Itinerario 1 (automobilistico o ciclistico). A zonzo fra ville, pievi e colline della “Splendida Contea del Vino”
Un lungo e panoramico anello per conoscere i settori occidentale e centrale della zona “classica” di produzione del Valpolicella D.O.C.
Le tappe del percorso: San Pietro in Cariano, Sant’Ambrogio, San Giorgio, Breonio, Gorgusello, Molina, Spiazzo di Cerna,Marano, Valgatara e San Floriano.
Sviluppo complessivo: 70 km circa
Tempo: mezza giornata circa.
Periodo consigliato: tutto l’anno
Luogo di partenza: Verona centro, oppure San Pietro in Cariano (circa 15 km dal centro città)
Caratteristiche: con questo percorso visiteremo molte delle belle ville signorili che fanno della Valpolicella il “salotto buono” della provincia di Verona. Ma visiteremo pure le chiese romaniche, le ampie distese di ciliegi, le cascate gorgoglianti sul fondo di verdeggianti “progni”, le rustiche abitazioni costruite con quelle pietre estratte dalle colline alle spalle di Prun, di Cavalo o di Sant’Anna.
Descrizione: l’accesso oggi più rapido alla Valpolicella non è più lungo l’omonima statale ma attraverso la tangenziale che dal centro cittadino permette, godendo durante il tragitto di una magnifica veduta su tutta la montagna veronese, di raggiungere in pochi minuti San Pietro in Cariano, luogo di partenza del nostro itinerario automobilistico.
Dall’uscita della tangenziale, lasciato a destra San Pietro, si va a sinistra per Sant’Ambrogio ma, dopo circa due chilometri, si prende a destra per Gargagnago passando dinanzi alla bella Villa Serego Alighieri. Da Gargagnago si va ancora a sinistra seguendo le indicazioni per Sant’Ambrogio e, al successivo bivio, quelle per San Giorgio, delizioso paese arroccato sopra una panoramica altura. Qui, merita una visita la splendida chiesa romanica del XII secolo al cui interno è custodito un prezioso ciborio d’epoca longobarda.
Da San Giorgio proseguiremo verso Cavalo da cui saliremo verso sinistra alla volta di Breonio attraversando il fianco orientale del Monte Pastello, famoso per i marmi ma anche per il vasto panorama sulla Valdadige che si gode sia dal Forte Paroletto, situato nei pressi del crinale fra i monti Pastello e Pastelletto, sia dalla sommità del Pastello medesimo (1112 metri), raggiungibile in circa mezz’ora di facile camminata dal termine della rotabile adducente alle cave.
Da Breonio ci attende ora una veloce “picchiata” verso la Val dei Progni. Per raggiungerla, all’estremità meridionale del paese gireremo a destra seguendo le indicazioni per Fumane e Molina, toccando dopo alcuni tornanti, il paese di Gorgusello la cui caratteristica principale è l’impiego sistematico e pressoché totale delle lastre di pietra nella costruzione degli edifici. Lastre di pietra si trovano anche usate come pareti laterali di stalle, fienili e concimaie. Dello stesso materiale è altresì costituito l’arredo urbano e perfino dei campi coltivati, dalla recinzione alle pavimentazioni di strade e corti, dai sostegni per i pergolati alle vasche delle fontane.
Attraversato Gorgusello la nostra strada scende alla volta di Molina, suggestivo villaggio in pietra, e “cuore” culturale del celebre “Parco delle Cascate”. Dal centro di Molina si prende poi verso nord la rotabile per Cerna che corre alta sul fianco del Vajo delle Scalucce offrendo suggestive visioni sulla valle di Molina e sull’alta Val di Fumane. Il progno di Molina nasce da tre copiose sorgenti situate, da est ad ovest, rispettivamente nei pressi del Monte Loffa, di San “Duane” (San Giovanni) e di Breonio e tutte ad una quota compresa fra i 900 ed i 1000 metri circa.
