La tradizione di presentare i primi vini della vendemmia verso la fine di novembre era una prerogativa francese con il Beaujolais Nouveau, ottenuto dalla macerazione carbonica dell’uva. In Italia il primo vino dell’ultima vendemmia, un tempo, veniva consumato nelle case di campagna, da parte degli stessi contadini che lo producevano, si spillava dalle botti tra la fine ottobre ed i primi giorni di novembre per controllare lo stato di maturazione del vino prodotto.
La macerazione carbonica è una particolare tecnica di vinificazione che data dal 1934, frutto di uno studio per la conservazione dell’uva e finalizzato poi alla produzione di un vino totalmente diverso dal solito: consiste nel riempire di uva un contenitore e poi chiuderlo ermeticamente per 7-18 giorni a temperatura di circa 30°C, immettendo anidride carbonica. L’uva posta più in basso, resta schiacciata da quella soprastante e libera mosto che inizia a fermentare, per i lieviti presenti naturalmente nell’uva, producendo alcol e anidride carbonica; questo gas satura rapidamente l’ambiente, per cui le cellule intatte dell’uva intera vengono costrette a modificare il loro metabolismo, effettuando un tipo di fermentazione intracellulare e cedono il colore dalla buccia alla polpa.
Alla fine del periodo di permanenza, nella vasca satura di anidride carbonica, l’uva contiene una quantità di acidi assai inferiore rispetto all’origine; vengono formati nuovi componenti odorosi, che ricordano la fragola e il lampone, oltre a un intenso fruttato dell’uva. Si pigia tutta la massa e la si mette nel tino di fermentazione dove, in due o tre giorni, terminerà la trasformazione degli zuccheri in alcool. E’ da sottolineare ancora che il metodo di vinificazione della macerazione carbonica, oltre alle caratteristiche olfattive particolari, dona al vino un colore particolarmente vivo, con tonalità che ricordano il porpora e un gusto dove predomina la freschezza. In Italia possono essere prodotti vini novelli con solo il 30% di vino ottenuto da macerazione carbonica.
Chiaramente viene la voglia di provare questi vini nuovi, nuovi. Bisogna premettere che in Francia si tratta di un solo vino, il Beaujolais, mentre in Italia si vinificano per il novello numerose tipologie di uve, dal Merlot al Nero d’Avola.
Il primo vino novello degustato della stagione si presenta con bottiglia ed etichetta accattivanti, bella la grafica che deborda dalla solita geometria in uso. Si tratta di un novello siciliano, della cantina Viticoltori Associati di Canicattì, uvaggio 100% Nero d’Avola. Terrre di Sicilia Dop, 13 gradi, 100% macerazione carbonica! Un gran bel novello: al naso il tipico profumo della macerazione carbonica e, intrigante, esotica, piacevolissima sorpresa, la cannella. Rosso porpora con riflessi violacei il vestito, in bocca pieno, tipico, sapido, speziato di cannella, retrogusto persistente! Abbinamenti in tavola con pasta alla Norma, spaghetti alla siracusana, carne alla brace , coniglio alla siciliana, verdura fritta. info@viticultoriassociati.it
Dopo il novello siciliano, quello del Carso di Castello di Rubbia. Non un vero novello come interpretato oggidì, ma molto più tradizionalmente, il vino che ancora sta maturando in cantina e si degusta per capire l’evoluzione dell’affinamento. Da uve Terrano 100%, annata molto particolare, freddo in primavera (pochi grappoli sviluppati) ed estate molto calda. Resa sotto i 10 quintali per ettaro. Vendemmia precoce (12 settembre, durante la vendemmia dei bianchi), con valori 13 gr/l di acidità e 14,00% potenziale alcolico. La notte in cui è stato vendemmiato (24° C) ha iniziato a fermentare spontaneamente (lieviti autoctoni) in botte di acciaio, in modo molto vivace, ha sviluppato in alcol ( in 10 ore) metà degli zuccheri. il giorno dopo a stento sembrava si trattasse dello stesso mosto/vino…incredibile! In 10 giorni la fermentazione è finita come anche la macerazione (sempre sui 22 gradi). L’aspetto interessante a livello enologico è che, nonostante abbia macerato in realtà solo 10 giorni, il vino è di notevole struttura, forse il Terrano di Castello di Rubbia più strutturato fino ad ora. L’equilibrio naturale porta a valutare la possibilità di introdurlo sul mercato precocemente…cioè come un grande vino novello. Versato nel bicchiere ti lascia stupito per il colore rosso cupo con bordi violacei, profumo complesso di frutti rossi e il fruttato dell’uva, in bocca ricco di corpo, acidità equilibrata pensando che si tratta di un Terrano giovanissimo, fresco e leggermente astringente. Sicuramente da abbinare a piatti di salumi, asino in umido con verdure, maiale con i crauti, salsicce, fritti e con tutti i piatti dove predomina l’aspetto grasso. Un vino della tradizione carsolina, che è destinato a evolvere di giorno in giorno. Sicuramente fra qualche mese sarà un altro vino, quindi il consiglio è di correre ad accappararsi le poche bottiglie che si renderanno disponibili. U.B. 2012