Alla scoperta del profondo sud, Cristo si è fermato a Eboli, ho pensato che la memoria mi stesse tradendo. Lucania la regione, poi affiorava sempre Basilicata, eppure Potenza….finalmente realizzo che si tratta della stessa terra, così negletta, dimenticata, povera. Ma non per questo meno bella e meno ricca di storia e tradizioni.
Savoia di Lucania si chiama infatti il paese che ho scoperto, ma mi si confondono nuovamente le idee perché poi emerge il nome Salvia. Salvia l’erba profumata dei nostri orti, no proprio il nome del paese!
Quindi è il caso di studiare la storia di un paese con due nomi in una regione con due nomi.
L’abitato di Savoia si presenta come un tipico paese medievale, arroccato com’è alla sommità di una cima montuosa. Il paese sorge su uno sperone alla destra del fiume Meandro circondato da asperità appenniniche parallele alle montagne degli Alburni, immerso in un paesaggio, selvaggiamente naturale, suggestivo per bellezza e varietà. Uscendo dal borgo, percorrendo i vicoli che scendono verso sud lo sguardo si estende sulla verde valle del Meandro, ove scorre il fiume del paese, il Melandro, molto importante nell’antichità, come dimostrano i reperti rinvenuti e portati a Potenza, non solo per la sua lunghezza ma anche per il suo percorso che creò le basi essenziali nell’epoca preistorica per i contatti economici e sociali con l’interno della regione.Uno degli affluenti del Melandro, il Tuorno, da origine a meravigliosi giochi d’acqua, sei cascate, alcune alte più di 20 metri, che pochi conoscono; inoltre, lungo il suo percorso si può intravedere, immerso nel verde un vecchio mulino ad acqua detto “lu mulniedd”, che l’antica sapienza contadina ha fatto giungere fino a noi. Qui la cultura contadina e pastorale, che per secoli ha fatto da protagonista, ancora oggi rappresenta una componente importante del paese che ha saputo conservare intatte le tradizioni e soprattutto produrre prodotti sani e genuini. E’ un vero paicere sedersi a tavola e gustare i suoi piatti tipici dal sapore antico come gli antichi pasti a base di salumi, i peperoni “cruschi”, i formaggi freschi, le verdure e gli ortaggi sott’olio, i primi piatti a base di pasta fresca, le gradevoli zuppe di legumi, i secondi a base di carne e per finire semplici e gustosi dolci tradizionali. La gente salviana è, come i suoi prodotti semplice, ma anche orgogliosa e ospitale e ancora conserva un patrimonio di tradizioni per lo più legata a riti religiosi, alle feste popolari e all’artigianato.
E si continua a trovare la doppia denominazione, Savoia e Salvia quindi solo la storia può aiutarci: è il 17 novembre 1878, Passannante attenta alla vita di Umberto I, in visita ufficiale alla città di Napoli.
Sono le ore 14,25 e Umberto I, re d’Italia, assieme alla moglie regina Margherita, con la carrozza reale attraversa Napoli quando un uomo, si slanciò dalla folla allo sportello della carrozza, saltò sullo scalino del “montatorio” e cercò con un coltello di colpire il re”. L’uomo che attentò o per meglio dire provò ad attentare, perché procurò delle ferite del tutto superficiali ad un braccio del re usando un piccolo temperino comprato al mercato in cambio della propria giacca è Giovanni il Passannante, di anni 29, nativo di Salvia che al momento dell’attacco grida: “Viva Orsini, viva la repubblica universale”. Il 22 novembre il consiglio comunale di Salvia per riparare allo sdegno per il “gesto criminoso” diretto a privare l’Italia del suo Re e per dimostrare la profonda dedizione al sovrano chiede che il paese sia autorizzato a mutare la sua denominazione da Salvia in Savoia di Lucania.
Nel febbraio del 1879 un decreto reale esaudisce “il desiderio dei fedeli sudditi”: d’ora in poi il paese si chiamerà Savoia di Lucania.
Ecco risolto il mistero! Il paese costretto a cambiare il nome per “riparare” il gesto dell’anarchico Giovanni Passannante, nato a Salvia, un’altra vittima della povertà a cui erano costretti i cafoni di questa terra.
Oggi Savoia di Lucania/Salvia ricorda ancora i tempi che furono, adagiato sullo sperone del monte, il centro abitato ha mantenuto inalterata la sua morfologia originaria e sono chiaramente visibili le architetture dominanti – il castello e la chiesa madre – ad indicarne la gerarchia d’insediamento. Ma il nucleo antico di Savoia non è solo chiesa e castello. Intorno ad essi sono state costruite le abitazioni contadine che si presentano addossate le une alle altre per la particolare asperità del terreno.
Nei dintorni il bosco del Luceto è oggi un’oasi faunistica le cui risorse naturalistiche ed ambientalistiche dovrebbero essere valorizzate per una maggiore fruibilità turistica. Il turismo in zona è poco sviluppato anche se non mancano le prerogative. In un territorio con bassissima densità demografica – circa 1300 abitanti – con conseguente basso inquinamento di attività antropiche, poche attività industriali e lontano da grandi arterie stradali, è facile poter trovare tante caratteristiche per poter trascorrere momenti di intero relax: qui la natura con la sua bellezza incontaminata e selvaggia per il dominio delle montagne, racchiude una realtà così diversa da quella che siamo abituati a vivere.
Eppure dopo tanti anni Salvia sarebbe un bel nome per questo paese adagiato sul monte così ricco di questa erba aromatica, tanto da organizzare per domenica 23 settembre “SALVIaTAVOLA” una kermesse culinaria con piatti a base di salvia, logicamente, dall’antipasto al gelato, con la riapertura della Trattoria del Popolo di Giovanni Passannante e la degustazione gratuita dei piatti. La salvia, tavola rotonda. Spettacolo del Gruppo folcloristico Salviano. Penso che il paese profumerà di salvia in tutti i vicoli!