Dopo circa 4 chilometri si raggiunge Spiazzo di Cerna, località edificata quasi per intero con il solo di pietra locale. Al bivio si prende a destra e si raggiunge dopo poco Cerna da cui si scende sino al bivio di Santa Cristina. A sinistra si raggiungerebbero Fane (e il vicino Ponte di Veja) e Negrar; noi proseguiremo invece verso destra alla volta di Marano e della sua bella vallata. Dopo qualche chilometro, e percorsi alcuni tornanti, raggiungeremo San Rocco, seguito da Pezza. A metà strada fra le due, sulla destra, merita una visita la Chiesa di Santa Maria Valverde dal cui piazzale si gode una vista splendida su tutta la Valpolicella e la pianura. Raggiunta Marano, con una piccola deviazione a destra, magari anche a piedi, si può visitare Canzàgo, località poco nota ma situata in una splendida posizione panoramica su tutta la vallata di Marano. Già parrocchia nel 1454, Marano aveva una sua chiesa settecentesca che tuttora, pur priva dell’arredo e abbandonata, si può vedere accanto al nuovo tempio edificato tra il 1922 e il 1924 su disegno di don Giuseppe Trecca. A forma di croce greca con cupola alta quasi trenta metri, essa ha buone decorazioni dei pittore Aldo Tavella eseguite fra il 1944 e il 1945. Da questa parrocchia dipendono anche le chiese di San Giorgio, in contrada Purano (sec. XV), di San Carlo, in contrada Canzago (sec. XVII), e di Sant’Eustachio in contrada Prognol. Numerose, nel territorio comunale, sono le ville, due delle quali a Canzago mentre le altre sei sono a Valgatara. Villa ex Lorenzi, a Canzago, è dell’architetto Luigi Trezza. La costruzione risale alla fine dei XVIII secolo, o dei principio del successivo e ripete i motivi architettonici sanmicheliani. Sempre a Canzago, troviamo la bella e pittoresca costruzione settecentesca di villa Rizzini, già Porta, notevole per la facciata con porte e finestre bugnate, con elegante scala esterna a quattro rampe, balaustra in tufo e poggioli in ferro, e per il duplice loggiato rustico che si sviluppa sul fianco orientale, mentre ad occidente un’ala si prolunga verso la strada terminando nella semplice facciata dell’oratorio di San Carlo.
Alcuni tornanti ed un breve rettilineo ci conducono a Valgatara, borgata architettonicamente impreziosita dalla presenza, sulla destra della rotabile, scendendo, dalla bella seppur piccola pieve romanica di San Marco a Pozzo e, sparse un po’ su tutto il territorio del paese, da ben sei ville: villa ex Graziani, villa Campagnola, villa Raisa Rimini, villa Silvestri, villa Fasanara, villa il Castello. La Villa ex Graziani pare sia stata costruita nel 1826 su disegno dell’architetto Giuseppe Barbieri ed è una poderosa ed equilibrata costruzione di linee classiche che ripetono schemi sanmicheliani.
Villa Campagnola è un vasto edificio diviso in due parti: su quella occidentale sporge una loggia architravata con sottostante portico ad archi e pilastri bugnato, di tipo sanmicheliano, con un’ala che si protende in avanti a formare il rustico, attraversato dall’atrio d’ingresso con portone; la parte orientale dell’edificio vede una scala esterna a due rampe e lo stemma dei conti Soardi, antichi proprietari. Villa Raisa-Rimini risale al 1880. Di linee classiche, sobrie ed eleganti, è impreziosita da un piccolo parco. Villa Silvestri fu costruita anch’essa verso il 1880, secondo gli schemi classici, con linee architetton¡che semplici ma eleganti ed ha attorno un parco-giardino.
Notevole, infine, è il complesso di villa “La Fasanara” con una parte più vecchia, quella a portico e loggia con colombaia ornata di belle cornicì in cotto, certamente quattrocentesche. La località, ricordata in documenti ben più antichi della data di costruzione della villa, pare derivi il suo nome da una riserva di caccia dei re Berengario, che nel secolo X aveva nel vicino San Floriano una villa. Villa “il Castello” infine è un grande edificio, chiamato “il Castello” forse perché costruito sul sito di un antico maniero.
Da Valgatara la strada prosegue alla volta di San Floriano che ci accoglie con la celeberrima pieve, indiscusso capolavoro del romanico in Valpolicella. La chiesa attuale è quella costruita nel XII secolo, ma due decreti berengariani dell’anno 905 già qui menzionano una pieve. La chiesa propone una facciata realizzata interamente in tufo e sostanzialmente ancora integra (solo l’occhio centrale e le due finestre laterali vi sono state aperte successivamente) tripartita da due lesene triangolari che denunciano la interna divisione in tre navate. Al centro della facciata troviamo il bel portale con gli stipiti e l’architrave in marmo rosa, sormontato da un protiro pensile di grande eleganza. Nella sua impostazione il campanile si rifà, come altri della Valpolicella (ad esempio quelli di San Giorgio, di San Martino e di San Vito di Negrar) al campanile della basilica veronese di San Zeno. La poderosa torre campanaria, posta sul lato nord della chiesa è divisa al centro di ogni lato da una lunga lesena e, da metà altezza in poi, ripartita da due file di archetti pensili.
Per tornare in città e concludere in bellezza questo percorso, raggiunta Pedemonte, poco prima del semaforo piegheremo a destra alla volta di Castelrotto, altura da cui godremo un’ultima veduta panoramica sulla “Contea”, per scendere infine a Corrubio (bella la chiesetta dei Santi Martino e Rocco, in parte romanica ed in parte gotica) da cui raggiungeremo Parona e quindi Verona avendo percorso in tutto poco meno di una settantina di chilometri.