Il vino moderno nasce… dai nonni. La dimostrazione è nella storia di molte cantine, producono ottimi vini seguendo metodologie di coltivazione e di vinificazione dettate dalle esperienze odierne, ma le radici delle viti e dei viticoltori datano ai tempi dei nonni, spesso dei bisnonni. Zeni Vignaioli e Distillatori di Grumo all’Adige, nella Piana Rotaliana, nasce l’8 dicembre del 1882 quando Roberto Zeni ottiene il permesso di aprire una trattoria vicino al ponte sul fiume Adige. Si celebra l’avvenimento con il vino Teroldego ottenuto da vigne della località Pini. Con la bonifica dei fiumi Adige e Noce proprio in quei tempi si crea nuova terra coltivabile e quindi l’impianto di nuovi vigneti anche da parte di Roberto Zeni.
Da quel lontano dicembre le cantine Zeni hanno sempre portato avanti l’idea di migliorare con l’acquisizione di nuovi vigneti, la nascita dell’attività anche di distillatori, la riscoperta di varietà autoctone che sembravano scomparse. La cultura del vino è tradizione tipica delle nostre terre, i vignaioli di oggi sposano la tecnologia alla cultura e il risultato è un vino tecnicamente perfetto, che unisce profumi e sapori che fino a qualche anno fa erano sacrificati dalle metodologie di cantina.
Zeni ultimamente ha riesumato tipologie di vino non più prodotto a causa delle basse rese. Si erano persi anche i ricordi di certi vini locali, quelli più amati perché erano i più bevuti. L’ultimo vino rinato da vecchie viti sopravvissute in un angolo della Piana, è la Rossara: “Attualmente esiste un vecchio vigneto sul comune di Mezzolombardo in località Giare dal quale abbiamo raccolto l’uva di questa vendemmia. Abbiamo inoltre prelevato alcuni ceppi per mettere a dimora delle nuove piante di Rossara, affinchè questo vitigno, che fa parte della cultura trentina, non venga perso.” E anche il vino ricavato rievoca quello di tanti anni fa, di colore rubino leggero, profumo di mela e un sentore che non ci ricordavamo più, leggero di corpo, fruttato e con sentori aciduli, leggermente tannico. Un vino beverino, che non crea imbarazzo per nobiltà di gusti, da abbinare a piatti della tradizione trentina di casa.
Altra uva che era ormai dimenticata è la bianca Nosiola, autoctona del Trentino, così chiamata per il profumo di nocciola. Raccolta in settembre Zeni la vinifica con la macerazione carbonica per esaltare l’aroma fruttato, quindi vasi inox per concludere la fermentazione. Niente malolattica in quanto le uve sono già con acidità equilibrata. Alla vista giallo paglierino carico, profumo delicatamente fruttato dove si distingue anche la nocciola. In bocca secco ma piacevole e fresco. Si può abbinare a piatti di pesce, ma da offrire anche come aperitivo.
Della Nosiola di Zeni esiste anche la versione spumantizzata, si chiama Arlecchino e sta in una famiglia in cui ci sono già due metodo classico Trento Doc. Arlecchino deriva da uve Nosiola raccolte in ottobre, passa in cantina per la macerazione carbonica e poi la fermentazione in tini inox. A gennaio il vino così ottenuto viene aggiunto di lieviti e zuccheri selezionati, per passare poi in autoclave per la spumantizzazione metodo Martinotti. Si ottiene uno spumante di colore giallo paglierino, piacevolmente fruttato al naso. Perlage fine e continuo, la sensazione in bocca di cremosità e di fruttato. Da tutto pasto, in modo particolare antipasti e piatti di pesce. U.B.