di ritiro per i papi prima delle fatiche quaresimali; altri avallano invece l’ipotesi che, trovandosi in salita,  sia simbolo della fatica di elevazione spirituale nella processione che partiva dalla basilica di Santa Anastasia. I Domenicani hanno sempre avuto un forte rapporto con l’arte, basti pensare all’opera magistrale di Fra Angelico, o più recentemente al convento dell’Arbresle che l’architetto Le Corbusier costruì per i Domenicani in Francia, oppure alla cappella di Vence, sempre in Francia, pensata da Henri Matisse per le religiose domenicane. Per questo, per il loro ottocentesimo anniversario, hanno pensato di organizzare proprio qui, nella loro sede principale, la mostra “Auguri!”. Il colle Aventino, dove sorge la basilica, è un luogo simbolico importantissimo: stando alla leggenda, fu qui che Romolo e Remo consultarono gli auguri per decidere se fondare o meno Roma.    Sull’Aventino Remo vide apparire   sei avvoltoi, presagio furtivo della preferenza degli dèi. Poco dopo, dodici  avvoltoi volarono sopra al colle Palatino, dove si trovava Romolo. I due fratelli lo interpretarono come un messaggio propizio per l’avvenire. E cosi fondarono Roma.

Per gli 800 anni dell’Ordine, i Domenicani hanno organizzato nel complesso della Basilica di Santa Sabina, sede della Curia Generalizia, una mostra d’arte contemporanea intitolata “Auguri”.  Dal 23 novembre 2016 al 24 gennaio 2017, sarà così possibile ammirare le opere più significative dell’artista di fama internazionale Kris Martin, noto per la poliedricità della sua arte e del suo pensiero. Oltre alle opere di Martin, ce ne sono altre realizzate da artisti domenicani che rileggono le più importanti personalità dell’Ordine secondo canoni contemporanei attraverso diciassette stendardi appesi nelle navate laterali. All’esterno della basilica, cinque fotografie monumentali di un giovane fotografo domenicano, Fratello Adam Rokosz, accolgono il visitatore. Sono immagini sul tema dell’incarnazione. Il dialogo tra i due artisti  esprime una dimensione cara alla tradizione domenicana: lo straniero si trova accolto nella casa parrocchiale dell’Ordine dei Predicatori.   Il frate domenicano, da parte sua, si trova fuori dal suo contesto familiare conventuale per predicare con le immagini ai passanti di piazza Pietro d’Illiria.  Lo sguardo e il linguaggio contemporanei di questi due artisti ci fanno volgere con decisione verso il futuro. I bambini e i giovani di Adam Rokosz anticipano il futuro e indicano una fiducia nell’avvenire. Gli interrogativi di Kris Martin sono quesiti per affrontare il tempo che verrà. Entrambi sono auguri per le generazioni future. Una festa ha senso solo se coniuga storia, presente e futuro. Ecco perché la mostra si chiama  Auguri!

Nel vicino Giardino degli Aranci è stata installata un’opera spettacolare di Kris Martin: “Altar”.

(Ingresso gratuito. Periodo di apertura : 23 nov 2016 > 24 gennaio 2017 (chiuso dal 26 al 30 dicembre). Orari di apertura della mostra: da mercoledì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17. Domenica dalle 15 alle 17.  E’ possibile visitare la mostra anche scrivendo a  augurisantasabina@gmail.it. Cataloghi della mostra saranno in vendita presso la Libreria di Santa Sabina. Con il Patrocinio dell’Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede

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