Andar per mare in inverno, alla scoperta di luoghi storici e città da visitare: gennaio può essere un mese interessante per infrangere lo stereotipo “estate – mare” e partire per una crociera culturale nel bacino del Mediterraneo lontana dai disagi del caldo afoso. Canarie, Marocco, Spagna, Grecia, Turchia, Egitto, aprono i loro tesori architettonici e naturalistici a chi spinto dalla curiosità della scoperta. E se alla cultura si vuole unire anche un bel bagno con tintarella in spiaggia, basta arrivare sul Mar Rosso, toccando cosi anche Israele e la Giordania. Paesi da scoprire e da vivere nonostante siamo in pieno inverno.
Per il Mar Rosso si può partire in nave direttamente da Sharm El Sheik, come fa la Costa con la crociera “Coralli e antichi tesori” (vedi le varie proposte). Di sera, tutti sul ponte per cogliere il magico momento della prima brezza, mentre il fumo si leva alto nel cielo scuro d’Egitto tra cocktail in piscina e bar all’aperto.
La mattina seguente si parte per le escursioni nel deserto del Sinai. Il vuoto davanti agli occhi sembra liberare anche la mente, cadono i pensieri e resta un senso di calma, di pace. Non a caso nei primi secoli dell’era cristiana questo luogo di solitudine e quiete fu un forte richiamo per chi voleva sentirsi vicino a Dio. Sin dal III secolo sorsero qui piccole comunità monastiche accanto ai luoghi sacri che oggi conosciamo grazie ai beduini del deserto, che di padre in figlio, di generazione in generazione, ne hanno tramandato la posizione.
Per arrivare al monastero di Santa Caterina bisogna percorrere un tratto, comodo ma abbastanza lungo, a piedi. Passo dopo passo, nel silenzio più totale, ci avviciniamo ai diciassette secoli di vita spirituale racchiusi nel monastero. Tutti lo difesero: Maometto, i califfi arabi, i sultani turchi, i condottieri europei, anche Napoleone. Personaggi che non possono essere accomunati da altro se non dal mistero della grandezza: tutti, al di là delle varie religioni, posero il monastero sotto la propria ala salvandolo così da eventuali atti vandalici. Ed ecco, accanto al monastero, il roveto ardente di cui parla la Bibbia, dove Dio si rivelò a Mosè e gli ordinò di ritornare in Egitto per prendere Israele.
Dopo momenti di vera magia e raccoglimento, si riprende il viaggio verso la nave. Chi invece ha scelto di passare la giornata a bordo ha avuto accesso alle lezioni di fitness, alla biblioteca, agli incontri tra giocatori di carte, al bowling, ai seminari di bellezza, oltre a tutti gli appuntamenti culinari. A cena, al ristorante curato dallo chef Michele Di Filippo: occhi chiari e baffoni, una vita in nave, dedicata ad insegnare al suo staff internazionale la cucina italiana.
Il secondo giorno ci si sveglia ad Eilat, in Israele. Dal porto, per un itinerario culturale si può arrivare a Massada, dove si trova la fortezza fatta edificare da Erode nel 42 a.C. come potenziale rifugio nel caso di una rivolta ebraica o di disordini fomentati da Marco Antonio e Cleopatra. Dalla cima della montagna di Masada si apre una vista incantevole sul deserto roccioso e sul mar Morto. Masada ancora oggi trasuda sacrificio: nel 73 a.C., dopo la caduta di Gerusalemme, più di 960 ebrei, inclusi donne e bambini, si rinchiusero nella fortezza per proteggersi dall’attacco dei soldati romani. E preferirono il suicidio di massa alla schiavitù.
Terzo giorno: si approda nel porto di Aqaba, in Giordania. Da qui si parte per esplorare la magica Petra: un luogo da collocare tra quanto di più stupefacente e mistico sia mai stato creato dalla natura e dall‘uomo. Quarto giorno: Safaga. Dal porto si parte presto. Il sole delle sette del mattino illumina le cime della catena, lungo la strada che porta a Luxor.
Superato il primo posto di blocco all’uscita da Safaga, le distese di sabbia cominciano ad allargarsi al lati della strada. Un altro posto di blocco, a chiudere la regione del mar Rosso. E un altro ancora, all’ingresso del governatorato di Quena, all’interno del quale si trova la città autonoma di Luxor. A destra, il deserto arabico si sta colorando di luce: un grande spazio monocolore intervallato solo dai pali dell’elettricità e da qualche vecchia postazione di pietra. Dune a perdita d’occhio. Finalmente, dopo due ore di viaggio nel deserto, ecco Quena. E’come se qualcuno avesse tirato su il sipario: non più sabbia ma campi verdi, asini e contadini. Il verde sembra ancora più verde dopo ore di deserto. E’il trionfo della natura che sembra anche rinfrescare il corpo. Case, alberi, acqua. Dopo il vuoto contemplativo del deserto la ricchezza di campi geometricamente squadrati sembra quasi una fantasia.
Mancano ancora 55 km a Luxor. Un anziano in groppa ad un asino, con il capo fasciato da stoffe colorate, rallenta il traffico. Sulle gambe porta grossi e lunghi fasci di canne. Una fila di gomme abbandonate sono sulla scarpata destra che costeggia la strada mentre dall’erba spuntano le macchie di colore di contadini accovacciati nei campi. Siamo sulla strada dell’Alto Egitto che da Il Cairo arriva ad Assuan per quasi mille chilometri. In pochi luoghi si possono vedere come qui tutti i colori delle bouganville sull’argine del canale che costeggia la strada: bianche, gialle, rosa, rosse, fucsia. A sinistra invece corrono i binari del treno che porta la canna da zucchero dai campi sino alla raffineria.
A Luxor, su entrambe le rive del Nilo, è concentrato un terzo del patrimonio monumentale d’Egitto. Sulla sponda ovest c’è la Valle dei Re, con le sue stupefacenti tombe reali. Fermata obbligatoria al tempio della regina Hatshepsut, la prima femminista della storia che riuscì a diventare prima faraona dell’Alto e Basso Egitto convincendo tutti della propria discendenza divina. Poi sosta alle famose statue di Amenofi III, conosciute anche come i colossi di Mnemome ed infine il più grande luogo di culto della storia: il tempio di Karnak con la sua sala ipostila, il lago sacro e il viale delle Sfingi.
Il viaggio sta per terminare. Ultimo giorno, ultima tappa: Sokna. Per chi non vuole restare in nave a godersi la tintarella, si apre la possibilità di esplorare il Cairo copto e medievale, per scoprire nel caos della città i gioielli della storia. E le piramidi di Gizah, la cittadella di Saladino.
Ultima sera in nave. La nostalgia un po’si sente. A cena lo chef, Michele Di Filippo racconta un po’della sua esperienza e ritrova una coppia che aveva conosciuto dieci anni prima: “In crociera – spiega – prima o poi si torna sempre. Questa, per noi che lavoriamo in nave, è la gratificazione più bella perché vuol dire che siamo riusciti a far stare bene la gente che viaggia.”