“UNESCO cities marathon”: la corsa che entra nella storia
Si preannuncia come un vero e proprio evento la prima edizione della “UNESCO cities marathon”, in programma in Friuli Venezia Giulia il prossimo primo aprile, lunedì di Pasquetta. La maratona, che copre la classica distanza di 42,195 km, partirà dall’areadegli scavi di Aquileia per toccare Palmanova e raggiungere infine Cividale del Friuli. La scelta delle località non è certo casuale: Aquileia e Cividale, collocate a una distanza che corrisponde esattamente a quella prevista per una gara di maratona, sono entrambe inserite nei siti riconosciuti come patrimonio mondiale dell’umanità e la storica fortezza di Palmanova, dal canto suo, ha iniziato da tempo la procedura per l’inserimento nelle liste UNESCO. L’iscrizione di Aquileia nel patrimonio UNESCO, che risale al 1998, è stata motivata dall’importanza dei resti archeologici e dello straordinario pavimento musivo della basilica paleocristiana. Cividale del Friuli, invece, è la prima tappa dell’itinerario “I Longobardi in Italia, i luoghi del potere (568-774 d.C.)”, iscritto tra i siti UNESCO nel 2011. Palmanova, infine, aspira all’inserimento per l’unicità del progetto urbanistico, la famosa stella a nove punte di perfezione rinascimentale, e per la sua integrità.
La manifestazione presenta quindi anche aspetti culturali e turistici molto significativi,ma in sé rimane un grande evento sportivo che ha ottenuto immediatamente il sostegno della Federazione nazionale di Atletica leggera e l’eccezionale riconoscimento sia per il campionato italiano assoluto sia per quello riservato alla categoria master. È la prima volta che a una gara nazionale viene attribuita tale valenza fin dalla sua prima edizione.
La manifestazione offre inoltre una possibilità di partecipazione anche ai meno allenati, proponendo la divisione del percorso in due staffette di 16,5 km e 25,5 km con un passaggio del testimone a Palmanova. E dal momento che la gara si corre il Lunedì dell’Angelo, chi volesse assistere solo come spettatore può trascorre una Pasquetta sui bastioni della città-fortezza, tra visite guidate alle mura e alle gallerie, escursioni a piedi o in mountain bike, animazioni per bambini, gare di scacchi e grigliate.
Friuli Venezia Giulia, regione … divina! – Prima puntata
Come doveva essere il territorio del Friuli Venezia Giulia durante l’Impero romano? A giudicare dai resti, materiali e immateriali, ci deve essere stato un vero sovraffollamento di divinità: Mitra e Beleno, Apollo e Giove, Iside e Minerva convivevano con le manifestazioni religiose dell’ambiente giudaico-cristiano. Ad Aquileia, centro di riferimento per la cristianità, viveva anche un’importante comunità ebraica e, contemporaneamente, il santuario di Magna Mater sorgeva accanto a quello dedicato a Iside e Serapide. Il Museo Archeologico Nazionale conserva straordinari monumenti funerari che testimoniano la convivenza di diversi riti e fedi, a cominciare da Beleno, dio del sole e del fuoco particolarmente caro agli aquileiesi al cui fianco fu visto combattere, secondo gli storici dell’epoca, in occasione di un famoso assedio. Di origine celtica, Beleno era la divinità principale dei Gallo Carni, la popolazione che ha dato il nome alla Carnia e proprio in questa zona montana del Friuli Venezia Giulia, a Zuglio (la romana Iulium Carnicum), è stata trovata forse la più antica epigrafe a lui dedicata, testimonianza della presenza di un antico tempietto votivo. In epoca romana, il villaggio celtico divenne un importante centro di collegamento tra Aquileia e il Norico (l’attuale Austria) i cui resti sono oggi visibili nella zona degli scavi e nel locale Museo archeologico. Ma le testimonianze del culto di Beleno in Carnia riguardano anche le tradizioni, come quella ancora seguita delle “cidulas”, rotelle infuocate lanciate dalle alture durante alcune feste tradizionali, e perfino la gastronomia: c’è chi afferma, infatti, che anche la tecnica per affumicare il famoso (e squisito) prosciutto di Sauris risalirebbe a Beleno.