Viaggio sensoriale nella primavera del capoluogo delle Fiandre orientali. Fino al primo maggio l’Arts Quarter di trasforma in Floralia 2016
Il potere dei fiori abita a Gent: nella capitale dell’antica contea delle Fiandre, fino al primo maggio, i migliori talenti internazionali trasformano Floralien, l’antica esposizione floreale, in un festival urbano, dinamico e interattivo. Un’occasione imperdibile (la prossima sarà tra cinque anni) per esplorare la meravigliosa “Manhattan medievale”, definita dall’UNESCO “Crative City of Music”.
Tutto inizio’ duecento anni fa in un piccolo caffè, il “Frascati”, quando il fleuriste Stijn Simaeys ebbe l’idea di esporre sui tavoli una cinquantina di piante, con l’obiettivo di far nascere una “borsa” floreale. Era il 6 febbraio 1809, secolo in cui Gand si stava affermando come la “Manchester del Continente”, la più grande fabbrica di lino dell’Europa occidentale. Il successo fu immediato: in soli cinque giorni arrivarono a Gent giardinieri professionisti e amatori da ogni parte del Belgio. Da allora Floralien non ha mai smesso di crescere e per questa edizione 2016 compie il grande salto: si sposta dal Flanders Expo nell’Arts Quarter. Il risultato? La nascita di un nuovo city festival, eccezionale esperienza floreale e urbana, organizzato dall’antica Société Royal d’Agriculture et de Botanique (nata per volontà di Guglielmo I re dei Paesi Bassi).
Visitare Gent in questi giorni è un viaggio sensoriale unico nella bellezza dei fori che attraversa il tempo, dalle antiche tradizioni celtiche (dove lo zodiaco corrisponde a 21 piante) alle nuove frontiere della ricerca, passando per plant test, aroma test e nuovi incroci di piante. Tra i grandi nomi giunti a Gent per Floralia, l’artista giapponese Akane Teshigahara, direttrice della Sogetsu School, che da venti anni si dedica all’Akane Junior Class che aiuta i bambini a sviluppare la sensibilità attraverso l’ikebana, l’antica arte dei fiori.
Nelle quattro location del festival – Bijloke, la caserma Léopold, piazza San Pietro e il parco della città – trovate “jardins éphémères”, concept rooms, giardini verticali e sistemi di facciate verdi per temperare il clima e contrastare il calore urbano nelle città sostenibili. Ci sono anche i giardini terapeutici, come quelli del Ghent University Hospital che ha “low vision garden” per il dipartimento di oftalmologia e “terapeutic garden” per il dipartimento che si occupa di ansie e disturbi del comportamento.
I fiori, è noto, muovono anche l’arte – non a caso viene attribuita a Monet la frase “devo forse ai fiori l’essere diventato pittore?” – e cosi ecco che anche il MSK (Museo di Belle Arti) per dieci giorni esplora il “Flower Power” accostando l’arte contemporanea ai dipinti realizzati tra il XVII e il XX secolo. Per l’occasione, la direttrice Catherine de Zegher ha invitato gli svizzeri Gerda Steiner e Jorg Lenzlinger (“Metafloristique, sognare in un paesaggio immaginario”), il malese australiano Simryn Gill (“L’hemicycle de feuilles et papier, la carta e l’effimero) e Gert Robijns con il suo balletto aereo di petali.
Nella chiesa di Saint – Pierre trovate invece una meravigliosa installazione sospesa, “Delirious with desire” realizzata da Tomas De Bruyne, artista belga di fama internazionale, che armonizza l’architettura con cristalli colorati che rinviano alle grandi vetrate, giocando con la luce che cambia nell’arco della giornata. Accanto, nell’abbazia, i fiori si mescolano ai peccati capitali nella composizione di Moniek Van Den Berghe, Ivan Poelman, Jan De Ridder, Carmen Lucia, Francois Van Donink e Carl Depuydt: l’invidia incarnata da seducenti rose, la collera evocata da fiori dalla struttura sferica irsuta ma anche la purificazione.
Anna Maria De Luca
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