James Joyce lasciò volontariamente l’Irlanda per una sorta di auto-esilio con Nora la compagna di quasi tutta la sua vita. Joyce riuscì ad ottenere un posto come insegnante alla Berlitz School di Zurigo attraverso delle conoscenze, ma una volta a Zurigo scopre di essere stato truffato e il direttore lo manda a Trieste, che allora faceva parte dell’impero Austro-Ungarico. Neanche a Trieste però c’è un posto disponibile e con l’aiuto di Almidano Artifoni, il direttore della Berlitz di Trieste, si assicura un posto nella base navale di Pola. Vi insegnò fino al marzo 1905, quando il vicedirettore della Berlitz riesce a far trasferire Joyce a Trieste. Nonostante il periodo travagliato, Joyce riesce a scrivere e porta a termine alcuni racconti che faranno poi parte di Gente di Dublino e la seconda stesura di Musica da camera.
Quando Joyce lasciò Trieste per l’ultima volta nel luglio 1920, quasi 16 anni dopo il suo primo arrivo nella città adriatica nell’ottobre 1904, stava abbandonando il luogo dove aveva scritto e aveva visto pubblicate tutte le sue opere giovanili – Chamber Music, Dubliners, Portrait of the Artist as a Young Man, Exiles e Giacomo Joyce e dove aveva steso i primi, importantissimi episodi di Ulysses, il romanzo che ha cambiato il corso della letteratura moderna già prima del 1922, data della sua pubblicazione. Non solo: stava anche lasciando la città nella quale, all’ età di 38 anni, aveva trascorso la maggior parte della sua vita adulta.
Trieste, la città che Joyce chiamava la sua “seconda patria”, ha acquistato sempre più importanza per gli studi joyciani negli ultimi anni, tanto che potremmo, per certi versi, dirla seconda solo a Dublino quanto alla utilità per megliocomprendere la vita e le opere dello scrittore irlandese.
Il significato speciale di Trieste è il risultato di ciò che Fritz Senn ha battezzato la nuova “archeologia triestina” di Joyce, ovvero la serie di initiative, ricerche e pubblicazioni che sin dai primi anni Novanta hanno reso possibile la scoperta e una migliore comprensione degli elementi che legano Joyce alla città. Ma questo straordinario periodo di ricerca, che ora culmina nel MUSEO JOYCIANO – TRIESTE JOYCE MUSEUM, è stato costruito anche sulla base del lavoro di altri studiosi, ricercatori e scrittori locali – primi fra tutti quegli intellettuali e amici che gli erano stati vicini -, che negli anni passati hanno compiuto i primi passi per arrviare a comprendere meglio lo speciale rapporto tra Joyce e Trieste. È concepito come una struttura dinamica in continua evoluzione e intende continuare ad accrescere la nostra conoscenza del rapporto Joyce-Trieste e del ruolo fondamentale che la città adriatica possiede nel comprendere a fondo la vita dello scrittore irlandese e le sue opere.
Il tour virtuale del Museo Joyce rappresenta un viaggio nel tempo oltre che nelle vie di Trieste: a differenza della versione web del saggio di Renzo Crivelli, James Joyce: Itinerari triestini, che guida il visitatore attraverso i luoghi joyciani così come appaiono oggi, il tour realizzato in queste pagine offre una lista completa e dettagliata dei luoghi joyciani illustrati con immagini storiche che mostrano com’erano le vie e le case ai tempi di Joyce. Le due realizzazioni web sono, pertanto, complementari.
TOUR VIRTUALE: uno sguardo alla Trieste di Joyce