Malgrado la ricerca, nei dizionari non se ne trova traccia. Eppure è sui manifesti di un Festival che deve svolgersi ad Apecchio, la città della birra.
Apecchio (PU) 1-2 settembre 2012
Il primo festival in Italia interamente dedicato alla birra abbinata al cibo di qualità, al territorio e alle sue potenzialità nei settori del turismo e dell’economia.
Alogastronomia è il neologismo che l’Associazione Apecchio Città della Birra ha coniato con l’intento di esprimere, comunicare e promuovere l’abbinamento tra birra artigianale, cibo di qualità e territorio.
La birra vista quindi come un prodotto agricolo, e, in quanto tale, in grado di stabilire forti legami sia con gli altri prodotti che con il territorio stesso, fino a diventare il volano per arricchire l’intero paniere territoriale.
Il Festival Nazionale Alogastronomia nasce dunque con l’obiettivo di comunicare il territorio marchigiano, l’agricoltura di qualità e il lavoro dei 16 birrifici artigianali presenti in regione, ma anche di incentivare l’aggregazione e la collaborazione tra questi ultimi, fino alla creazione di un unico Consorzio che, da una parte li rappresenti e dall’altra intraprenda per loro efficaci azioni di marketing e promozione, in Italia e nel mondo.
Il Festival rappresenta inoltre un’occasione per la Comunità Montana del Catria e del Nerone di esporre con orgoglio il suo territorio, ricco di tipicità ed eccellenze, presentandolo come un unico prodotto frutto di diverse realtà fortemente interconnesse.
L’abbinamento birra, cibo e territorio sarà il fulcro dell’evento e troverà massima espressione nelle degustazioni guidate con i prodotti tipici del territorio.
Saranno inoltre presenti le massime autorità della Regione Marche, oltre a personalità di spicco e opinion leader di settore.
Nel corso della manifestazione, esperti e decisori economici parteciperanno a vari incontri formativi e talk show, al fine di creare cultura intorno a un settore, quello della birra artigianale, ancora troppo poco esplorato.
L’Associazione Apecchio città della Birra è orgogliosa di annunciare l’istituzione del Premio Giornalistico “Franco Re”, promosso e co-organizzato dall’Assemblea Legislativa delle Marche, che verrà conferito durante il Festival Alogastronomia a un opinion leader del settore birrario.
L’associazione ha deciso di intitolare il premio all’illustre Prof. Franco Re, la cui recente scomparsa lascia un vuoto incolmabile nell’intero mondo della birra, mondo per il quale lui, forse più di tutti gli altri, si era sempre prodigato. Un impegno, il suo, che aveva l’obiettivo principale di diffondere la cultura della birra e che lo aveva portato a fondare l’Università della Birra di Azzate.
“Quando il progetto Apecchio Città della Birra venne presentato proprio in quell’Università, Franco aveva mostrato interesse ed entusiasmo verso la proposta di collaborazione avanzatagli dal Presidente dell’associazione, Massimo Cardellini”
Un piccolo omaggio a un grande uomo.
La Country House La Spina sorge in una verde collina (700 m s.l.m.) che guarda la vallata di Apecchio; è un casolare in pietra recuperato da un’abitazione contadina e dai ruderi di un’antica torre medievale. Il panorama è splendido in tutte le direzioni: dai boschi del monte Nerone, al paese di Apecchio, alle profonde geometrie dell’Appennino Umbro-Marchigiano. La Spina propone la “passeggiata ecologica”, un sentiero ad anello tra piante e ginestre per ascoltare le voci della natura. Sono possibili escursioni a piedi lungo i sentieri collinari e del monte Nerone dove con guide qualificate si possono effettuare discese nelle numerose grotte e scalate in parete e in forra. Inoltre si possono fare percorsi guidati in mountain bike con possibilità di noleggiare le bici sul posto.
“Nel mondo anglosassone si impiegano comunemente due termini per indicare la birra: beer, che indica perlopiù la bevanda in senso generico, come una miscela di acqua, lievito a base di luppolo, ed ale, che designa un tipo di birra chiara ad elevata gradazione alcolica.
Delle due parole proprio la seconda risulta essere la più antica. Si pensa infatti che possa derivare direttamente da una radice indoeuropea *alu- la quale, passando per una forma intermedia di probabile derivazione germanica *aluþ- , ha dato origine al termine ale di cui si è detto. Curioso è anche ricordare il vincolo di parentela che intercorre tra questo termine ed il finnico olut, l’estone õlu, una radice svedese öl, il danese e il norvegese øl e il lettone alus.
L’altro termine, beer, che ha evidenti punti di contatto con il nostro birra, oltre ad avere il compito di indicare la bevanda in senso più generale e onnicomprensivo, presenta un’origine altrettanto generica per così dire, dal verbo bibere (bere) latino. Era dunque in relazione con tutto ciò che poteva essere bevuto, gustato attraverso la bocca.
Nel coniare il complesso termine alogastronomia si è preferito, dunque, l’impiego della forma più antica e più specifica per indicare questa bevanda le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Non solo la storia ci viene in aiuto nell’affermare ciò – antiche brocche in ceramica rivelano che la birra fu prodotta, probabilmente, per la prima volta circa 7.000 anni fa in Iran; una tavoletta sumera ci fornisce inoltre una traccia in Mesopotamia risalente a 6.000 anni fa… – ma anche la linguistica che rivela presenze di questa nobile bevanda anche tra le pieghe della lingua indoeuropea.
Ma il termine presenta una struttura ancora più complessa; può essere suddiviso, infatti, in tre parti fondamentali: alo-gastro-nomia. Della prima si è detto; nelle restanti, entrambe di chiara derivazione greca, possiamo ravvisare collegamenti col termine “gaster”, stomaco e “nomia”, insieme di regole, regolazione. L’alogastronomia verrebbe così ad assumere il suo primo significato di “arte che comprende l’insieme delle regole che determinano la produzione e l’assunzione, da parte dell’individuo, della birra”.
Andando oltre questa prima definizione, va da sé che la parola racchiuda al suo interno una rete più complessa di concetti e significati che spaziano dalla produzione della bevanda alla fruizione della stessa da parte di un pubblico. Comprenderà dunque, soprattutto dalla parte del produttore, una necessaria e continua ricerca storica in relazione alla birra, l’impiego di tecniche, strumentazioni per una buona realizzazione della bevanda, la conoscenza e l’impiego di norme per la fruizione della stessa e, ultimo ma non per importanza, la competenza nel trovare combinazioni che permettano di abbinare ad un cibo gustoso, che soddisfa lo stomaco, un ottimo bicchiere di birra che accarezza il palato.” (Prof.ssa Francesca Mazzanti)